Dello stesso autore

Cinque pilastri dell’Islam

Non so se è  per una sorta di sincretismo, (vocabolo che deriva dal greco συγκρητισμός (synkrētismós), con il significato di “coalizione cretese”. Il termine compare per la prima volta nel “De fraterno amore”, 19 di Plutarco, che cita l’esempio dei Cretesi che hanno messo da parte le differenze per coalizzarsi in vista dei pericoli esterni)  che mi sento portata naturalmente a riunire piuttosto che dividere. Domani è la vigilia di Natale. Nasce il bambino di luce della religione cristiano cattolica. Sento forte in me l’esigenza di  attingere e impare ciò che c’è di santo anche nelle altre religioni.  Il modo di amare Dio mi commuove sempre profondamente e mi riempie la vita. Imparo oggi che la religione dell’Islam consiste nella fede (al-iman) e nella pratica (al-din). I cinque pilastri dell’Islam (Arkàn al-Islàm) è l’espressione usata per indicare i cinque obblighi fondamentali di ogni musulmano, uomo o donna, in base alla legge religiosa (Shari’a) che il musulmano devoto è tenuto a osservare, ritenendoli atti essenziali per compiacere Dio (Allah) che li ha ordinati.
Tali obblighi sono:

  1. La testimonianza di fede (الشهادة Shahada)
  2. Le preghiere rituali (الصلاة Salāt o, in lingua persianaNamāz)
  3. Il digiuno durante il mese di Ramadan (الصوم Sawm o Siyam)
  4. L’elemosina canonica (الزكاة Zakat)
  5. Il pellegrinaggio a La Mecca (الحج Hajj)
Che grande via.

Magnificat

In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre»

tratto da: VANGELO (Lc 1,46-55)

Cantico di Anna

“Esulta il mio cuore nel Signore; per grazia del Signore si innalza la mia fronte. Si apre libe­ramente la mia bocca contro i miei nemici; perché io godo della vittoria che mi hai concesso. Non vi è alcun santo come il Signore; per­ché non vi è alcuno fuori di lui; e non c’è rocca come il nostro Dio. Non moltiplicate i discorsi superbi; dalla vostra bocca non escano ar­roganze; poiché il Signore è il Dio del sapere; e le opere sue sono rette. L’arco dei forti si è spezzato, ma i deboli sono stati rivestiti di vi­gore. Quelli che una volta erano sazi, per il pane si offrono a giornata, mentre gli affamati hanno cessato di faticare. Colei che era sterile partorì sette figli e la madre di numerosa prole è sfiorita (…) Il Signore fa morire e vivere; conduce alla mor­te e ne richiama. Il Signore fa im­poverire e arricchire, abbassa e anche esalta. Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie  per farli sedere con i capi del popolo  e assegnar loro un seggio di gloria. Il Signore giudica i confini della terra; darà forza al suo re; ed eleverà la potenza del suo Messia”.

tratto da: Bibbia. Libro primo di Samuele (2,1)

Anna e il figlio Samuele

“In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.”

tratto da: Bibbia, Dal primo libro di Samuele (1Sam 1,24-28)

Dall’ebraico “Hannah”, Anna signifi­ca “pietà”.Una delle due mogli di Elkana, lo Zufita. Essendo sterile, andata pellegrina al Tempio di Silo, una vallata tra Sichem e Rama, la località dove abitava, Anna implora il Si­gnore di renderla madre, facendo voto di offrigli la sua creatura per per tutti i giorni della sua vita”. Ottenuta la grazia, An­na impone al figlio il nome di  Samuele che  in ebraico vuol dire  “il nome (di Dio) è EI” (Shem-EI). Anna ha atteso lungamen­te il figlio ,  in ebraico “shal’al” è come dire “do­mandare”. La sua nascita ispira ad Anna un cantico di ringraziamento che taluni hanno considerato il prototipo del Magnifì­cat. Dopo avere svezzato il figlio, Anna è grata al Signore e fedele al voto fat­to.  Ritorna a Silo e consegnando il figlioletto nelle mani del sacerdote Eli, dice: “Per questo bambino ho pregato e il Signore mi ha conces­so la grazia che gli ho chiesto. Per questo in cambio lo offro in dono al Signore per tutti i giorni della sua vita” (1 Sam 1, 27-28).   Così Samuele cresce nel servizio del Signore, che avendo sul ragaz­zo particolari disegni, lo segue con “voci” e inequivocabili “messaggi”: il figlio della fedele Anna è destina­to a essere un grande profeta. E non vi è lettore della Bibbia che non ricordi la descrizione, molto bella, della triplice chiamata divina durante la notte; Samuele la ritiene come suggerimento di Eli, il quale gli ricorda di rispondere, qualora il “fenomeno” si ripetesse per la ter­za volta: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Ciò che infatti avviene.

” FELIX QUI POTUIT RERUM COGNOSCERE CAUSAS ”

“Fortunato colui che ha potuto conoscere le cause delle cose.”

tratto da: “Georgiche”, lI, 489 

Gli Angeli sono amore in movimento…

” Gli angeli sono amore in movimento. Amore che non si ferma mai, che lotta per crescere, che sta al di là del bene e del male. Quell’amore che tutto divora, che tutto perdona. Gli angeli rappresentano l’incarnazione di questo amore, e nel contempo ne sono i messaggeri. C’è l’amore dell’angelo sterminatore , che rapisce la nostra anima, e quello dell’angelo custode, che la riconduce a noi.  Ecco l’amore in movimento.  “E’ un amore sempre in guerra” interloquì Chris. “Non esiste amore in pace. Chi lo cerca è perduto”  .”Cosa può sapere dell’amore un giovane come lui?” Vive da solo nel deserto, e forse non si è mai innamorato” pensò Chris.  Eppure, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare un solo momento in cui l’amore le avesse arrecato pace e tranquillità. Era sempre caratterizzato da angosce, estasi, gioie intense e tristezze profonde.”

tratto da: “Le valchirie”, Paulo Coelho, ed. Bompiani, 1992

Domani sarò qui

« O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza .

O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.

 

O Radice di Jesse,
che sei un segno per i popoli,
innanzi a te i re della terra non parlano,
e le nazioni ti acclamano:
vieni e liberaci,
non fare tardi.

 

O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiuse,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo
dal carcere,
che è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.

 

O (astro) Sorgente,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illimina
chi è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.

 

O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l’uomo,
che hai plasmato dal fango.

O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio. »

tratto da: Antifone maggiori dell’Avvento.

Ero Cras

« O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodiisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviterque disponens omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.

O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moyse in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extento.

O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.

O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperuit:
veni, et educ vinctum
de domo carceris,
sedentem in tenebris,
et umbra mortis.

O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris,
et umbra mortis.

O Rex Gentium,
et desideratus earum,
lapisque angularis,
qui facis utraque unum:
veni, et salva hominem,
quem de limo formasti.

O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium,
et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster. »

tratto da: Antifone Maggiori dell’Avvento

Antifone O

Le antifone maggiori dell’Avvento (o anche antifone O, perché cominciano tutte con il vocativo “O“) sono sette antifone latine proprie della Liturgia delle Ore secondo il rito romano. Vengono cantate come antifone del Magnificat nei vespri e come versetto alleluiatico del Vangelo nella Messa delle ferie maggiori dell’Avvento, dal 17 al 23 dicembre. La loro origine è sconosciuta, ma Boezio le menziona già nel sesto secolo a Roma.  I sostantivi con cui ogni antifona si apre hanno origine nella Bibbia e sono utilizzati come titoli di Gesù Cristo. È stato osservato fin dal Medioevo che le lettere iniziali di questi stessi sostantivi, lette partendo dall’ultima antifona, formano la frase latina ero cras, cioè “Domani sarò qui”, una espressione che sottolinea il carattere di attesa proprio dell’Avvento.

Gregorio Euclide

Sun Tzu “L’Arte della Guerra”

Composto nel IV secolo a.C. da un anonimo che si riallacciava alla scuola di Sun Tzu, “L’arte della guerra” è il più famoso e studiato fra i trattati di strategia militare. Libro culto di manager rampanti, rimane chiuso ancora per le menti ottuse dei nostri giorni di guerra.   Sun Tzu insegna ad evitare la guerra, rifugge qualsiasi scontro che non sia inevitabile e se combatte lo fa per il tempo che è strettamente necessario.  La vittoria perfetta va ottenuta già prima di combattere.   “Somigliare all’acqua” è uno dei sui insegnamenti, imparare ad adattarsi alle situazioni, fluire da monte a valle.

Sun Tzu

tratto da “L’Arte della Guerra “Sun Zu

Qu Yuan

Qu Yuan (cinese: 屈原; pinyin: Qū Yuán; ca. 340 a.C. – 278 a.C.) fu un poeta e patriota cinesedelChu meridionale durante il periodo dei Regni combattenti. Le sue opere si trovano principalmente in un’antologia di poesia nota come Chu Ci. La sua morte si commemora alla Festa di Duan Wu o di Tuen Ng (端午节/端午節), comunemente nota in Occidente come Festa delle barche drago.  Qu Yuan ministro  nel governo dello stato di Chu: di nobile discendenza e grande valore, fu un campione di lealtà e fedeltà politica ed un appassionato difensore della sovranità del suo paese.

Qu Yuan è generalmente riconosciuto come il primo grande poeta cinese di cui si abbiano testimonianze scritte. Egli iniziò lo stile del Sao, che prende il nome dalla sua opera più famosa, il poemaLi Sao (“Incontro al dolore”), in cui abbandonò i classici versi di quattro caratteri usati nei poemi dello Shi Jing e adottò versi di lunghezze variabili, che conferiscono al poema maggior ritmo ed ampiezza di espressione. Nell’opera, che costituisce il poema lirico politico di stile romantico più lungo della storia della letteratura classica cinese, l’autore, richiamando vari riferimenti storici, esprime la speranza che il re di Chu potesse agire in modo retto, come i saggi re della leggenda Yao, Shun e Yu, utilizzando all’interno persone virtuose e abili e alleandosi all’esterno con altri Stati nella resistenza allo Stato di Qin.[2]

Proprio per le profonde innovazioni introdotte nella poesia lirica, Qu Yuan è considerato anche una delle più eminenti figure del Romanticismo nella letteratura cinese, ed i suoi capolavori influenzarono alcuni dei più grandi poeti romantici della dinastia Tang come Li Bai e Du Fu.

Un altro importante poema di Qu Yuan è Tian Wen (“Domande al cielo”), in cui l’autore pone via via 172 domande al cielo su vari argomenti (astronomia, geografia, letteratura, filosofia), esprimendo i propri dubbi sui concetti tradizionali e di ricerca della verità in nome di uno spirito scientifico più aperto e moderno. Altrettanto celebri sono i Ju Ge (“Nove canti”), una serie di inni sacrificali elaborati sulla base di canti popolari. Qui l’autore crea un gran numero di figure di divinità, per cui si tratta in realtà di canzoni d’amore tra uomini e dei.[3]

Nelle sue opere, in modo originale e affascinante, Qu Yuan personifica fiori e alberi e crea figure di fate, a cui affida il proprio nobile sentimento. Nei versi di Qu Yuan, quindi, accanto alla bellezza del linguaggio e alla peculiarità delle metaforme, trovano spazio i suoi sentimenti più profondi tra i quali spicca la sua nostalgia per il paese natale. Proprio per questo, da millenni Qu Yuan è il poeta più venerato dai Cinesi. A parte la sua influenza letteraria, Qu Yuan è ritenuto anche il primo poeta patriottico della storia cinese. Il suo idealismo politico ed il suo inflessibile patriottismo sono serviti da modello per gli intellettuali cinesi fino ai giorni nostri.

Io sono Li

C’è tutto o quasi,il figlio tanto atteso dalla madre,le luci sull’acqua, il Poeta, l’amore , la morte.  Anche gli estremi che si ricongiungono nel mare che incontra la montagna, in questo intenso  film di Andrea Segre.

Dice Steve…

“Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare.”

tratto dal discorso di Steve Jobs a Stanford 2005

Siate affamati, siate folli. seconda parte

Siate affamati, siate folli. prima parte

Dolce caduceo