Schubert, “Incompiuta”, I tempo
Nell’Incompiuta si riverbera più che in ogni altra opera di Schubert la ricerca di senso della vita, che fecero del giovane musicista un autentico viandante (Der Wanderer) dal nome di un suo popolarissimo lied, i cui versi recitano: “Tra i singhiozzi mi chiedo sempre. Dove?…dove sei terra mia adorata?… Terra verde di speranza, terra dove fioriscono le mie rose, dove sono i miei amici, dove risorgeranno i miei morti, terra che parli la mia lingua, o terra dove sei? Vago silenzioso, infelice, tra i singhiozzi mi chiedo sempre: dove’? Il vento mi risponde: “La dove tu non sei, c’è la felicità”
tratto da: ” Schubert, l’anima che manca all’Europa”, Corriere della Sera, domenica 19.02.2012
Obbedienza e Libertà
” In questo mondo che passa, e passando consuma ogni cosa; in questo mondo che ora fa gioire per il semplice fatto di esserci, ora gemere di rabbia e di dolore come schiavi alla catena; in questo mondo teatro dell’essere e del nulla, libera scelta e cieco destino, allegria della mente e disperazione dell’anima; in questo mondo di fantasmi e poesia, io non conosco nulla più grande del bene. Se c’è una dimensione nella quale non dico superare , dico per lo meno sopportare, il fluire inesorabile di esseri viventi che nascono e muoiono, tutti necessariamente incatenati dalla brama di cibo e di orgasmo e di un posto sul palcoscenico per poter essere qualcuno e ricevere così la propria dose di applausi e di denaro, questa dimensione, sola possibile liberazione dai morsi della triplice catena, è il bene. Chi fa il bene si libera, almeno per un pò, dalla catena alimentare, sessuale e sociale ; chi no, no. Rimane servo. Volendo sintetizzare in una formula l’unica possibile liberazione, parlo di bontà dell’intelligenza. Raramente le due cose si ritrovano insieme, spesso si hanno uomini buoni ma poco intelligenti, per cui non sai se la loro bontà non sia altro che debolezza, come pensava Niezsche; oppure uomini dotati di intelligenza ma senza il minimo scrupolo per asservire e talora umiliare, e che rabbrividiscono alla sola idea di poter passare per buoni. Di contro io ritengo che la bontà che desidera la luce dell’intelligenza e l’intelligenza che desidera il calore del bene, l’unione di queste due dimensioni in ciò che chiamiamo bontà dell’intelligenza, sia il vertice sommo a cui la vita di un essere umano possa arrivare. Ho incontrato uomini e donne così, ne parlo per esperienza personale, ho potuto toccare con mano la grazia che li pervadeva, mentre sentivo risuonare dentro di me il versetto del salmo: “Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore” Salmo 16,3 nella versione CEI 1974; la traduzione è completamente modificata nella versione CEI 2008: ” Agli idoli del paese, agli dei potenti andava tutto il mio favore”…”
Introduzione tratta da: “Obbedienza e libertà” Vito Mancuso, Campo dei Fiori, aprile 2012
Rimembrare
“Sei, lo sei sempre stato, e lo sarai sempre, una parte divina del divino tutto, un membro dell’insieme. E questa è la ragione per cui l’atto di riunire il tutto, di tornare a Dio, è detto reminiscenza. In effetti tu cerchi di rimembrare Chi Sei in Realtà, o di unirti di nuovo con le varie parti di te per sperimentare il tutto di te, vale a dire il Tutto di Me. Il tuo compito sulla terra, perciò non è quello di apprendere (perchè già sai), ma di rimembrare Chi Sei. E di rimembrare chi sia chiunque altro. Ed è per questo che una gran parte del tuo compito consiste nel ricordare agli altri, così che anch’essi siano in grado di ricordare.
Tutti i meravigliosi maestri spirituali hanno svolto proprio tale compito. E’ il tuo unico scopo. Il che sarebbe a dire lo scopo della tua anima”
tratto da: “Conversazioni con Dio”, Neale Donald Walsch, Un dialogo fuori dal comune, Sperling & Kupfer Editori
Fede nella primavera
“Le dolci brezze si sono risvegliate
Spirano e sussurrano giorno e notte;
Si muovono ovunque.
Oh aria fresca, oh nuovo suono!
Ora, povero cuore, non temere,
Ora tutto, tutto deve cambiare.
Il mondo diventa più bello ogni giorno,
Non si sa cosa diventerà.
La fioritura non accenna a finire
Fiorisce anche la valle più lontana e profonda.
Ora, povero cuore, dimentica il tu tormento
Ora tutto, tutto deve cambiare.
Ludwig Uhland
Sincronicità
” Con la progressiva frantumazione dei gruppi sociali e con l’aumento dell’individualismo e dell’isolamento nella nostra società, per molti di noi è diventato via via più difficile fare i conti con i momenti critici di transizione, e poichè la nostra cultura ha messo in secondo piano la figura una volta centrale della guida spirituale, dello sciamano, della donna-stregone o degli anziani della comunità, troppo spesso ci ritroviamo privi dell’aiuto che ci servirebbe per andare avanti. Le coincidenze significative, che si verificano sempre in momenti di trasformazione o di cambiamento, simboleggiano dunque il nostro rapporto profondo con gli altri e ci rassicurano rispetto al fatto che nel mezzo di queste transizioni non siamo mai completamente da soli. Eppure il tratto essenziale e distintivo della sincronicità è il modo in cui viene colto il significato sul quale tali coincidenze si basano. Grazie alla nostra capacità di svelare e di vivere il significato individuale di quanto ci accade, l’evento sincronistico ci ricorda una verità fondamentale, è cioè che le nostre vite sono organizzate, consciamente o meno, come una storia; che le nostre vite possiedono una loro coerenza, una direzione, una ragione d’essere e anche una loro bellezza. La sincronicità ci ricorda che la storia della nostra esistenza può essere un’opera d’arte.”
tratto da:”Nulla succede per caso”, Robert H.Hopcke, Saggi Mondadori
Il Tao della fisica
“Tutte le azioni avvengono per l’intrecciarsi delle forze della natura; (ma) colui che è traviato dal sentimento del proprio ego pensa: “sono io colui che fa”. Ma colui che conosce il rapporto fra le forze della natura e le azioni vede come certe forze della natura agiscono su altre, e non ne diviene schiavo”
tratto da: “Bhagavad Gita”, III, 27-28
Fin qui, la nostra esplorazione della concezione del mondo suggerita dalla fisica moderna ha ripetutamente mostrato che l’idea di “mattoni fondamentali” della materia non è più sostenibile. Nel passato questo concetto fu estremamente utile e permise di spiegare prima il mondo fisico in termini di mondo limitato di atomi, poi le strutture degli atomi in termini di pochi nuclei circondati da elettroni, e infine, le strutture dei nuclei in termini di due “mattoni” nucleari, il protone eil neutrone. Così, atomi, nuclei e adroni furono considerati, di volta in volta”particelle elementari”. Nessuno di essi, tuttavia, rispose pienamente alle aspettative. Ogni volta risultò che queste particelle avevano esse stesse strutture composite, e i fisici sperarono che sempre con la generazione successiva di costituenti sarebbero finalmente arrivati ai componenti ultimi della materia. D’altra parte, le teorie della fisica atomica e subatomica rendevano sempre più improbabile l’esistenza di particelle elementari. Queste teorie rivelavano una fondamentale interconnessione della materia, mostrando che l’energia di moto può essere trasformata in massa e suggerendo che le particelle sono processi più che oggetti. Tutti questi sviluppi indicavano con forza che l’ingenua immagine meccanicistica di “mattoni fondamentali” doveva essere abbandonata. Eppure molti fisici sono tuttora restii a compiere questa svolta. L’abitudine secolare di spiegare le strutture complesse suddividendole in costituenti più semplici è così profondamente radicata nel pensiero occidentale che ancora oggi se ne continua la ricerca. Tuttavia, nella fisica delle particelle è presente una scuola di pensiero radicalmente diversa, che parte dall’idea che la natura non possa essere ridotta a entità fondamentali, quali le particelle elementari o i campi fondamentali. La natura deve essere compresa interamente attraverso la sua coerenza interna o “autocoerenza”, cioè ricercando la coerenza dei suoi componenti ognuno con se stesso e reciprocamente tra di loro. Questa idea è sorta nel contesto della teoria della matrice S ed è nota come l’ipotesi bootstrap. La filosofia del bootstrap rappresenta il definitivo abbandono della concezione meccanicistica nella fisica moderna. …….il mondo non può esser inteso come un’assemblaggio meccanico di entità che non si possono analizzare ulteriormente. Nella nuova concezione, l’universo è visto come una rete dinamica di eventi interconnessi. Nessuna delle proprietà di una qualsiasi parte di questa rete è fondamentale; ognuna di esse deriva dalle proprietà delle altre parti, e la coerenza complessiva delle loro connessioni reciproche determina la struttura dell’intera rete. …. E’ evidente che una concezione della natura di tipo completamente bootstrap, nella quale tutti i fenomeni dell’universo siano determinati unicamente dalla loro coerenza reciproca, si avvicina molto alla visione orientale del mondo. … Questa stretta connessione è espressa nel modo più chiaro nel Taoismo. Per i saggi taoisti, tutti i fenomeni nel mondo facevano parte della via cosmica, il Tao, e le leggi seguite dal Tao non erano state date da nessun legislatore divino, ma erano inerenti alla sua stessa natura. ”
tratto da:” Il Tao della fisica”, Fritjof Capra, Adelphi, 1975
Luigi Giussani quasi Taoista
” La Bibbia rivela che un ‘eccessivo attaccamento a sé ‘ ( la forma psicologica identica è nota: ‘amor proprio’) spinge la ragione dell’uomo, nel suo desiderio appassionato, nella sua pretesa di capire questo supremo significato da cui tutti i suoi atti dipendono, a dire a un certo punto: “Ecco, ho capito il mistero è questo” . Esistenzialmente cioè questa natura della ragione come esigenza di conoscere, di comprendere, penetra tutto e perciò pretende di penetrare anche l’ignoto da cui ogni cosa dipende, da cui il suo fiato e il suo respiro, istante per istante dipendono. La ragione non tollera, impaziente, di aderire all’unico segno attraverso cui seguire l’Ignoto, segno così ottuso, così cupo, così non trasparente, così apparentemente casuale, come è il susseguirsi delle circostanze: è come sentirsi in balia di un fiume che ti trascina in qua e in la. Nella sua situazione esistenziale la natura della ragione soffre una vertigine cui dapprima può resistere, ma poi vi cade. E la vertigine sta in questa prematurità o impazienza con cui dice: ” Ho capito, il significato della vita è questo”. Tutte le affermazioni secondo cui: “Il significato del mondo è questo, il senso dell’uomo è questo, il destino ultimo della storia è questo” , nella loro diversità e molteplicità sono tutte documentazioni di quella caduta. Ma quando la ragione dell’uomo dice” il significato della mia vita è…”, “Il significato del mondo è…”, ” Il significato della storia è…”, identifica inevitabilmente questo è: il sangue della razza tedesca, la lotta del proletariato, la competizione per la supremazia economica, ecc. …. Ogni volta che questo è identificherà un contenuto di definizione, inevitabilmente partirà da un certo punto di vista. Vale a dire, se l’uomo pretende la definizione del significato globale non può non cadere nella esaltazione del suo punto di vista, di un punto di vista. Non potrà che pretendere la totalità per un particolare; un particolare del tutto viene pompato a definire la totalità. Allora questo punto di vista cercherà di far stare dentro la sua prospettiva ogni aspetto della realtà. E siccome è un particolare della realtà, questo far rientrare tutto dentro di esso non potrà che far rinnegare o dimenticare qualche cosa, non potrà che ridurre, negare e rinnegare, il volto completo e complesso della realtà. ….Avevamo detto che il vero problema, che sta a monte di tutto questo nostro discorrere, è cosa sia la ragione: se la ragione è l’ambito del reale, o se la ragione è un varco sul reale. Ma all’evidenza della nostra esperienza la ragione si rivela come un occhio spalancato sulla realtà, un varco sull’essere, nel quale non si è mai finito di entrare, il quale per natura sua deborda da tutte le parti e perciò il significato globale è il mistero. La decadenza, la degradazione di cui parlavo, la parabola che immediatamente, secondo una specie di forza di gravità opera dentro la ragione, sta nella pretesa che la ragione sia la misura del reale, vale a dire che la ragione possa essa identificare, e quindi definire, quale sia il significato di tutto. Pretendere di definire il significato di tutto, in fondo che cosa vuol dire? Pretendere di essere la misura di tutto, vale a dire, pretendere di essere Dio.”
tratto da:” Il senso religioso”, Luigi Giussani, ed. Jaca Book, marzo 1986
Il Tes-ORO trovato
Le meravigliose sette bambine del corso di Meditazione creativa di NovArmonia hanno oggi preparato il loro uovo, metafora della rinascita primaverile. Tutti simili, ma ognuno diverso dall’altro, come ogni personalità che si esprime nel dare vita a un piccolo manufatto simbolico. Hanno imparato a lavorare bene assieme, a riflettere nei loro quaderni con disegni e pensieri. Abbiamo meditato sulla presenza dell’Angelo nella nostra esistenza, sull ‘Amore nato dal cuore della Madre, sul bambino di luce che vive in ciascuno di noi, come una stella nascente, splendente per tutta la vita. Sul Tes-oro, dono di amore pensato come piacere sublime dell’ALTRO. Come è importante apprendere a relazionarsi anche con i sentimenti, le emozioni, ciò che è invisilbile e impalpabile. Sono molto felice del lavoro che questo gruppo sta portando avanti. Grazie a Tutte, e alle mamme e ai papà che mi regalano la possibilità di vivere alcuni momenti importanti con queste bellissime anime.
Corsi di NovArmonia
NovArmonia
propone
Piccolo corso di
meditazione creativa
per bambini
sabato 31 marzo
Tes –oro trovato
L’associazione culturale NovArmonia, ideata da Annamaria e Paola Pivetta, si propone di creare un luogo che accolga persone interessate al loro sviluppo psicofisico al fine di trovare un nuovo modo di vivere in sintonia con il proprio tempo. Il centro desidera mettere a disposizione dei suoi soci la conoscenza approfondita di tecniche naturali come i Fiori del dottor Edward Bach, la tecnica Bowen, la disciplina del Feng Shui e altre discipline anche ricreative ispirate dagli stessi principi.
Sutra del loto V
« Gli esseri vivono in una grande varietà di ambienti, ma solo il Tathāgata (essere pienamente illuminato) vede le circostanze autentiche e le comprende chiaramente, senza difficoltà. È come nel caso delle piante e degli alberi, della boscaglia, dei cespugli e delle erbe medicinali, che non hanno consapevolezza della propria natura superiore, media e inferiore. Ma il Tathāgata sa che questa Legge ha una forma unica, un unico aroma, vale a dire la forma della emancipazione, la forma della separazione, la forma dell’estinzione, la forma del nirvana definitivo, della costante serena estinzione, che in definitiva si risolve nella vacuità. Il Buddha capisce tutto questo. Ma poiché vede i desideri che alloggiano nelle menti degli esseri viventi, egli li guida e li protegge e per questa ragione non espone loro immediatamente la saggezza onnicomprensiva. »
tratto da: “Sutra del loto V”, Budda Sakyamuni
Il principio della mutua convivenza e del mutuo sostenimento
Molti certo , erano i mali di cui soffrivano gli uomini nell’antichità. Ma ci furono, però dei savi. Questi insegnarono agli uomini il principio della mutua convivenza e del mutuo sostenimento. Essi fecero i loro sovrani e i loro maestri. Misero in fuga i rettili, i serpenti e le fiere e stabilirono il primatodell’uomo. Per coloro che avevano freddo fecero abiti; per quelli che avevano fame fecero da mangiare; per coloro che abitavano sopra gli alberi … o nelle caverne… essi fecero delle case. Istituirono degli operai che costruissero utensili; dei commercianti che facessero gli scambi di quelle cose che avevano o di cui mancavano; dei medici che usassero le medicine…Inculcarono la riconoscenza verso i benefattori; istituirono norme che assegnassero a ciascuno il suo posto. Crearono la musica che dissipasse la tristezza accumulata nel cuore, il governo che scuotesse la negligenza, i castighi che spezzassero l’ostinazione. E giacchè gli uomini s’ingannavano scambievolmente i savi dettero loro … dei moggi, dei litri, dei pesi e delle bilance per far fede nelle vendite. …. Ed ora ci sono quelli che dicono: “rompiamo i moggi, rompiamo le bilance e allora il popolo non avrà più di che disputare. …
Gli antichi volendo rendere manifesta la forza dell’intelligenza, prima governavano il loro Stato; ma per governare il loro Stato, prima organizzavano la loro famiglia; ma per organizzare la famiglia, prima badavano alla loro condotta, prima raddrizzavano il loro cuore, ma per raddrizzare il cuore, prima rettificavano le loro intenzioni…. I principi delle leggi antiche si capivano facilmente e si mettevano in pratica…. Oggi (invece) si vogliono esaltare le leggi dei barbari, anzi si vogliono preferire a quelle antiche … Oggi quelli che pretendono di innovare rigettano lo Stato e la famiglia, e aboliscono le relazioni naturali, di modo che il figlio non rispetta più il padre, il suddito non si sottomette alla legge… Ma allora che cosa bisogna fare? Bisogna che gli uomini agiscano da veri uomini…e siano nuovamente istruiti nella dottrina antica…. Speriamo che sia così.”
tratto da: Han-Iu (768-824) Frammenti di dottrina cinese.
Il Padre e il Figlio
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
tratto da: Vangelo, Giovanni 5,17-30
Al tempo della benevolenza…
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore:
«Al tempo della benevolenza ti ho risposto, nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo, per far risorgere la terra, per farti rioccupare l’eredità devastata, per dire ai prigionieri: “Uscite”, e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade, e su ogni altura troveranno pascoli. Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d’acqua. Io trasformerò i miei monti in strade e le mie vie saranno elevate. Ecco, questi vengono da lontano, ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente e altri dalla regione di Sinìm». Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri. Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.
tratto da:Bibbia, Isaia 49,8-15
Haiku di primavera
Com’è strano
anche vivere così!
L’ombra dei fiori.
KOBAYASHI ISSA 1810
Tratto da: “Il Grande libro degli Haiku”, Irene Starace, ed. Castelvecchi
21 marzo 2012
Giornata Mondiale della Poesia
La pioggia di primavera
fa crescere l’artemisia
Strada d’erba.
MATSUO BASHO
Tratto da: “Il grande libro degli Haiku”, di Irene Starace, ed. CASTELVECCHI
20 marzo equinozio di primavera, 80 giorno dell’anno
La parola “equinozio” deriva dal latino “equi -noctis” e significa “notte uguale” al dì. La definizione puramente teorica di lunghezza del dì si riferisce all’intervallo di tempo compreso fra due intersezioni temporalmente consecutive del centro apparente del disco solare con l’orizzonte del luogo geografico. Usando questa definizione, la lunghezza del dì risulterebbe di 12 ore. In realtà, gli effetti di rifrazione atmosferica, il semidiametro e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del dì ecceda quella della notte[2]. Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giornidell’anno nei quali hanno inizio primavera e autunno. Agli equinozi, intesi come giorni di calendario, il Sole sorge quasi esattamente ad est e tramonta quasi esattamente ad ovest; ma non esattamente, in quanto (per definizione) l’equinozio è un preciso istante che quindi può, al massimo, coincidere con uno solo dei due eventi, ma non prodursi due volte nell’arco di 12 ore. Nell’emisfero settentrionale, l’equinozio di marzo (che cade il 20 o 21 marzo), è l’equinozio di primavera.
Magnifica presenza
Uscito il 16 marzo nei cinema l’ultimo film di Ferzan Ozpetek.