Mélusine
Métrisation du Forces. Contrariamente a quanto si pensi, questo simbolo veniva spesso collocato nei chiostri dei monasteri. La figura della Mélusina simboleggiava il controllo delle forze umane e rappresenta lo spartiacque iconografico tra antico e nuovo Testamento.
La Caduta dall’Eden
Gli archetipi dei nomadi del deserto si fondano, essenzialmente, sulla visione di un dio unico, capo tribù e legislatore. Da questo solitario dio virile e padre-padrone si dipana un reticolo strutturale di nessi simbolici e sociologici tesi a relegare l’elemento femminile ai margini della spiritualità pseudo-solare, una fenomenologia della repressione e della censura protesa ad imbrigliare la donna – un tempo presumibilmente (anche) sacerdotessa e guerriera – nel limitante ed esclusivo clichè di moglie e madre. Il mito di fondazione giudaico-cristiano della Caduta dall’Eden è esemplificativo di questa tecnica d’espulsione e rimozione del femminile dalla spiritualità: non a caso nel racconto è la donna ad accettare dal serpente il frutto dell’albero della Conoscenza del bene e del male. La responsabilità della Caduta ricade in primo luogo sulla donna; Adamo appare quasi come un povero sprovveduto che ha la sola colpa di non essere abbastanza forte da respingere le avances della sua compagna. La donna, al pari del serpente (nell’immaginario mitico la donna è sovente associata al drago o al serpente, per esempio come nel caso di Medusa e della Melusina), è la grande tentatrice, le sue subdole proposte sviano dal retto cammino gli uomini probi e devono essere repentinamente respinte e punite: durante i “burning times” della caccia alle streghe centinaia d’innocenti erboriste e guaritrici trovarono la morte sui roghi di tutta Europa. Nell’immaginario cattolico, fino a qualche decennio fa, l’elemento femminile non aveva sfumature intermedie: madre o prostituta, santa o strega. L’Eden è lo spazio mitico dell’indistinto, dell’originaria fusione della dicotomia fenomenica nella pienezza dell’Identità, della coniunctio, dell’Androgino platonico ed alchemico. Mangiando il frutto dell’Albero della Conoscenza del bene e del male, Adamo ed Eva – adesso assurti a coppia – si determinano come dualità, obliterandosi nel principio d’individuazione.
Tratto da: http://www.esonet.it/News-file-article-sid-725.html
Corso per adolescenti
L’associazione culturale
NovArmonia
propone
Corso
per adolescenti
scrapbooking
pittura e scrittura creativa
Sabato 12 novembre 2011 nella sede di NovArmonia a Conselve corso aperto per adolescenti dai tredici ai sedici anni.
Lavoreremo sulle emozioni, sui ricordi, sui sogni.
Tecniche usate: pittura, collage, libera composizione poetica e letteraria.
Durante ogni incontro verranno forniti tutti i materiali necessari per realizzare i lavori.
Il corso che si terrà il sabato pomeriggio,
avrà cadenza mensile, sviluppandosi da novembre 2011 a maggio 2012.
Per l’iscrizione al corso occorre richiedere la tessera dell’associazione (10 euro).
Costo della partecipazione al corso 10 euro per ogni incontro.
Il corso sarà tenuto da Annamaria Pivetta.
Per maggiori informazioni e iscrizioni telefonare al
cell. 349 1215334
Letture del 10 ottobre 2011
VANGELO (Lc 11,29-32)
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Parola del Signore.
GHIAIE 1944 DOCUMENTARIO ORIGINALE
Nel 1944, al Torchio, sottofrazione delle Ghiaie di Bonate Sopra,in provincia di Bergamo abitava la famiglia Roncalli composta da un figlio Luigi e da sette figlie: Caterina, Vittoria, Maria, Adelaide, Palmina, Annunziata e Romana (e Federica morta in tenera età). Papà Enrico aveva rinunciato alla vita del contadino e prestava servizio come operaio in uno stabilimento locale. La mamma Anna Gamba, casalinga, doveva crescere con pazienza certosina la numerosa prole.
Adelaide aveva allora sette anni. Era nata il 23 aprile 1937 alle ore 11 al Torchio e battezzata il 25 aprile dal parroco Don Cesare Vitale. Frequentava la classe prima elementare; era una bambina comune, piena di salute e di vivacità, le piaceva giocare. Nulla faceva presagire fino a quel pomeriggio del 13 maggio 1944 quando le apparve la Sacra Famiglia, che il suo nome avrebbe varcato non solo i confini d’Italia, ma quelli d’Europa. Mentre il mondo bruciava tra le fiamme dell’odio e delle armi e la guerra sembrava non finire mai, la Madonna, madre di unità e regina della pace, scelse una fanciulla di Bonate, Adelaide Roncalli, per lanciare i suoi messaggi al mondo. Le apparve per tredici giorni in due cicli: il primo dal 13 al 21 maggio, il secondo dal 28 al 31 maggio.
La Madonna le predisse:“Soffrirai molto, ma non piangere perché dopo verrai con me in paradiso.” “In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire…” Ma Adelaide era troppo bambina per valutare subito la gravità di queste parole. Dopo le apparizioni, fu isolata, intimorita, spaventata e tormentata psicologicamente, tanto che alla fine qualcuno, il 15 settembre 1945, riuscì a strapparle uno scritto di ritrattazione che peserà come un macigno sul processo di riconoscimento delle apparizioni.
Il 12 luglio 1946, smentì la ritrattazione che le era stata dettata, riaffermando per iscritto la veridicità delle apparizioni, ma purtroppo non ebbe l’esito sperato poiché il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo mons. Bernareggi emise il decreto di “non consta” proibendo ogni forma di devozione alla Madonna, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate.
Spostata di qua e di là, contro il suo volere e all’insaputa dei suoi genitori, contrastata, derisa e calunniata, Adelaide portò la sua croce, lontano da casa.
Al compimento del suo quindicesimo anno, ottenne dal vescovo di entrare tra le suore Sacramentine di Bergamo. Morto il vescovo, qualcuno riuscì a strappare l’ordine di farla uscire dal convento costringendola a rinunciare al disegno vocazionale che Maria aveva manifestato su di lei. Questa rinunzia le portò molta sofferenza e le costò una lunga malattia.
Qualunque adolescente sarebbe uscita distrutta da una vicenda come la sua, ma Adelaide era forte e si riprese. Stanca di aspettare che le si riaprisse la porta del convento, decise di sposarsi ed andò a vivere a Milano dove si dedicò con sacrificio alla cura degli ammalati. Passarono gli anni e Adelaide rimase chiusa nel silenzio impostole dai superiori.
Finalmente, avvalendosi dei decreti del Concilio Vaticano II in materia di diritto all’informazione, Adelaide si sentì sgravata dalle proibizioni che le erano state imposte e decise di riaffermare solennemente e ufficialmente, davanti a notaio, la veridicità delle apparizioni.
tratto da:http://www.madonnadelleghiaie.it/
Maria Regina della Famiglia Ghiaie di Bonate
L’immagine che la piccola veggente di Bonate ci ha donato riguarda la Madre e la nuova famiglia. E’ infatti nella prima apparizione, avvenuta il 13 maggio, che la Madonna compare con la Santa Famiglia nella pienezza della luce. La Madre, Gesù e Giuseppe, le tre persone della Santa Famiglia. Queste si mostrano ad Adelaide immersi in tre globi ovali di luce che si aprono al sopraggiungere rapidissimo di un punto luminoso apparso improvvisamente alla piccola veggente lontano nel cielo ad oriente.
La visione della Madonna apparsa invece nel giorno della Pentecoste mostra nel simbolo dei colombi trattenuti nelle mani, il modo in cui modo solo Lei, piena dell’amore di Dio (vestito rosso) conosce il linguaggio della perfetta Comunione (mette insieme la coppia). Nelle mani di Maria, colme del calore e della luce della Grazia, avviene il passaggio dalla divisione all’unione, dall’inimicizia all’amicizia, la trasformazione dall’essere individuo all’essere comunione, la ricostituzione della nuzialità perduta, l’acquisizione dello spirito di famiglia che realizza la comunione in Dio: l’essere una cosa sola in Lui. Vestita di un abito di colore rosso (simbolo della Carità e dell’amore del Cristo morto per noi), il manto è di colore verde, (Speranza)”che si prolungava da Ghiaie fino a Roma” riferimento alla chiesa. Sul braccio è appesa una corona del rosario di colore bianco e i suoi piedi sono ornati da due rose bianche. Il bianco è il colore della Fede e insieme della purezza. Le virtù teologali dispongono infatti a vivere in relazione con la santissima Trinità ed hanno come origine, causa e oggetto Dio Uno e Trino. L’umanità è chiamata a vivere comunione con Dio, come famiglia universale di Dio-Trinità. La Madre vestita di rosso, è ricoperta dall’Amore di Dio e tiene in mano i due colombi scuri. Nei due colombi si può facilmente intravedere la coppia umana. Questo simbolo, nel suo insieme, esprime infatti la nuzialità come essenza stessa dell’uomo nella sua somiglianza a Dio e conduce perciò a pensare alla creazione dell’uomo, formato da Dio, a propria immagine e somiglianza, come una dualità sponsale. Una dualità di femminile e maschile una dualità composta in un solo essere capace di mostrare, nella comunione dei due, lo stesso mistero dell’Amore di Dio-Trinità, il mistero delle Persone fuse in un solo Amore. Nel libro della Genesi la donna appare infatti, davanti all’uomo, come “l’altro”, il suo prossimo, cui unirsi, senza confusione, senza perdersi pur costituendo con lei una unità indissolubile, una famiglia di due, una chiesa di due). I due colombi nelle mani di Maria sono scuri (perché adombrati dal peccato) e contrapposti nello sguardo (perché divisi nell’inimicizia) per far comprendere appunto che la coppia umana, dopo aver spezzato col peccato la comunione indissolubile, solo nelle mani della Madonna, possono liberarsi dal peccato e giungere alla vera amicizia. Perché solo Lei (Sposa Immacolata e modello perfetto di fedeltà che vive nel cuore della Trinità che perfettamente conosce il linguaggio d’amore) insegna la via che porta all’unità. Mi sembra che il modello che ci viene proposto sia veramente attuale, innovativo e potente. C’è di che riflettere e meditare su questa potente icona.
Tratto da:http://www.madonnadelleghiaie.it/
MA COME FA A FAR TUTTO?
Se i nuovi bambini che stanno venendo sulla terra sono speciali, quanto lo devono esser le loro mamme e i loro papà? Questa vita, questi ritmi pesantissimi che ci stiamo imponendo, uomini, ma soprattutto noi donne dovrà trovare un esito più sempre più armonioso. Si impone una riflessione e la ricerca di un nuovo modo di impostare le cose. Le donne da molti secoli relegate a ruoli di second’ordine, hanno scoperto e si sono insinuate in un universo tutto maschile. Il famoso “soffitto di cristallo” a mio avviso è stato ampiamente sfondato. Noti e interessanti studi hanno da tempo rilevato che quando una donna parla o ascolta, il suo cervello si “accende” in modo più simmetrico rispetto a quello dell’uomo nel quale è soprattutto l’emisfero sinistro ad essere sollecitato. Se gli uomini sono certamente più “lateralizzati”, le donne si suddividono in due gruppi: quelle che utilizzano entrambi gli emisferi e quelle che, come la maggior parte degli uomini, “pensano” piuttosto a sinistra. In ogni caso le donne sono in media più simmetriche rispetto agli uomini. Ecco perchè riescono bene in così tanti compiti. Ma il tempo, il tempo che noi dobbiamo condividere, frammentare e ricomporre in maniera sempre più creativa, per dare a ciascuno qualità e dedizione, rimane un’incognita che chiede soluzione.
Energia del momento…
Mi dice una bambina indaco incontrata oggi: “Mi sento spinta a pensare di potermi occupare di persone di cui nessuno si può occupare”
Il rubino
Il rubino
Un’amata chiese all’amante:
“Chi ami di più, te stesso o me?”.
“Dalla testa ai piedi sono diventato te.
Di me non rimane che il nome.
La volontà l’hai tu. Tu sola esisti.
io sono scomparso come una goccia d’aceto
in un oceano di miele”.
Una pietra diventata rubino
è colma delle qualità del sole.
Niente della pietra vi resta.
Se ama se stessa, ama il sole;
se ama il sole, è se stessa che ama.
Non c’è differenza tra questi due amori.
Prima di divenire rubino la pietra è nemica
a sé stessa.
Non uno esiste, ma due.
La pietra è oscura e cieca alla luce.
Se ama sé stessa è infedele, si oppone
intensamente al sole.
Se dice “io” è solamente tenebra.
Un faraone si proclama divino e viene abbattuto,
Hallaj dice lo stesso ed è salvato.
Un io è maledetto, l’altro io benedetto.
Un io è una pietra, l’altro un cristallo.
Uno è un nemico della luce, l’altro la riflette.
Nell’intimo della propria coscienza , e non
mediante una dottrina,
è uno con la luce.
Lavora alle tue qualità di pietra
e diventa splendente come il rubino.
Pratica la rinuncia e accetta le difficoltà.
Vedi sempre la vita infinita nella morte dell’io.
La tua pietra scemerà, si accrescerà la tua natura
di rubino.
I segni dell’esistenza indificuale lasceranno
il tuo corpo
e l’estasi ti prenderà.
Diventa tutto udito come un orecchio
e otterrai un orecchino di rubino.
Scava un pozzo nel centro di questo corpo,
o prima ancora che il pozzo sia scavato
lascia che Dio attinga l’acqua.
Impegnati sempre a raschiare la sporcizia dal pozzo.
A tutti quelli che soffrono
la perseveranza reca buona sorte.
Il Profeta ha detto che ogni prostrazione
in preghiera
è un colpo alla porta del cielo.
Se si continua a bussare,
la felicità rivela il suo volto ridente.
Rumi
Il profeta Giona
Per tre giorni Giona rimane nella pancia della balena, a pagare il castigo per la sua fuga. Viene vomitato sulla spiaggia. Vivo. Dio gli parla ancora e gli ripete il suo incarico. Giona si rassegna e va a Ninive. Annuncia che la rovina della città è a solo quaranta giorni di distanza. Gli abitanti, invece di prendersela con chi annuncia sciagura, si ravvedono. Il re ordina penitenze. Dio perdona la città. Ma la storia di Giona non finisce qui. Egli invece di rallegrarsi per la salvezza si ribella a Dio. Gli chiede come mai non abbia mantenuto la sentenza e abbia invece salvato la città. Si ribella forse perché pensa di essere stato l’unico ad essere trattato con durezza. Chiede infine a Dio di farlo morire. Dio non lo esaudisce e Giona se ne va di nuovo. Fuori dalla capanna dove attende il suo destino in una notte cresce uno splendido albero di ricino. Giona si ripara alla sua ombra. Ma nello stesso giorno un verme ne mangia il tronco e il vento ne fa seccare le foglie. Giona è di nuovo senza riparo e chiede di nuovo a Dio di morire.
tratto da: www.nauta-rcs.it
Ho incontrato un cavaliere ….
Stamattina sono andata a comperare un biglietto del treno in agenzia viaggi. Sbadatamente sono entrata e ho lasciato la bicicletta parcheggiata senza chiuderla con il lucchetto. Sono abituata a Milano, per pochi minuti si può fare. Pochi istanti e alle mie spalle un ragazzo è salito sulla bicicletta è se l’è portata via. La proprietaria dell’agenzia viaggi ha gridato, sono accorsi un signore anziano con uno scuter e un ragazzo in bicicletta. Ci hanno chiesto cosa fosse successo. Abbiamo spiegato. Siamo rientrate in agenzia. Dopo poco è ritornato il ragazzo, ci ha detto che si chiamava Iury. Iury era indignato. Yury è un ragazzo ucraino che frequenta la seconda liceo scientifico qui a Padova. Preso dalla rabbia per la scena alla quale aveva assistito ha preso la bicicletta e si è fatto il giro dell’isolato perchè voleva ritrovare la mia bicicletta. Sentivo che il gesto di quel ragazzo-ladro in qualche modo aveva infangato il buon nome di quel giovane cavaliere. Con Silvia, la proprietaria dell’agenzia, avevo parlato poco tempo fa dei Bambini Indaco e Cristallo. Iury mi ha fatto pensare a uno di questi ragazzi. Il suo slancio, la sua sete di onestà e giustizia sono bellissimi e commoventi per me. Mai avevo trovato sulla mia strada un cavaliere così impavido. Grazie Iury, sono commossa. Annamaria
4 ottobre San Fracesco
Preghiera di San Francesco
fa’ di me lo strumento della Tua Pace;
Là, dove è l’odio che io porti l’amore.
Là, dove è l’offesa che io porti il Perdono.
Là, dove è la discordia che io porti l’unione.
Là, dove è il dubbio che io porti la Fede.
Là, dove è l’errore che io porti la Verità.
Là, dove è la disperazione che io porti la speranza.
Là, dove è la tristezza, che io porti la Gioia.
Là, dove sono le tenebre che io porti la Luce.
Oh Maestro,
fa’ ch’io non cerchi tanto d’essere consolato, ma di consolare.
Di essere compreso, ma di comprendere.
Di essere amato, ma di amare.
Poiché:
è donando che si riceve,
è perdonando che si ottiene il Perdono,
ed è morendo, che si risuscita alla Vita eterna.
2 ottobre festa degli Angeli custodi
Il termine angelo deriva dal greco ánghelos, messaggero, (ed in particolare messaggero della divinità). Nelle Sacre Scritture gli Angeli sono variamente descritti: superiore agli uomini per saggezza, potenza, scienza, sono tuttavia inferiori a Dio. Esistono 9 cori di angeli, formati ciascuno da 8 gerarchie. quindi un totale di 72 angeli serventi che Dio ha predisposto con il compito di istruire e custodire gli uomini. Il numero 72 è un numero simbolico. Secondo lo Zohar, la scala che Giacobbe vide in sogno, era formata da 72 gradini la cui sommità posta sui raggi del sole e della luna, si perdeva nelle dimore celesti. Gesù Cristo avrebbe scelto, oltre ai 12 apostoli, 72 discepoli. Ogni angelo porta in sé un attributo divino, una sorta di inno che egli canta incessantemente e con il quale testimonia la grandezza divina. Ciascuno di questi attributi è un dono che egli porta al suo protetto. Il nome di ogni Angelo è formato da tre lettere ebraiche, più la terminazione IAH, AEL, IEL che sono nomi divini attribuiti a diverse schiere di angeli. Ogni Angelo di Luce, domina per 5 giorni dell’anno. Ciascun Angelo (da 1 a 71) occupa cinque gradi dell’arco dello zodiaco celeste. Per facilitare i calcoli, visto che i gradi sono 360 ed i giorni 365 (cioè 72X5=360) si è fatta un’eccezione per l’Angelo 72. Questa creatura di nome Mumiah, domina durante un periodo di transizione tra i Pesci e l’Ariete, cioè tra l’oscurità della fine dell’inverno e la luce dell’Equinozio di primavera. Lui soltanto domina per 10 giorni. Attenzione, non si tratta dell’Angelo Custode personale, per conoscere il suo nome occorre aspettare che lui stesso lo suggerisca, forse in sogno, forse nel silenzio della meditazione. Gli angeli di questa tabella sono quelli che dominano sulla terra nell’arco di cinque giorni. Come tali sono portatori di protezione, energia, possibilità e doni per tutti gli esseri che nascono nel periodo corrispondente.