Il gioco del Nim
La teoria del gioco di Nim è stata scoperta nel 1901 da Charles Bouton professore all’università di Harvard, anche se si ipotizza che abbia avuto origine in Cina. Il nim è un gioco matematico per due giocatori. La strategia del gioco si basa sulla distinzione tra posizioni (o configurazioni) sicure e insicure. Una configurazione si dice sicura se la somma nim delle rappresentazioni binarie degli elementi delle pile dà 0; altrimenti si dice insicura. La strategia vincente consiste nel lasciare all’avversario, ad ogni mossa, una configurazione sicura. È sempre possibile raggiungere una posizione sicura a partire da una insicura (e viceversa), mentre è impossibile ottenere una posizione sicura partendo da una configurazione sicura.
Virginia Woolf
Nell’estate del 1940 pubblica l’ultima opera; Tra un atto e l’altro, mentre la Gran Bretagna è in guerra. Intanto le sue crisi depressive si fanno sempre più violente e incalzanti. Virginia ama circondarsi di persone ma quando è sola ricade nello stato d’ansia e di sbalzi d’umore tipico della malattia. A contribuire all’aumento delle sue fobie è il procedere della guerra. Infine il 28 marzo del 1941, si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, non lontano da casa, nei pressi di Rodmell. Lasciò una toccante nota al marito:
(EN)
« Dearest, I feel certain that I am going mad again. I feel we can’t go through another of those terrible times. And I shan’t recover this time. I begin to hear voices, and I can’t concentrate. So I am doing what seems the best thing to do. You have given me the greatest possible happiness. You have been in every way all that anyone could be. I don’t think two people could have been happier ‘til this terrible disease came. I can’t fight any longer. I know that I am spoiling your life, that without me you could work. And you will I know. You see I can’t even write this properly. I can’t read. What I want to say is I owe all the happiness of my life to you. You have been entirely patient with me and incredibly good. I want to say that – everybody knows it. If anybody could have saved me it would have been you. Everything has gone from me but the certainty of your goodness. I can’t go on spoiling your life any longer. I don’t think two people could have been happier than we have been. V »
|
(IT)
« Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi. V. »
|
Orlando – scena labirinto
Siamo nell’Inghilterra di Elisabetta I. Orlando è un affascinante nobile. La bellezza e l’ambiguità dei suoi tratti sono armi in grado di conquistare la regina, che infatti lo introduce a corte. Lì Orlando, divenuto il prediletto di Sua Maestà, vive attorniato dal lusso, e alla morte di Elisabetta I rimane a corte al servizio di re Giacomo I. L’Inghilterra e gran parte dell’Europa vengono travolte da un’ondata di gelo e durante questo periodo di irreale biancore Orlando incontra la bella Sasha, figlia dell’ambasciatore di Russia, della quale si innamora perdutamente e per la quale lascia ogni cosa. Ma il loro amore non durerà a lungo, e Orlando si rifugerà nell’unico luogo dove si sente a suo agio: la sua casa natia. Un sonno lungo una settimana lo colpirà, e al risveglio partirà in veste di ambasciatore alla volta dell’Asia. Cade nuovamente in un nuovo lunghissimo sonno, ma al suo ridestarsi deve fare i conti con una verità sconvolgente: scopre infatti di essersi risvegliato nel corpo di una donna. La cosa non sembra stupirlo, Orlando considera l’accaduto come una opportunità e sceglie di vivere per un po’ di tempo con un gruppo di zingari tra i quali la donna è tenuta di gran lunga più in considerazione che non in Inghilterra. Orlando-donna tornerà a Londra, dove imparerà ad amare la poesia scoprendo la sua vocazione per le lettere, e farà della propria casa un luogo di ritrovo per intellettuali e poeti. Si innamorerà poi di Lord Bonthrop Shelmerdine, un avventuriero incontrato per caso: la storia di Orlando si conclude nel 1928, lei è una scrittrice di fama e il suo romanzo La quercia conserva atmosfere e luoghi vissuti nella sua lunga vita…
“Ieri mattina ero disperata, non riuscivo a spremere una parola, alla fine mi sono presa la testa tra le mani, ho intinto la penna nell’inchiostro, e ho scritto queste parole quasi meccanicamente, sul foglio bianco: Orlando. Una biografia. Appena fatto questo, il mio corpo è stato invaso dall’estasi, la mia mente da idee”. Queste le parole che Virginia Woolf esattamente il 9 ottobre del 1927 scrisse in una lettera indirizzata a Vita Sakville West, la donna con la quale Virginia Woolf ebbe una storia d’amore, l’amica con la quale condivise gran parte della vita. E Orlando a pieno diritto può essere considerato una lunghissima lettera d’amore, scritta dalla Woolf per rendere immortale la figura di Vita, per rendere eterno il suo fascino ambiguo e prepotente, per lasciare una testimonianza eccellente di un amore mai dimenticato. Per un anno intero il libro diventerà infatti un gioco privato tra le due donne: alla notizia che Virginia avrebbe scritto di-per-su di lei, Vita ne fu incantata e non si preoccupò minimamente del fatto che grazie alla dedica e alle fotografie che Virginia voleva inserire avrebbe potuto essere riconosciuta. Al contrario l’aiutò a sceglierne di adatte e le raccontò aneddoti e ricordi legati al proprio vissuto. La Woolf tra le pagine di Orlando dissemina la sua strenua difesa dell’idea che l’essere umano è essenzialmente androgino, la sua convinzione che in ogni persona convivano una parte maschile e una femminile entrambe da esplorare con naturalezza, e non manca di far pesare il suo punto di vista sulle scelte della politica e del costume, sottolineando con ironia il mancato ruolo della donna nella società a lei contemporanea. Orlando è un libro che convinse tutti e che la consacrò nell’olimpo degli scrittori del suo tempo: alla sua uscita infatti fu accolto trionfalmente sia dal pubblico che dalla critica, e la stessa Woolf – sempre severa verso il proprio lavoro – non poté non riconoscere l’originalità dello stile usato, della composizione, del tema.
Elena Torre
Altra antica invocazione al Santo
Secondo la tradizione popolare, per un’altra preghiera particolare il Santo di Padova è famoso. Meno conosciuta forse dei “Si quaeris” fu donata da san Antonio a una donna che cercava aiuto dalle tentazioni del demonio. Il francescano Papa Sisto V, la fece scolpire alla base del’obelisco da lui fatto erigere a Roma in piazza San Pietro.
Ecce Crucem Domini!
Fugite partes adversae!
Vicit Leo de tribu Juda,
Radix David! Alleluia!
Ecco la Croce del Signore!
Fuggite forze nemiche!
Ha vinto il Leone di Giuda,
La radice di Davide! Alleluia!
Si quaeris
Il Sequeri è una forma di preghiera popolare cristiana che la tradizione consiglia per recuperare le cose perdute. Deriva il suo nome dalla storpiatura del latino: “si quaeris miracula“, parole iniziali del responsorio a San Antonio, invocato dal popolo per trovare un oggetto smarrito. L’invocazione chiede a Dio, attraverso l’intercessione del Santo, protezione contro le calamità, il pericolo della morte dell’anima, le malattie, il demonio che occorre riconoscere sempre. Allora anche il mare obbedisce e le forze della natura tornano ad essere in armonia con l’uomo. Ricordiamo che il giovane Antonio di Lisbona era un francescano, e come Il Santo umbro, venerava Dio nella natura, negli uomini, nell’universo intero che ci circonda. Non trovare un oggetto, essere preda di un qualsiasi malanno è una forma di disarmonia che l’uomo vive con sofferenza e dolore. La preghiera sana e eleva l’uomo, caccia gli spiriti bassi che ci vogliono ancorare a una realtà pesante e niente affatto spirituale.
« Si quaeris miracula
mors, error, calamitas,
demon, lepra fugiunt
aegri surgunt sani.
Cedunt mare, vincula:
membra, resque perditas,
petunt et accipiunt
juvenes et cani.
Pereunt pericula,
cessat et necessitas,
narrent hi qui sentiunt,
dicant Paduani.
Cedunt mare, vincula…
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto…
Cedunt mare, vincula… »
«Se brami i miracoli,
la morte, l’errore, le calamità,
il demonio, la lebbra fuggono,
mentre i morti sorgono già risanati.
Il mare obbedisce,
s’ infrangono le catene,
giovani e vecchi ottengono
l’uso delle membra e delle cose perdute.
I perigli avrai lontani,
la miseria sparirà;
ben lo sanno i Padovani,
preghi ognun e proverà!
Il mare obbedisce,
s’ infrangono le catene,
giovani e vecchi ottengono
l’uso delle membra e delle cose perdute.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo
come era nel principio ora e sempre »
If, then, thou seekest miracles,
Death, error, all calamities,
The leprosy and demons flee,
The sick, by him made whole, arise.
Ant: The sea withdraws and fetters break,
And withered limbs he doth restore,
While treasures lost are found again,
When young or old his help implore.
All dangers vanish from our path,
Our direst needs do quickly flee:
Let those who know repeat the theme:
Let Paduans praise St. Anthony.
Ant: The sea withdraws and fetters break,
And withered limbs he doth restore,
While treasures lost are found again,
When young or old his help implore.
To the Father, Son let glory be, And Holy Ghost eternally.
Ant: The sea withdraws and fetters break
And withered limbs he doth restore,
While treasures lost are found again,
When young or old his help implore.
http://www.cantualeantonianum.com
Visioni ghoetiane all’arrivo in Italia
“11 settembre, sera
Eccomi a Rovereto, punto divisorio della lingua; più a nord si oscilla ancora fra il tedesco e l’italiano. Qui per la prima volta ho trovato un postiglione italiano autentico; il locandiere non parla tedesco, e io devo porre alla prova le mie capacità linguistiche. Come sono contento che questa lingua amata diventi ormai la lingua viva, la lingua dell’uso!
Torbole, 12 settembre, dopo pranzo
Quanto vorrei che i miei amici fossero per un attimo accanto a me e potessero godere della vista che mi sta dinanzi! Stasera avrei potuto raggiungere Verona, ma mi sarei lasciato sfuggire una meraviglia della natura, uno spettacolo incantevole, il lago di Garda; non ho voluto perderlo, e sono stato magnificamente ricompensato di tale diversione. Poco dopo le cinque partii da Rovereto e presi per una valle laterale, le cui acque scendono all’Adige. Quando si arriva in cima, si vede sporgere da dietro un enorme sbarramento roccioso, che bisogna oltrepassare per scendere al lago. Qui ho visto bellissime rocce calcaree per uno studio di pittura. Giunti in basso, si trova un paesello affacciato all’estremità settentrionale del lago con un piccolo porto, o per meglio dire un approdo, chiamato Torbole. Lungo il cammino gli alberi di fico mi avevano già tenuto spesso compagnia, e quando scesi giù per l’anfiteatro di roccia trovai i primi ulivi carichi di olive. Qui incontrai anche per la prima volta, come frutto ordinario, i piccoli fichi bianchi che mi aveva promesso la contessa Lanthieri. Dalla stanza dove mi trovo una porta conduce al cortile sottostante; vi ho spinto davanti la tavola e ho disegnato a grandi linee il panorama. Si vede il lago per quasi tutta la sua lunghezza; solo in fondo a sinistra esso si sottrae al nostro sguardo. Ambedue le rive, incassate fra colline e montagne, risplendono di innumerevoli piccoli paesi. Dopo la mezzanotte il vento soffia da nord verso sud; perciò, chi vuole discendere il lago deve partire a quell’ora, poiché i venti cambiano direzione qualche ora prima del sorgere del sole e soffiano verso nord. Adesso, di pomeriggio, il vento mi spira decisamente all’incontro e attenua gradevolmente la vampa del sole. Nello stesso momento il Volkmann m’informa che questo lago un tempo si chiamava Benacus, e cita un verso di Virgilio che lo ricorda: Fluctibus et fremitu resonans Benace marino.
E’ il primo verso latino il cui contenuto mi stia vivo davanti agli occhi; e nel momento che il vento diventa sempre più forte e il lago batte l’approdo con onde sempre più alte, è vero ancor oggi come tanti secoli fa. Molte cose sono cambiate, ma il vento agita ancora il lago, e lo spettacolo che si gode è ancor sempre nobilitato da un verso di Virgilio. Scritto al quarantacinquesimo grado e cinquanta minuti primi di latitudine.
Sono andato a passeggio nella frescura serale, ed è proprio un paese nuovo, un ambiente affatto diverso quello in cui mi trovo adesso. La gente vive una vita rilassata, noncurante: prima di tutto le porte non hanno serrature, ma l’oste mi assicurò che potevo star tranquillo, anche se tutto il mio bagaglio fosse consistito di diamanti; in secondo luogo le finestre sono chiuse da carta oleata anzichè da vetri; infine manca una comodità molto importante, dimodochè si è abbastanza prossimi allo stato di natura. Quando chiesi al servo come soddisfare una certa necessità, egli accennò al cortile di sotto: “Qui abasso può servirsi!”. Io gli domandai: “ Dove?”.”Da per tutto, dove vuol!” rispose cortesemente. In ogni cosa manifesta qui la massima trascuratezza, ma anche molta vitalità e operosità. Tutto il giorno si ode tra le vicine un cicalare, un gridare, e nello stesso tempo tutte hanno da fare qualcosa, da attendere a qualcosa. Non ho ancora visto una donna starsene in ozio. Con enfasi italiana l’oste mi annunziò che era felice di potermi servire una trota squisitissima. Le pescano vicino a Torbole, dove il torrente scende dalla montagna e i pesci tentano di risalire la corrente. L’imperatore ricava da questa pesca diecimila fiorini di appalto. Non sono come le nostre trote: sono grosse, pesano a volte anche cinquanta libbre e sono punteggiate lungo tutto il corpo fino alla testa; il sapore sta fra la trota e il salmone, ottimo e delicato. Ma la mia Vera delizia sono le frutta, i fichi e anche le pere, che qui, dove già crescono i limoni, devono essere eccellenti. …
E parliamo ora della traversata del lago! Essa si compì felicemente, deliziato come ero in cuore dalla stupenda vista dello specchio acqueo e della riva bresciana che lo costeggia.Là dove a ponente, la montagna non cade più a picco e il paesaggio declina più dolcemente verso il lago, si allineano, per un certo tratto di circa un’ora e mezzo, Gargnano, Bogliaco, Cecina, Toscolano, Maderno, Verdom, Salò anch’essi quasi tutti distesi in lunghe file di case. Non c’è parola che esprima l’amenità di questa contrada fittamente popolata.”
(da “Viaggio in Italia” di J.W.Goethe)
“Fluctibus et fremitu resonans Benace marino” Virgilio e Goethe dialogano sull’Italia
Publio Virgilio Marone, Georgiche, Libro II, vv. 136 – 176 |
Sed neque Medorum silvae, ditissima terra, nec pulcher Ganges atque auro turbidus Hermus laudibus Italiae certent, non Bactra neque Indi totaque turiferis Panchaia pinguis harenis. |
|
Haec loca non tauri spirantes naribus ignem invertere satis immanis dentibus hydri, nec galeis densisque virum seges horruit hastis; sed gravidae fruges et Bacchi Massicus umor implevere; tenent oleae armentaque laeta. |
|
hinc bellator equus campo sese arduus infert, hinc albi, Clitumne, greges et maxima taurus victima, saepe tuo perfusi flumine sacro, Romanos ad templa deum duxere triumphos. |
|
hic ver adsiduum atque alienis mensibus aestas: bis gravidae pecudes, bis pomis utilis arbos. At rabidae tigres absunt et saeva leonum semina, nec miseros fallunt aconita legentis, |
|
nec rapit immensos orbis per humum neque tanto squameus in spiram tractu se colligit anguis. adde tot egregias urbes operumque laborem, tot congesta manu praeruptis oppida saxis fluminaque antiquos subterlabentia muros. |
|
An mare quod supra memorem, quodque adluit infra? anne lacus tantos? te, Lari maxime, teque, fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino? |
|
an memorem portus Lucrinoque addita claustra atque indignatum magnis stridoribus aequor, Iulia qua ponto longe sonat unda refuso Tyrrhenusque fretis immittitur aestus Avernis? |
|
haec eadem argenti rivos aerisque metalla ostendit venis atque auro plurima fluxit. haec genus acre virum, Marsos pubemque Sabellam assuetumque malo Ligurem Volscosque verutos |
|
extulit, haec Decios Marios magnosque Camillos, Scipiadas duros bello et te, maxime Caesar, qui nunc extremis Asiae iam victor in oris imbellem avertis Romanis arcibus Indum. |
|
Salve, magna parens frugum, Saturnia tellus, magna virum: tibi res antiquae laudis et artis ingredior sanctos ausus recludere fontis, Ascraeumque cano Romana per oppida carmen |
|
potrebbero gareggiare con i pregi dell’Italia;, né Bactra né l’India né tutte le fertilissime terre della turifera Pancaia
Non vi sono tigri feroci né razze di orrendi leoni feroci, né piante velenose ingannano i miseri raccoglitori,
“Le affinità elettive”
“Che cosa s’ intende precisamente per affinità?
….Le nature che incontrandosi si avvincono subito, determinandosi reciprocamente, si chiamano affini: Negli alcali e negli acidi, i quali, benchè opposti e forse appunto perché opposti, si cercano e si legano nel modo più deciso, modificandosi e formando un corpo nuovo, l’affinità è davvero sorprendente ….
…le affinità diventano veramente interessanti quando producono delle separazioni …
…I casi più notevoli e interessanti sono appunto questi, che possono darci rappresentazione reale dell’attrazione, dell’affinità, di questa specie d’incrocio nell’abbandonarsi e congiungersi.”
tratto da:. “Le affinità elettive”,Goethe, BUR,1991 pagg. 109-114
“Lei immagini un A che è intimamente congiunto con un B, tanto che molti espedienti e molte forze non riescono a separarlo; immagini un C che si comporta allo stesso modo rispetto a un D: ora porti in contatto le due coppie: A si getterà su D e C su B, senza che si possa dire quale per primo abbia abbandonato l’altro, quale per primo si sia di nuovo congiunto con l’altro. (BUR, pag. 116)
“Ma a Goethe premeva soprattutto la seconda conseguenza. Scrivendo Le affinità elettive, egli suppose che le inclinazioni e le passioni umane siano rette dalla stessa necessità naturale che produce il fiore della rosa o una combinazione chimica. All’inizio abbiamo una coppia: Eduard e Charlotte.
“Quando entra in contatto col Capitano e con Ottilie, questa coppia si dissolve; e nascono le due nuove coppie, formate da Eduard e da Ottilie ….la formazione delle due coppiesegue il medesimo processo di quello seguito dalle quattro sostanze. Nell’istante in cui Eduard (B) bacia Ottilie (D), il Capitano (C) bacia Charlotte (A), ‘senza che si possa dire quale per primo abbia abbandonato l’altro, quale per primo si sia di nuovo congiunto con l’altro’. Ma c’è di più. La passione che stringe Eduard e Ottilie non è uno slancio del cuore, ma un’attrazione magnetica: una forza fatale e meccanica, come è fatale e meccanica la forza che lega il calcare e l’acido solforico e li trasforma in gesso”.
tratto da: Piero Citati nell’introduzione al romanzo (BUR, 1991, , pag. 32)
Tutto e’
Tutto e’ da sempre legato. Ogni singolo essere, evento, fatto o casualita’, sorgono, a dispetto delle false pretese dell’uomo, da un’unica Fonte primaria. La negazione, il diniego, l’apparente abbruttimento altro non sono che una faccia del mondo che reclama il manifestarsi dell’altro lato, quello non ancora espresso. Vorrei riempirvi il cuore di speranza, dirvi di impare a dire no. Imbrigiati nelle maglie del sonno, dell’accettazione di quello che e’ comune e consueto, ci vogliono vinti e senza speranza. Siate esigenti e incontentabili, leggete piu’ che potete di tutto, senza essere bigotti, mai, mai. Nulla vi e’ preluso e ogni possibilita’ aperta. Fate che gli occhi dell’altro siano i vostri occhi, e con cuore puro giudicate se quello sguardo e’ veritiero per voi. Non accontentatevi mai, mai. Guardate all’ incanto del mondo con la cupidigia di esserne parte. Tutto si sta compiendo perche’ la bellezza, l’armonia sia espressa.Solo nella danza degli opposti questo potra’ avvenire. Il lupo e l’agnello si siederanno vicini. La Via puo’ essere solo la vostra, guardando con attenzione, premura, innocenza e astuzia. Sempre.
Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni
Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im dunkeln Laub die Gold-Orangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht?
Kennst du es wohl?
Dahin! dahin
Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn.
Kennst du das Haus? Auf Säulen ruht sein Dach.
Es glänzt der Saal, es schimmert das Gemach,
Und Marmorbilder stehn und sehn mich an:
Was hat man dir, du armes Kind, getan?
Kennst du es wohl?
Dahin! dahin
Möcht ich mit dir, o mein Beschützer, ziehn.
Kennst du den Berg und seinen Wolkensteg?
Das Maultier sucht im Nebel seinen Weg;
In Höhlen wohnt der Drachen alte Brut;
Es stürzt der Fels und über ihn die Flut!
Kennst du ihn wohl?
Dahin! dahin
Geht unser Weg! O Vater, laß uns ziehn!
Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni,
gli aranci dorati rilucono fra le foglie scure,
una mite brezza spira dal cielo azzurro,
il mirto immoto resta e alto si erge l’alloro,
La conosci tu, forse ?
Laggiù, laggiù
Con te, amore mio, io vorrei andare.
Conosci tu la casa ? Il tetto riposa su alte colonne,
risplende la sala, la stanza riluce,
e si ergono statue di marmo che mi guardano:
Che cosa ti hanno fatto, povera bambina ?
La conosci tu forse ?
Laggiù, laggiù
Con te, mio difensore, io vorrei andare.
Conosci tu la montagna e il suo sentiero fra le nuvole ?
Il mulo cerca il suo cammino nella nebbia;
Nelle grotte vive la stirpe antica dei draghi;
Si sgretola la rupe e su di essa si chiudono i flutti,
La conosci tu, forse ?
Laggiù, laggiù
E’ il nostro cammino; andiamo, padre mio!
JOHANN WOLFGANG VON GOETHE
Quote rosa
Venerdi’ scorso, 3 agosto 2012, il consiglio dei ministri italiano ha confermato il regolamento di attuazione della legge Golfo-Mosca. Approvata alla Camera il 12 giugno 2012, questa legge promossa dalle onorevoli Lella Golfo e Alessia Mosca, regolamentera’ le quote rosa che diventeranno obbligatorie nei consigli di amministrazione delle societa’ quotate in Borsa e delle grandi aziende a partecipazione statale. Ha fatto scandalo ultimamente l’affermazione della professoressa Anne Marie Slaughter, ex consigliera di Hillay Clinton.In un lungo articolo pubblicato sul numero estivo di THE ATLANTIC, spiega che “le donne devono scegliere, non possono avere dei figli e un certo tipo di lavoro”. Certo questa affermazione e’ molto forte, ma fa pensare. Quanto e’ importante la realizzazione, l’espressione dell’essere a prescindere dal suo genere sessuale? Ma quanto la donna nelle innumerevoli sfaccettature della sua intelligenza emozionale puo’arrivare a comprendere e soddisfare adeguatamente tutte queste sfere dell’esistente? Lavoro, rapporto di coppia, relazione di cura e assistenza dei figli. Una sfida grandissima.
Wide Awake Katy Perry e Ricordo di sé
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m wide awake
Yeah, I was in the dark
I was falling hard
With an open heart
I’m wide awake
How did I read the stars so wrong
I’m wide awake
And now it’s clear to me
That everything you see
Ain’t always what it seems
I’m wide awake
Yeah, I was dreaming for so long
(Pre-Chorus)
I wish I knew then
What I know now
Wouldn’t dive in
Wouldn’t bow down
Gravity hurts
You made it so sweet
Till I woke up on
On the concrete
(Chorus)
Falling from cloud 9
Crashing from the high
I’m letting go tonight
(Yeah I’m) Falling from cloud 9
I’m wide awake
Not losing any sleep
Picked up every piece
And landed on my feet
I’m wide awake
Need nothing to complete myself – nooohooo
I’m wide awake
Yeah, I am born again
Outta the lion’s den
I don’t have to pretend
And it’s too late
The story’s over now, the end
(Pre-Chorus)
I wish I knew then
What I know now
Wouldn’t dive in
Wouldn’t bow down
Gravity hurts
You made it so sweet
Till I woke up on
On the concrete
(Chorus)
Falling from cloud 9
Crashing from the high
I’m letting go tonight (yeah, I’m letting go)
I’m Falling from cloud 9
Thunder rumbling
Castles crumbling
I am trying to hold on
God knows that I tried
Seeing the bright side
But I’m not blind anymore…
I’m wide awake
I’m wide awake
(Chorus)
Yeah, I’m Falling from cloud 9
Crashing from the high
You know I’m letting go tonight
I’m Falling from cloud 9
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m wide awake
I’m wide awake
Sono sveglia
Sono sveglia
Sono sveglia
Sì, ero al buio
Stavo cadendo giù
Con il cuore aperto
Sono sveglia
Come ho fatto a leggere le stelle così male
Sono sveglia
Ed ora è chiaro
Che tutto ciò che vedi
Non sempre è ciò che sembra
Sono sveglia
Sì, ho sognato per così tanto tempo
(Pre-Chorus)
Vorrei aver saputo allora
Quello che so adesso
Non mi sarei immersa
Non mi sarei inchinata
La gravità fa male
L’hai resa così facile
Fino a quando mi sono svegliata
Sul cemento
(Chorus)
Sono caduta dal settimo cielo
Sto precipitando dall’alto
Mi sto lasciando andare stasera
(Si, sto) cadendo dal settimo cielo
Sono sveglia
Non perdo il sonno
Ho raccolto ogni pezzo
E sono atterrata in piedi
Sono sveglia
Non ho bisogno di niente per completare me stesso – nooohooo
Sono sveglia
Sì, sono nata di nuovo
Fuori dalla fossa dei leoni
Non devo far finta
Ed è troppo tardi
La storia è finita adesso, è la fine
(Pre-Chorus)
Vorrei aver saputo allora
Quello che so adesso
Non mi sarei immersa
Non mi sarei inchinata
La gravità fa male
L’hai resa così facile
Fino a quando mi sono svegliata
Sul cemento
(Chorus)
Sono caduta dal settimo cielo
Sto precipitando dall’alto
Mi sto lasciando andare stasera
Cadendo dal settimo cielo
Rombo di tuono
castelli in rovina
Sto cercando di resistere
Dio sa che ho provato
A vedere il lato positivo
Ma non sono più cieca…
Sono sveglia
Sono sveglia
(Chorus)
Sono caduta dal settimo cielo
Sto precipitando dall’alto
Mi sto lasciando andare stasera
Cadendo dal settimo cielo
Sono sveglia
Sono sveglia
Sono sveglia
Sono sveglia
Sono sveglia