Dello stesso autore

Serendipity

Il termine serendipità è un neologismo[1] indicante la sensazione che si prova quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra. Il termine deriva da Serendip, l’antico nome persiano dello Sri Lanka.[2] Il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole che lo usò in una lettera scritta il 28 gennaio 1754 a Horace Mann, un suo amico inglese che viveva a Firenze. Horace Walpole fu ispirato dalla lettura della fiaba persiana “Tre prìncipi di Serendippo”di Cristoforo Armeno nel cui racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvano in più di un’occasione. La storia descrive le scoperte dei tre prìncipi come intuizioni dovute sì al caso, ma anche allo spirito acuto e alla loro capacità di osservazione.  Oltre ad essere indicata come sensazione, la serendipità indica anche il tipico elemento della ricerca scientifica, quando spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro. Portando alle estreme conseguenze il concetto di serendipità/casualità delle scoperte scientifiche, in contrapposizione al metodo dell’indagine sistematica, si può arguire che in ogni scoperta, come del resto in ogni aspetto della vita reale, deve essere insito qualche elemento di casualità: se il ricercatore sapesse già esattamente quello che sta cercando, non avrebbe bisogno di cercarlo, bensì gli basterebbe avere una conferma di una realtà che già prevede esista. In questo senso una nuova scoperta scientifica ottenuta mediante intuizione o serendipità da un ricercatore è cosa sostanzialmente diversa rispetto all’ottenimento di una conferma sperimentale di un evento mai prima osservato, ma previsto – da uno scienziato – in base all’estrapolazione di una teoria basata sull’interpretazione di altri eventi noti correlati. In questo caso infatti l’oggetto della ricerca sarebbe il tentativo di validare una teoria – cioè una rappresentazione astratta del mondo reale – quindi non la realtà in sè del mondo sottostante.

tratto da Wikipedia

Implicazioni della teoria dei neuroni specchio

“Come Rizzolati e Keyser finirono per scoprire, gli esseri umani si servono dei neuroni specchio per leggere l’emozione allo stesso modo dell’azione.  Le stesse aree del nostro cervello che si attivano quando sperimentiamo una gamma di emozioni umane, dalla gioia al dolore, si attivano anche quando  sperimentiamo una gamma di emozioni di un altro individuo. Ci basta semplicemente osservare l’espressione facciale o il linguaggio corporeo di una persona per mettere in moto l’effetto cascata di neuroni.  Quando vedete qualcuno sorridere o fare una smorfia , per quanto riguarda il vostro cervello siete voi a essere felici o turbati….. Lo scopo dei neuroni specchio non è soltanto capire che cosa una persona stia facendo e come si senta al riguardo, ma anche perchè lo sta facendo. Rizzolatti scoprì che che i neuroni non scaricano se l’obbiettivo non è chiaro….. Come l’opera dello scienziato chiarisce, la percezione del mondo non è una faccenda individuale,  limitata alle nostre capacità mentali, bensì un processo che implica una condivisione di circuiti neuronali.  Noi interiorizziamo l’esperienza altrui in ogni istante, automaticamente e immediatamente, senza alcuno sforzo consapevole, utilizzando una stenografia neuronale creata dalla nostra stessa esperienza.  Nell’atto stesso di collegarci con qualcuno, anche  a livello più superficiale, siamo coinvolti in una relazione di massima intimità.  …..Osservare qualcuno è interiorizzare immediatamente il suo punto di vista. Questo significa che l’atto stesso dell’osservare un’altra persona ci coinvolge immediatamente in un Legame in cui noi, il soggetto, ci fondiamo con il nostro oggetto. Per così dire, per poter comprendere un’altra persona, dobbiamo temporaneamente fonderci con lei…..( Infine ) Coloro che pensano di essere portati all’empatia, tipicamente esibiscono una maggiore attività di neuroni specchio.”

tratto da “THE BOND, Il legame quantico”, Lynne Mc Taggart, Macroedizioni, dicembre 2011

Neuroni specchio

Negli anni ’80 e ’90 il gruppo di ricercatori dell’Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti e composto da Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese e Giuseppe di Pellegrino si stava dedicando allo studio della corteccia premotoria. Avevano collocato degli elettrodi nella corteccia frontale inferiore di un macaco per studiare i neuroni specializzati nel controllo dei movimenti della mano, come il raccogliere o il maneggiare oggetti. Durante ogni esperimento era registrato il comportamento dei singoli neuroni nel cervello della scimmia mentre le si permetteva di accedere a frammenti di cibo, in modo da misurare la risposta neuronale a specifici movimenti.[8][9] Come molte altre notevoli scoperte, quella dei neuroni specchio fu dovuta al caso o per serendipità. L’aneddotica racconta che, mentre uno sperimentatore prendeva una banana in un cesto di frutta preparato per degli esperimenti, alcuni neuroni della scimmia che osservava la scena avevano reagito. Come poteva essere accaduto questo, se la scimmia non si era mossa? Se fino ad allora si pensava che quei neuroni si attivassero soltanto per funzioni motorie? In un primo momento gli sperimentatori pensarono si trattasse di un difetto nelle misure o un guasto nella strumentazione, ma tutto risultò a posto e le reazioni si ripeterono non appena fu ripetuta l’azione di afferrare. E’ stato osservato  come alcune aree del nostro cervello, normalmente deputate a guidare il movimento, siano dotate di “neuroni specchio”: si tratta di neuroni che si attivano quando compiamo una certa azione, ma anche risuonano con quelli di un nostro simile quando, restano fermi, lo osserviamo compiere la stessa azione. Vedere non è quindi solo registrare passivamente comportamenti, ma già da subito simularli a livello pre-conscio.
Il neurone specchio è un neurone specifico che si attiva sia quando si compie un’azione sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri (in particolare tra animali della stessa specie). Il neurone dell’osservatore “rispecchia” quindi il comportamento dell’osservato, come se stesse compiendo l’azione egli stesso. Questi neuroni sono stati individuati nei primati, in alcuni uccelli e nell’ uomo. Nell’uomo sono localizzati nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore del cervello. Alcuni scienziati considerano la scoperta dei neuroni specchio una delle più importanti della neuroscienza negli ultimi dieci anni.

I segreti dei neuroni specchio

Dietro le quinte della mostra “Lorenzo Lotto”

Plenilunio

 

 

Vivere l’immortalità

50.

Tra nascita e morte
tre su dieci sono seguaci della vita;
tre su dieci sono seguaci della morte.
E tre su dieci passano dalla vita alla morte.

Perchè è così?
Perchè sono troppo attaccati alla vita
e si aggrappano a questo mondo che passa.

Ma c’è uno solo su dieci, dicono, che sa vivere veramente
e non teme le tigri ne i rinoceronti,
e in battaglia le armi lo rifuggono,
i rinoceronti non riescono a incornarlo,
le tigri non sanno dove azzannarlo,
e i soldati non hanno alcun punto dove infilare le loro lame.

Perchè è così?
Perché egli dimora in quel luogo
in cui la morte non può entrare.

Comprendete la vostra essenza
e vedrete la fine senza conoscere la morte.

tratto da: ” La saggezza del Tao”, W.W.Dyer, ed. Corbaccio

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Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta.

Dal primo libro di Samuele

In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.
E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.

tratto da: 1Sam 3,1-10.19-20

Porcelain Moby

Umanesimo integrale

Tratto da :”Filosofia. Filosofie contemporanee” Vol.V. Atlas, Bergamo, 1998, pg.354

Jacques Maritain

(Parigi18 novembre 1882 – Tolosa28 aprile 1973) è stato un filosofo francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo. Autore di più di 60 opere, è generalmente considerato come uno dei massimi esponenti del neotomismo nei primi decenni del XX secolo e uno tra i più grandi pensatori cattolici del secolo. Fu anche il filosofo che più di ogni altro avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontandandoli da posizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il proprio ispiratore. A conferma di ciò, alla chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain, quale rappresentante degli intellettuali, che Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio messaggio agli uomini di scienza e del pensiero.   Il pensiero di Jacques Maritain è elaborato partendo dalla filosofia di Aristotele e di San Tommaso d’Aquino. Come quella dei suoi due maestri, la visione di Maritain si appoggia anzitutto sulla percezione della realtà, e, poi, sulla comprensione dei principi fondamentali della metafisica. Maritain è un metafisico che difende una concezione della filosofia come scienza – anzi come la regina delle scienze – contro coloro che vorrebbero negare alla filosofia tale statuto. Nel 1910 Maritain completa il suo primo grande contributo alla filosofia contemporanea, un articolo di 28 pagine intitolato Raison et Science contemporaine, ossia Ragione e scienza contemporanea, che apparve nel numero di giugno della Revue de Philosophie. Maritain denunciava la divinizzazione della scienza e la confisca che questa faceva del ruolo della ragione e della filosofia e l’eccesso di importanza che veniva attribuito alle scienze rispetto alle lettere.  Nel 1936 Jacques Maritain pubblicò il testo di sei lezioni, tenute nel 1934 presso l’Università di Santander con il titolo Umanesimo integrale (Humanisme intégral), in cui delineava l’ideale storico di una nuovo cristianità e di un nuovo umanesimo, alternativo da una parte al marxismo, al liberalismo e al fascismo, ma dall’altra anche alla vecchia cristianità medioevale. Al contrario delle opere precedenti il termine storico di confronto non è più la Terza Repubblica francese, prototipo della società borghese, bensì l’Unione sovietica e le dittature fasciste.

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»

“In quel tempo, Giovanni predicava:«Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

tratto da: (Mc 1,7-11)

Venite all’acqua…

Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.

tratto da: (Is 55,1-11)

Alzati, rivestiti di luce…

Dal libro del profeta Isaia
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.

tratto da Isaia 60,1-6

Immagine tratta dall’altare del Duca Rachis

Rete di Connessioni

” Negli ultimi quindici anni, da quando ho iniziato a riflettere sul significato delle scoperte d’avanguardia della fisica e di altri rami della scienza, sono rimasta colpita nel vedere quanta parte della teoria scientifica, e di conseguenza del nostro modello di funzionamento delle cose, stia attualmente andando in fumo.  Con ogni nuova scoperta nelle scienze, un’altra delle nostre amate idee su noi stessi viene rovesciata. Quella che sta emergendo è una storia scientifica del tutto nuova che sfida molte delle assunzioni newtoniane e darwiniste, inclusa la premessa più fondamentale: il senso delle cose come entità separate in competizione per la sopravvivenza. L’ultima prova che ci viene dalla fisica quantistica offre una straordinaria possibilità che tutta la vita esista in una dinamica relazione di cooperazione.  La fisica quantistica ora riconosce che l’universo non è una collezione di cose separate che si fanno strada a gomitate in uno spazio vuoto, ma tutta la materia esiste in una immensa rete di connessioni, e qualunque essere vivente al suo livello più elementare è un sistema energetico coinvolto in un costante trasferimento d’informazioni con il proprio ambiente.   Piuttosto  che un raggruppamento di singoli atomi e singole molecole indipendenti, gli oggetti e gli esseri viventi oggi sono piuttosto compresi come processi dinamici e proteiformi, in cui parti di una cosa e parti di un’altra si scambiano continuamente di posto.  Questa rivoluzione non è limitata alla fisica. Nuove straordinarie scoperte nei campi della biologia e delle scienze sociali  hanno profondamente alterato la nostra visione della relazione tra gli esseri viventi e il loro ambiente.  Biologi, psicologi e sociologi di frontiera hanno dimostrato che gli individui sono molto meno individuali di quanto pensavamo fossero.  Tra le più piccole particelle del nostro essere, tra il nostro e il nostro ambiente, tra noi stessi e tutte le persone con cui siamo in contatto, tra ogni membro di ogni gruppo sociale c’è un Legame – una connessione così integrale e profonda che non esiste più una netta demarcazione tra la fine di una cosa e l’inizio di un’altra.”

Tratto da: “The Bond, il Legame Quantico”, Lynne Mc Taggart, Macroedizioni

Il tè nel deserto