Dello stesso autore

Corso di Feng Shui

L’Associazione culturale
NovArmonia
propone

Corso di Feng Shui Professionale
con

 Stefano Zanardi
Membro International Feng Shui Guild
dal 24 settembre 2011

ll corso è aperto a tutti, ed è specifico per chi non ha dimestichezza o ha fatto qualche seminario introduttivo riguardante questa materia. Non sono richieste particolari competenze tecniche o conoscenze per poter poter partecipare al corso.Lo scopo del corso è quello di dare tutta la competenza teorica e pratica fondamentale, per potersi approcciare ad una consulenza Feng Shui. Questa conoscenza, utilizzata da vari professionisti a livello internazionale, si fonda sopratutto sulle scuole, metodi, tecniche e stili derivanti dal Feng Shui classico.Il Corso è comprensivo di 6 incontri si terrà il sabato presso la sede dell’associazione a Conselve, in via Terrassa, per un totale di 42 ore di lezione teorica pratica.
  cell. 3491215334

 

Dal “LIBRO ROSSO” C.G.Jung …

“,,,Per questo gli antichi dicevano che l’albero del Paradiso era avvizzito dopo che Adamo ebbe mangiato la mela  Nella tua vita hai bisogno del lato oscuro. Ma se sai che esso è il male, non lo accogli più, non vuoi più accettarlo, soffri di una mancanza, e non sai perchè.  E neppure puoi accettarlo come male, altrimenti vieni respinto dal tuo bene.  Né puoi negare che conosci il bene e il male.  Per questo la conoscenza del bene e del male rappresentò una maledizione insormontabile.   Se però ritorni al caos primigenio  e senti e riconosci ciò che è sospeso  e teso tra i due insopportabili poli di fuoco, allora ti accorgerai che non puoi più separare nettamente il bene dal male, né mediante il sentimento ne mediante la conoscenza, ma che ti è concesso soltanto di percepire la direzione della crescita, quella che va da sotto a sopra.  In tal modo disimpari la distinzione tra bene e al male  e non la conosci più finché il tuo albero cresce da sotto a sopra.  Ma appena la crescita si arresta, ciò che era unito indissolubilmente nella crescita  decade, e ancora una volta tu conoscerai  il bene e il male.
Ma potrai rinnegare di fronte a te stesso la conoscenza del bene e del male, così da potere tradire ciò che per te è bene, per vivere il male. Infatti non appena  separerai il bene dal male, li riconoscerai entrambi.  Essi sono uniti solo nella crescita. Ma tu cresci quando ti fermi nel grande dubbio, e perciò lo star fermi nel grande dubbio porta a un vero rifiorire della vita.
Chi non sopporta il dubbio, non sopporta nemmeno sé stesso. Una persona del genere, così piena di dubbi, non cresce, e perciò neppur vive.  Il dubbio è il segno del più forte e del più debole.  Chi è forte ha dei dubbi, mentre è il dubbio a possedere chi è debole.  Perciò il più debole è prossimo al più forte, e quando può dire al proprio dubbio: “Io ti possiedo” allora è lui il più forte.   Nessuno però può dire di sì al proprio dubbio, a meno che non sopporti l’aperto caos.  Poichè tra di noi ci sono tante persone capaci di dire qualsiasi  cosa, fa attenzione a quello che esse vivono. Quel che uno dice può esser tantissimo  oppure pochissimo. Indaga perciò la sua vita.
Il mio discorso non è né chiaro né oscuro, perchè è il discorso di uno che sta crescendo.”

tratto da: “Libro Rosso, Liber Novus” C.G.Jung, Bollati Boringhieri editore, 2010

“Danza”Acrilico e oro di Roxana Gambero

La conchiglia simbolo di armonia con l’Universo

Il senso della capasanta è quello affermato dal nome stesso: come un’aureola distingue la persona in armonia con l’Universo, ha un connotato di protezione della vita (anche dopo la morte) e quindi un forte legame con il Femminino. In tempi antichi era associata alla Dea Venere, che si diceva fosse nata da una conchiglia fecondata dalla spuma del mare al largo di Cipro, e Botticelli nel Rinascimento dipinse una versione di questo mito in un capolavoro assoluto. La Venere di Botticelli è infatti forse il più bell’esempio di quest’armonia, perché il quadro tiene conto del Numero Aureo e della Sequenza di Fibonacci che si rinviene spesso negli strati di accrescimento dei gusci delle conchiglie. Ma in assoluto il posto più legato al significato mistico della conchiglia è Santiago di Compostela: questo luogo in cui si ritiene sepolto il corpo decapitato di San Giacomo (secondo molti esoteristi fratello di Gesù ed egli stesso vero Messia esseno) è posto ai margini estremi del continente europeo, in una Spagna galiziana che è bagnata dall’Oceano Atlantico oltre il quale, a cinquemila km di distanza, sorgono le coste dell’America del Nord. Un luogo in cui il Sole muore, un tramonto assoluto che assume una valenza di morte e di resurrezione. La conchiglia infatti preannuncia la sua rinascita nei pellegrini che compiono il lungo e difficile pellegrinaggio a piedi, in una terra antichissima e ricca di suggestioni. Arrivare al “Campo della Stella” (questo è il nome originale del luogo in cui sorge il santuario di Santiago) significa riscoprire in sé il “sole interiore”, la luce del bene a cui dobbiamo sempre tendere: una purificazione attraverso il sacrificio del cammino a piedi e il premio finale delle coste oceaniche. Anticamente i pellegrini andavano sulla spiaggia e raccoglievano una capasanta per poi portarla a casa in ricordo dell’impresa: un simbolo dell’armonia raggiunta, della perfezione a cui possiamo ambire.

tratto da:http://www.satorws.com/simbolismo-conchiglia.htm

Pensiero del giorno domenica 3 luglio 2011. Omraam Mikhaël Aïvanhov

“Quando vi disponete a pregare, a meditare, a contemplare il sorgere del sole, ditevi: «Sono con la purezza, sono con la luce, sono con il mio Amato, il Signore, sono con la mia Amata, la  Madre Divina; nient’altro deve contare se non questo momento in cui posso comunicare con Loro». Lasciate le vostre borse e i vostri fardelli: presentatevi leggeri e liberi dinanzi alla Divinità e agli splendori della Natura. È così che troverete la soluzione a molti dei vostri problemi interiori, a situazioni che credevate fino ad allora inestricabili. Per vedere, per comprendere, per sentire, occorre essere lì, presenti. Prendete esempio dagli uomini e dalle donne che vivono  un grande amore: quando sono insieme, sono capaci di dimenticare tutto. Con lo sguardo immerso negli occhi dell’altro, quando vogliono descrivere ciò che hanno visto, non parlano che di luce e di immensità.”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Cosmogonia e l’ottava

“Si potrebbe dire che il Big Bang rappresenti la prima nota musicale, il do, all’interno della maggiore ottava fondamentale dell’evoluzione universale.  E’ significativo sapere che quando venne suonata questa prima nota, erano tali che non vi era né spazio nè tempo, e quindi alcun tipo di entropia*. Possiamo immaginarci questa ottava universale mentre si sviluppa in ogni direzione a partire dalla prima nota, il “do”, il Big bang, passando attraverso fasi intermedie: il “re” della prima espansione e raffreddamento, il “mi” della formazione di particelle, il “fa” delle prime formazioni stellari, il “sol” della formazione della galassia, il “la” della formazione dei biosistemi o dei pianeti abitabili, il “si” della comparsa della vita organica e degli spettatori come me e voi.”

* In fisica l’entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine (caos) presente in un sistema fisico qualsiasi, incluso, come caso limite, l’universo.

tratto da: “Il codice ermetico del DNA”, Michael Hayes, ed. Mediterranee,

La Primavera di Botticelli 8+1

La legge dell’ottava

La seconda legge dell’antichità è la legge delle ottave.  Secondo questa legge, tutte le vibrazioni che si muovono attraverso la materia e attraverso l’uomo, si sviluppano  ossia salgono, scendono, si rafforzano, s’indeboliscono e così via proprio come un’ottava musicale (composta da do re mi fa sol la si).   Apparentemente , questo sviluppo non procede in maniera uniforme, secondo un’ascesa  o discesa costante, ma in maniera erratica, con alcuni sbalzi regolari lungo la linea di movimento.  Proprio come un’ottava musicale. …. La teoria ci dice che, agendo in questo modo, ossia introducendo in maniera ordinata  e controllata ritmi e elementi musicali nelle nostre vite, possiamo evolverci, diventare sempre più consapevoli (ossia armoniosi) a un ritmo molto più rapido  di quanto immaginato dagli evoluzionisti. Possiamo chiamarlo il principio dell'”evoluzione trascendentale”, secondo cui una persona armoniosa è come un’ottava completamente evoluta ed è in grado, mediante  la “nota” finale do in cima alla scala, di far risuonare una nuova nota, o impulso, in una scala maggiore. Gli antichi chiamavano questa scala, o dimensione, maggiore “cielo”

tratto da: “Il codice ermetico del DNA”, Michael Hayes, ed. Mediterranee
i riferimenti fatti da Haiyes nel testo citato sono tratti a loro volta dagli studi di G.I.Gurdjieff e dal suo discepolo P.D.Ouspensky .

Riflessioni sulle Virtù

Quando ho dato vita a questo blog  ho fatto una promessa a me stessa. L”intento doveva essere quello di usare sempre parole semplici, comprensibili a tutti. Certo alle volte i temi presentati possono sembrare lontani e oscuri, ma spero di riuscire nel proposito portandoli con semplicità anche verso persone non particolarmente erudite. E’ importante per me  far capire come in questi grandi Assoluti ci sia qualcosa che riguarda da vicino anche la nostra normale esistenza quotidiana, come essi possano rappresentare la Fonte per il risanamento del mondo.  Ultimamente, predendendo spunto dall’Apocalisse di San Giovanni  ho appena terminato l’inserimento nel blog di piccoli momenti di riflessione sulle dodici Virtù.  E’ stato interessante vedere come questi “concetti” attraversino in maniera così viva il presente: Perdono, Amore, Gioia, Fede…  e  per ultimo: Unione di Intenti, sono formule  vive che intese con passione e cuore possono trasformare la vita di ognuno di noi, ogni giorno, cominciando da me.  I  filosofi pitagorici enunciano il concetto di Homonoia.  Questo termine stava  a significare per il mondo greco, unione di menti, produzione di un suono che crea  Armonia per i seguaci di Pitagora.  Ancora una volta  dal passato pre-cristiano il messaggio di una musica che racchiuda in se l’unità, l’armonia di intenti concordi.  A me stessa sembra anacronistico parlare così, quando seduti ad un tavolo in più di tre persone risulta difficile andare d’accordo, trovare unione  su un singolo progetto.  La famiglia stessa soffre di questo male. Voglio continuare a credere in questo progetto di armonizzazione contrapposto ad un imperante sentimento di frustrazione e disillusione sulla vita e sul mondo di oggi.  Credo nel potere di un’ epidemia virtuosa, che non è melensa bontà, ma pulizia d’animo, autenticità di sentimenti, coraggio di rompere vecchi schemi per trovare Gioia e forza per vivificare il mondo.

La legge del Tre

“La prima è la legge del Tre, secondo la quale ogni azione, ogni fenomeno nell’Universo, è il diretto risultato della mutua interazione di tre forze: attiva, passiva e neutra.  …. se avessimo solo due forze -attiva e passiva – il risultato sarebbe o lo stallo o la distruzione, mentre introducendo la terza forza riconciliatoria, può succedere qualunque cosa…..Questo esatto principio viene descritto nel primo capitolo della Genesi:”All’inizio Dio creò il cielo e la terra “.

tratto da: “Il codice ermetico del DNA”, Michael Hayes, ed. Mediterranee

La dodicesima chiave: l’Unione di Intenti


“E’ solo l’unione di tante e diverse luci che formano l’unica e vera luce Divina.  Rabbia, egoismo, odio, separazione, discordia, dovranno cadere per cogliere la pienezza della vita.  Non raggiungere la meta finale solo leggendo un libro o facendo un seminario  o rimanendo passivi agli eventi.  Dovremo impegnarci attivamente focalizzandoci nel raggiungere la massa critica e voltare definitivamente pagina. Il modo unico, concreto, per ribaltare il mondo, per sconvolgerlo con la positività, è di essere Uniti negli Intenti.  Vale a dire , portare parole di pace che uniscano, lottare non per avere di più a danno dell’altro, ma a favore di quest’ ultimo, chiedendo a gran voce  e con determinazione  che il bene comune vada distribuito a tutti, senza cercare di assicurarsene il più possibile.  Gli essere umani sono una moltitudine e se la razza si salverà sarà perchè la vibrazione  complessiva, o meglio la frequenza vibratoria terrena, sarà più positiva che negativa.   Per riaccordare questo mondo frammentato l’Amore che genera l’Unione di Intenti può far cadere tutte le barriere all’origine della separazione. Il suono che gli uomini di Dio sono in grado di emettere nell’Unione, può riformare la Matrice originaria per costruire la nuova Terra.   E’ necessario che ognuno di noi sia più consapevole dell’impegno che dovrà assumersi per facilitare l’incremento della positività sul nostro pianeta.  Ognuno dovrà possedere la pace  per poterla offrire a quanti incontreremo, perchè la Verità è UNA: tutte le separazioni inquinano cuore e menti.   Dovremo esser Amore per offrire Amore, l’Armonia  dovrà esser il nostro canto, e semplicemente tutto si espanderà attorno a noi, a macchia d’olio.   Siate contagiosi incitano  gli Angeli.  Perchè muovendo energie luminose per risonanza si attraggono energie analoghe, in accordo  con il Suono del centro della Galassia  o Logos Cristico.  Ognuno deve essere responsabile  sempre e comunque dei propri atti e delle proprie intenzioni : dobbiamo essere consapevoli  dei pericoli conseguenti a ogni comportamento umano errato e negativo per arrivare all’equilibrio generale e operare nell’unità , come esempio vivente.  Il processo del risveglio si estenderà così alla coscienza unitaria, lasciando alle spalle per sempre quella individuale.  Si tratta di tappe obbligate da percorrere per poterci trasformare e accedere alla dimensione dell Coscienza Universale.  Cerchiamo di essere uniti solo nelle intenzioni, non creiamo vincoli che abbiano come scopo quello di codificare  regole e inutili dogmi. Una volta perse le certezze, le religioni saranno costrette  a unirsi e splenderà solo la Verità nel nuovo Cielo e nella nuova Terra.”

tratto da ” La dimensione delle Gioia” A. Bona, ed. Melchisedek

Nuove Armonie- Unione di Intenti T.Riley S.Scodanibbio: “In D” (excerpt) Ensemble Ludus Gravis

Preghiera dedicata all’angelo Nithaiah

Nithaiah, Essenza Gloriosa di Santità!
Verbo tangibile coperto di Luce!
Musicista Celeste delle sfere Cosmiche!
Concedimi l’armonia e la gioia,
nel mio intimo; e inoltre
Il Sapere e la saggezza, in me
e attorno a me, perché possa realizzare
pienamente il mio destino, la mia missione
su questa Terra: riuscire nel mio progetto di vita.

tratto da: “I poteri dell’angelo custode”, Haziel, Oscar Mondadori

Armonia delle sfere Gioia di Dio

http://youtu.be/HLdxwCSFeBI

Seneca L’Uomo saggio

http://youtu.be/Co1T1LN4_OY

In una società come la nostra che ha rigettato valori e regole fondamentali,  si ha spesso l’idea che il limite  alla libertà individuale sia da ricercarsi nella morale religiosa. Ascoltare Seneca, tradotto oggi dai liceali nel compito di maturità, fa pensare ancora una volta, come l’uomo abbia sempre saputo guardare e trovare dentro di sé degli assoluti che lo fondano, al di là delle religioni.  Il termine religione deriva dal latino religo (legare assieme), indica il legame indissolubile tra l’uomo e Dio, creatura e Creatore.  Il senso religioso dell’uomo  é profondamente  dentro i nostri Io.  Dio e  Io si rincorrono, parlano la stessa lingua, l’esperienza del sacro ora, come in tutti i tempi,  è qui dentro di noi.

“Il vero bene è la virtù” Seneca

“Quicumque beatus esse constituet, unum esse bonum putet quod honestum est; nam si ullum aliud existimat, primum male de providentia iudicat, quia multa incommoda iustis viris accidunt, et quia quidquid nobis dedit breve est et exiguum si compares mundi totius aevo. Ex hac deploratione nascitur ut ingrati divinorum interpretes simus: querimur quod non semper, quod et pauca nobis et incerta et abitura contingant. Inde est quod nec vivere nec mori volumus: vitae nos odium tenet, timor mortis. Natat omne consilium nec implere nos ulla felicitas potest. Causa autem est quod non pervenimus ad illud bonum immensum et insuperabile ubi necesse est resistat voluntas nostra quia ultra summum non est locus. Quaeris quare virtus nullo egeat? Praesentibus gaudet, non concupiscit absentia; nihil non illi magnum est quod satis. Ab hoc discede iudicio: non pietas constabit, non fides, multa enim utramque praestare cupienti patienda sunt ex iis quae mala vocantur, multa impendenda ex iis quibus indulgemus tamquam bonis. Perit fortitudo, quae periculum facere debet sui; perit magnanimitas, quae non potest eminere nisi omnia velut minuta contempsit quae pro maximis vulgus optat; perit gratia et relatio gratiae si timemus laborem, si quicquam pretiosius fide novimus, si non optima spectamus”.

“Se uno vuole essere felice, si convinca che l’unico bene è la virtù; se pensa che ce ne sia qualche altro, prima di tutto giudica male la provvidenza, perché agli uomini onesti capitano molte disgrazie e perché tutti i beni che essa ci ha concesso sono insignificanti e di breve durata, se paragonati all’età dell’universo. Conseguenza di questi lamenti è che non manifestiamo gratitudine per i benefici divini: deploriamo che non ci capitino sempre, che siano scarsi, incerti e caduchi. Ne deriva che non vogliamo né morire: odiamo la vita, temiamo la morte. Ogni nostro disegno è incerto e non siamo mai pienamente felici: Il motivo è che non siamo arrivati a quel bene immenso e insuperabile dove la nostra volontà necessariamente si arresta: oltre la vetta non c’è niente. Chiedi perché la virtù non provi nessun bisogno? Gode delle cose che ha, non desidera le cose che gli mancano; per essa è grande quanto le basta. Abbandona questo criterio e verranno a cadere il sentimento religioso, la lealtà: infatti chi vuole mantenere l’uno e l’altra deve sopportare molti dei cosiddetti mali, rinunciare a molte cose di cui si compiace come se fossero beni. Scompare la forza d’animo, che deve mettere se stessa alla prova; scompare la magnanimità, che(la quale) non può emergere se non disprezza come cose di poco conto tutti quei beni che la massa desidera e tiene nella massima considerazione; scompaiono la gratitudine e i rapporti di gratitudine, se temiamo la fatica, se pensiamo che ci sia qualcosa di più prezioso della lealtà, se non miriamo al meglio. ”

Seneca, nella produzione successiva al ritiro dalla scena politica, volse la sua attenzione alla coscienza individuale. L’opera principale della sua produzione più tarda, e la più celebre in assoluto, sono le Epistulae morales ad Lucilium, una raccolta di 124 lettere divise in 20 libri di differente estensione (fino alle dimensioni di un trattato) e di vario argomento indirizzate all’amico Lucilio (personaggio di origini modeste, campano).

Le lettere di Seneca vogliono essere uno strumento di crescita morale. Riprendendo un topos dell’epistolografia antica, Seneca sostiene che lo scambio epistolare permette di istituire un colloquium con l’amico, fornendo un esempio di vita che, sul piano pedagogico, è più efficace dell’insegnamento dottrinale. Seneca, proponendo ogni volta un nuovo tema, semplice e di apprendimento immediato, alla meditazione dell’amico discepolo, lo guida al perfezionamento interiore.  L’opera senecana, e soprattutto le “Epistulae ad Lucillium”, si inserisce in quel momento storico durante il quale il principato con gli ultimi esponenti della famiglia Giulia stava soffocando le libertà civili e riducendo il senato, un tempo garante del diritto, a semplice strumento sottoposto alla volontà del princeps. Si capisce perciò il desiderio di Seneca di scrutare entro la propria coscienza e in essa ricercare i motivi fondamentali delle virtù, e quindi della libertà interiore, attingendo al pensiero di Platone e di Aristotele, ma soprattutto di Epicuro e della scuola stoica. Un Seneca alla ricerca del superamento delle remore negative del suo tempo per proiettarsi in un’area universale, ridiventando così padrone di se stesso.

L’undicesima chiave: la Gioia


“La Gioia nasce dal nostro cuore e non nella nostra mente. Quando siamo nella Gioia avanziamo leggiadri verso la Grazia, possiamo chiedere all’Universo ciò di cui abbiamo bisogno e vivere come se avessimo già ottenuto la richiesta.   La nostra interiorità non può mai essere sicura di trovarsi nel posto giusto, se non ha riscontri con il nostro io più profondo.  Noi agiamo per il meglio, o così ci pare, ma è solo la serenità, convinta e continuata, ossia la Gioia interiore, che ci da la certezza di non sbagliare e non travisare quello che ci accade. ….. Se fossimo in sintonia con la nostra interiorità, avremmo la capacità di percepire lo scopo della vita e non ne saremmo impauriti, perché avremmo raggiunto la vera dimensione di uomini realizzati e, come tali, sapremmo che tutto è guidato da un progetto grandioso a cui dobbiamo solo aderire consapevolmente.  Con una simile certezza salda nel cuore non dovrebbe più esserci sofferenza per noi, ma solo l’esperienza che ci conduce a Dio.  La vibrazione della gioia è percepibile a livello emozionale, ma si ripercuote in tutto l’essere, perché è l’energia della Vita.  Quando la si nutre, si desidera proiettarla esternamente fino a farla traboccare, perché più la si dona e  più rifiorisce.  Nella Gioia vi è armonia, equilibrio, serenità.  Lasciamoci guidare dall’energia femminile della Dea Madre presente in noi, pronta a guidarci, come una madre  che crea e ama incondizionatamente la sua creazione.”

tratto da ” La dimensione della Gioia”, A. Bona, ed. Melchisedek

Tomaso Albinoni: Concerto a cinque Op.5 No.11 in G Minor

http://youtu.be/2vNBEIiqvJ4

21 giugno 2011 solstizio d’estate

“L’aver fiducia in Dio  e l’affidarsi a Lui per le proprie necessità vitali è il banco di prova, in cui il credente verifica  e conosce in che modo il Piano divino  dispone immancabilmente del sostentamento suo  e degli altri esseri viventi.  Ha detto Yahya ibn Mu’adh ar-Razì, uno dei primi sufi del Khorasan: “Se il fedele trova il sostentamento senza doverlo cercare vuol dire che al sostentamento è stato ordinato di cercare lui”

tratto da “Nuova coscienza e guarigione” AA.VV. Paola Giovetti, ed. Mediterranee