Esagramma 24 I Ching ䷗Il Ritorno (la Svolta)
“L’idea della svolta è indicata dal fatto che, quando ormai le linee scure hanno spinto fuori dall’alto tutte le chiare, c’è di nuovo una linea chiara che entra nel segno dal basso. Il tempo delle tenebre è passato. Il solstizio d’inverno reca la vittoria della luce. Il segno è coordinato all’undicesimo mese, al mese del solstizio (dicembre- gennaio). Da un tempo di decadimento viene la svolta. Riappare la luce forte che prima era stata scacciata. Vi è movimento. Questo movimento, però non ha nulla di forzato. Il trigramma superiore K’un ha per carattere la dedizione.
Si tratta dunque di un movimento naturale, generato spontaneamente. Perciò trasformare il passato è facilissimo. Cose vecchie vengono eliminate, cose nuove introdotte; e tutto corrisponde al tempo e perciò non reca alcun danno. Si formano associazioni di persone con idee affini. E questo aggregarsi avviene pubblicamente; esso corrisponde alla situazione del tempo e perciò ogni aspirazione particolaristica risulta esclusa; né queste unioni danno luogo ad alcun errore. Il ritorno è inerente al corso della natura. Il movimento è circolare, e l’orbita è conchiusa. Non c’è quindi bisogno di precipitare le cose con artifici: tutto viene da sé, quando il tempo è maturo. Questo è il Tao di cielo e terra. Tutti i movimenti si compiono in sei stadi. Il settimo stadio reca poi il ritorno. Così nel settimo mese dopo il solstizio d’estate, a partire dal quale l’anno digrada, viene il solstizio invernale; così nella settima ora doppia dopo il tramonto il sole risorge. Perciò il sette è il numero della luce giovane, e nasce poichè il sei, il numero delle grandi tenebre, si accresce di uno. Allora il movimento giunge allo stato di quiete.”
tratto da “I Ching Il Libro dei Mutamenti”, a cura di Richard Wilheilm, ed.ADELPHI pg. 140
Raffaello alle Scuderie del Quirinale
La grande mostra di Raffaello, aperta alle Scuderie del Quirinale di Roma lo scorso 5 marzo e subito chiusa a causa dell’emergenza sanitaria, è da oggi visibile online sul sito e sui canali social del museo grazie a un dettagliato video-racconto. La visita virtuale accompagna gli spettatori in una passeggiata tra le sale, attraverso un percorso composto da oltre 200 capolavori provenienti da tutto il mondo. Un modo per consentire al pubblico di ammirare, seppur a distanza, lo splendore dell’arte di Raffaello e la grandiosità del progetto espositivo.
Guardavo oggi persone leggere ai bordi di una strada
Oggi si festeggia la Pasqua ortodossa. Continua questo momento particolare, il quarantesimo giorno in cui gli spostamenti sono ridotti al minimo… solo piccole passeggiate vicino a casa, a causa di un virus che ha bloccato tutto. Guardavo oggi persone leggere ai bordi di una strada che costeggia il fiume che attraversa la città. Il silenzio e il profumo dell’aria erano profondi e intensi. Pensavo che solo fra tanti anni potremo vivere di nuovo questo istante. Forse fra vent’anni, in un ipotetico futuro quando tutte le auto saranno silenziosamente elettriche, si potrà di nuovo in serenità respirare quest’aria, ascoltare di nuovo questo silenzio. Tra poco per fortuna tutto questo finirà, riprenderà il lavoro, il traffico continuo e sporco. Non potremo più come in questi giorni respirare a pieni polmoni. Questa particolare occasione di vivere il mondo, ci è costata cara, ha portato via persone, lavoro, ma è stata una simulazione che nessuno avrebbe mai immaginato possibile ai giorni nostri. E’ come se concretamente si fosse aperta una porta, una possibilità. Adesso nuovi scenari si aprono affinché tutto questo sia realizzabile e sostenibile da parte della società, del sistema. Abbiamo visto concretamente come potrebbe essere, lo abbiamo sognato, per un momento lo abbiamo respirato.
Forma perfetta pronta a diffondersi
soffione tarassaco
PROGRESS
Once there was a purpose,
so I hear: there was a God.
It made it all less worthless
and it gave us the because
we’d all been searching for.
An unarguable truth.
A reason to be kind and just,
a reason for the noose
that sent the sinner off to sinnerland
and made us all feel better
in the knowledge that the righteous
would be right and just forever.
Once there was religion,
and it ruled. We had it bad.
We fooled ourselves to sleep at night;
This was This, and That was That.
And if our morals ever shook,
we looked no further than The Book.
But over time we felt the pressure;
it became the great oppressor.
And without God, the wars seemed crueller
life seemed bleaker. Art seemed foolish.
Death seemed stranger now than ever.
What was mankind for? What terror
flooded us to understand
there was no point, no grander plan.
There was just living out each day.
Work. Eat. Sleep. Fuck. Pass away.
Without the fear of retribution
we found guilt-free pleasure
but we lost the sense of union
that had kept us all together.
We needed something new to fill
the emptiness that grew;
and what’s better to believe
in than all-you-can-eat Freedom!
The joy of being who we are
by virtue of the clothes we buy.
The dream of getting rich enough
to live outside the common life.
And now, there is no purpose
that exists beyond our needs.
Now there is the worship
of convenience and speed.
We run around the circuit,
pit our grace against our greed
And all we have is surplus
to what’s needed and we feed
our callous little urchins
in the best way that we can.
And then wonder how they’ve grown
to only know what’s in their hands.
Now we have the Screen,
and it rules.
Our kids are perma-plugged into its promise,
admiring all its jewels.
And couples eat their dinner,
in the glimmer of its rays,
we stare until we’ve learned
the world’s ways.
Pre-teens learn what heart-throbs are.
Heart-throbs gorge on hot pork and watch sport.
Reality played for us to sneer and weep at —
here is morality at last! See us caught
in full colour, high definition.
Look — a cripple on a blind date.
Look — young people getting fucked in Magaluf,
look — the mother of a dead son, weeping, irate,
look — a celebrity eating shit and singing Agadoo.
We used to burn women who had epileptic fits.
We’d tie them to a stake and proclaim them a witch.
Now
we’ll put them on a screen if they’ve got nice tits,
but they’ll be torn apart if they let themselves slip.
We’ll draw red rings round their saggy bits.
And flick through the pictures while we eat bags of chips.
You can either be a beauty or a beast or a bitch,
you can either be cool or kooky or kitsch.
Before
you were damned for the things that you did,
or if you didn’t live how the villagers lived.
Now
You’re handed the mould and told — fit into this.
And maybe one day you could really be big.
Behind-the-scenes footage
of a famous last gig.
Backstage close-up
of the singer’s last twitch.
Before she pulls her gun out
and blows herself to bits.
The world is your playground,
go and get your kicks,
as long as you’re not poor,
or ugly, or sick.
We never saw it coming,
like all the best tricks.
Once we had the fear;
now we have the fix.
La poesia di Kate Tempest Progresso, è tratta da Hold Your Own/ Resta te stessa, Edizioni E/O, 2018 con testo inglese a fronte. Traduzione di Riccardo Duranti.
PROGRESSO
Una volta c’era uno scopo,
ho sentito dire: c’era un Dio.
Rendeva tutto un po’ meno indegno
e ci forniva il perché
che tutti cercavamo.
Verità indiscutibile.
Un motivo per essere buoni e giusti,
un motivo per il cappio
che mandava il peccatore a quel paese
e ci faceva sentire tutti meglio
nella consapevolezza che i giusti
sarebbero stati giusti per sempre.
Una volta c’era la religione e comandava.
Ce la passavamo male.
La sera ci addormentavamo nella delusione
questo era Questo e quello era Quello.
E se mai vacillava la nostra morale nella nebbia
non dovevamo far altro che consultare la Bibbia.
Ma col tempo ne abbiamo sofferto la pressione;
il grande oppressore era la religione.
E senza Dio le guerre ci sembravano più crudeli,
la vita più squallida. L’arte sembrava una sciocchezza.
La morte ora era più strana che mai.
A che serviva l’umanità? Che terrore
ci invadeva quando capivamo
che non c’era scopo, che non c’era piano?
Si viveva solo per un giorno.
Lavorare. Mangiare. Dormire. Scopare. Crepare.
Senza il timore di una punizione
scoprimmo il piacere senza sensi di colpa,
ma perdemmo il sentimento comune
che ci aveva tenuti tutti insieme.
Avevamo bisogno di un nuovo ingrediente
che riempisse il vuoto crescente;
e quale nuova fede migliore
della Libertà senza-più-limiti?
La gioia di essere quello che siamo
in virtù dei vestiti che acquistiamo.
Il sogno di arricchirci abbastanza
da vivere una vita fuori dal comune.
E ora non c’è uno scopo
che vada oltre i nostri bisogni.
Ora si venera soltanto
ciò che è comodo e veloce.
Corriamo in tondo
dove la grazia sfida l’avidità.
Tutto quel che abbiamo va al di là
della necessità che nutriamo
i nostri viziatissimi monelli
nel modo migliore che possiamo.
E poi ci meravigliamo che da grandi
conoscono solo quel che si trovano in mano.
Ora abbiamo lo Schermo
che comanda tutto.
I nostri figli perma-connessi alle sue promesse,
in ammirazione costante delle sue gemme.
E le coppie consumano i pasti
al chiarore dei suoi raggi,
lo fissiamo fino a imparare
come va il mondo.
Pre-adolescenti apprendono il batticuore.
Il batticuore s’ingozza di maiale piccante e sport.
La realtà messa in scena per essere compianta o irrisa –
ecco finalmente la mortalità! Vederci ripresi
a colori in alta definizione.
Guarda – uno storpio a un appuntamento al buio.
Guarda – giovani che fottono a Magaluf,
guarda – la madre di un figlio morto che piange e impreca,
guarda – una celebrità che mangia merda e canta Agadoo.
Una volta bruciavamo le donne che soffrivano di epilessia.
Le legavamo a un palo e le accusavamo di stregoneria.
Adesso
le mostriamo sullo schermo se hanno belle tette,
ma poi se si lasciano andare le facciamo a pezzi.
Tracciamo cerchi rossi attorno alle smagliature.
E scorriamo le immagini mangiando patatine fritte.
Si può essere una fata, una stronza o una matta,
oppure elegante, una bestia o una coatta.
Prima
si era condannati per le cose fatte,
oppure se non si viveva come il resto del villaggio.
Adesso ci danno uno stampo e ci dicono – infilati qui dentro.
Vedrai che forse un giorno sarai famoso.
Riprese dietro le quinte
di un famoso ultimo concerto.
Dettaglio ravvicinato
dell’ultimo spasimo della cantante.
Prima che tiri fuori la pistola
e si faccia saltare le cervella.
Il mondo è il tuo parco giochi,
va’ e divertiti da matto;
basta che non sei povero,
malato o brutto.
Ci hai colto di sorpresa
come i migliori trucchi.
Una volta avevamo paura;
adesso abbiamo la cura.
La poesia di Kate Tempest Progresso, è tratta da Hold Your Own/ Resta te stessa, Edizioni E/O, 2018 con testo inglese a fronte. Traduzione di Riccardo Duranti.
Il cammino interiore come via di trasformazione.
“La metamorfosi interiore avviene a spirale, in maniera analoga a come la rappresentano i labirinti nelle chiese medievali. Non è una strada a senso unico, sulla quale vado sempre avanti, ma un procedere a spirale, in cui, apparentemente, torno con regolarità al punto di partenza, per proseguire con nuova energia…. L’espressione biblica per la trasformazione dell’uomo è quella della metanoia, della conversione, dell’inversione di marcia. La parola greca metanoia indica un cambiamento di mentalità. Pensando diversamente, indirizzando il mio pensiero in un’altra direzione, si trasforma tutta la mia esistenza. Attraverso un nuovo modo di pensare anche l’essere umano si rinnova. La conversione ha presente una strada sulla quale mi volto, prendo un’altra strada, faccio una curva, mi volto. La conversione presuppone che io abbia percorso una strada sbagliata. Spesso la falsa pista o la deviazione sono la condizione necessaria a una vera metamorfosi. …Chi guarda con più attenzione scoprirà come, in questo processo, anche al peccato spetti una funzione particolare. “Il peccato può diventare una forza motrice perchè l’essere umano si metta in cammino verso Dio. Può espellere l’essere umano dalla sua falsa sicurezza, portandolo al benefico riconoscere la verità su se stesso, può distruggergli le illusioni che si è fatto su se stesso e risvegliare in lui una fame autentica del vero bene che ha abbandonato. (Hermann Breucha) Se voglio cambiare strada, devo prima prendere in considerazione e accettare quella sbagliata che ho percorso. Devo conciliarmi con il mio peccato, che allora può essere trasformato in una felix culpa, come canta l’Exultet a Pasqua.”
tratto da “Confidare nella Trasformazione”, di Anselm Grün, ed. Queriniana
Cristo Risorto di Matthias Grünewald.
Amo profondamente questa immagine del “Risorto” che passa attraverso tutti i colori del “sangue” e del “fuoco”, e si fa “incandescente” verso l’alto. Dentro l’”aureola” che accende l’ “ottavo cielo”, quello che ancora non c’era, il Cristo sorride agli uomini e alle donne nel “terzo giorno”.
Pierangelo Sequeri
Mascherina protettiva in jersey. How to sew Face Mask | NO Sewing Machine
Mascherina protettiva in jersey da fare da soli a casa con una t-shirt, lavabile e riutilizzabile. Da una t-shirt che abbiamo in casa possiamo realizzare una pratica mascherina da utilizzare in questo periodo nei luoghi pubblici. E’ pratica perché può esser lavata e riutilizzata. Serve ritagliare un pezzo di tessuto jersey di misura cm.41x cm.23. Sul retro c’è una tasca dove inserire un filtro in carta da forno che aiuterà a fare ulteriormente da barriera. Un filtro morbido come un fazzotettino di carta più essere profumato con un’essenza balsamica.
guarda altre immagini per la spiegazione di come realizzarla su https://www.rosesfanees.it