San Martino
In Italia il culto di San Martino è legato alla cosiddetta Estate di San Martino ma in Germania e in altri paesi la festa di San Martino assomiglia molto a quella di Halloween. I bambini si vestono in maschera e, la sera del 10 novembre, fanno un corteo portando in mano dei lumini accesi. Anche loro vanno di casa in casa cantando una canzone e facendosi regalare dolcetti e soldini. In Italia non si fanno grandi feste per San Martino. In questa data, però, finiva in molte zone del nord l’anno lavorativo dei contadini. Se il padrone del campo non chiedeva loro di restare a lavorare per lui anche l’anno dopo, questi dovevano traslocare e andare a cercare un altro padrone e un altro alloggio. Anche nelle città divenne abituale cambiar casa proprio a San Martino, perciò “fare San Martino” è diventato un modo per dire ”
Un tempo, il periodo di penitenza e di digiuno che precede il Natale cominciava il 12 novembre. A San Martino, perciò, si faceva una grande mangiata di arrosto d’oca o di tacchino. Per S. Martino in provincia di Venezia si fa un dolce di pasta frolla a forma del santo sul cavallo e sopra è tutto guarnito con glassa colorata, caramelle, cioccolatini etc. E’ molto bello a vedersi e per chi piacciono i dolci di pasta frolla anche buono a mangiarsi. Di solito sono i fidanzati che lo regalano alle rispettive fidanzate.
Igor Sibaldi spiega le energie degli angeli
vedi Igor Sibaldi, “Il libro degli Angeli”, Frassinelli e su http://www.nonsoloanima.tv/index.php?controller=angeli&path=19
Particolare della statua dell’Efebo di Mozia
Il Giovinetto di Mozia è una statua in marmo, 450 a.C.–440 a.C., conservata al Museo Whithaker, Mozia (Marsala). La statua raffigura una figura maschile panneggiata, forse un auriga, e fu probabilmente portata nell’isola di Mozia dai Cartaginesi dopo che ebbero saccheggiato Selinunte nel 409 a.C. Molti studiosi pensano potesse raffigurare un giovane alla guida di un cocchio, le altre ipotesi ritengono potesse essere un dio (in particolare Mlkart/Ercole) o un magistrato punico (suffeta) a giudicare dalla posizione delle braccia (già perse al momento del ritrovamento). Il braccio destro è sollevato (forse a brandire un frustino nell’ipotesi dell’auriga), ed il sinistro appoggiato sul fianco, dove ancora si vedono i resti della mano. Il Giovinetto indossa una leggera tunica e sfoggia uno sguardo fiero, che arricchiscono il fisico atletico e prestante.Nel giugno 2012 la statua è in mostra presso il British Museum di Londra, Inghilterra. È visibile nella sala riservata al partenone e ai resti del fregio del timpano di facciata. Prossimamente, organizzata dal Paul Getty museum, la mostra “Sicilia: tra Grecia e Roma” vedra’un’altra tappa a Cleveland, tra il settembre del 2013 e il gennaio del 2014″.
La luce dell’anima
“L’albero che non emette luce, lo si batte, così che risplenda. Il corpo che non emette la luce dell’anima viene battuto, così che la luce dell’anima si sprigiona, e si uniscono l’una all’altro, per illuminare. Poiché vi è un corpo in cui la luce dell’anima non risplende fino a che non viene battuto:allora la luce dell’anima sfolgora, e si unisce al corpo, e il corpo si unisce a essa. Quando la luce sale dall’anima, il corpo glorifica, esalta, loda, e formula la sua preghiera e la sua richiesta, e benedice il suo Signore: allora tutto risplende. ”
tratto da: “Il Libro dello Splendore. Zohar”, Einaudi editore, pag. 385
L’atlante delle nuvole
Romanzo di David Mitchell, edito da Frassinelli nel 2005.L’idea che ogni cosa dell’Universo, ogni singola particella, ogni goccia di energia, ogni vita pulsante semplice o complessa, sia interconnessa con tutte le altre, oltre le barriere dello Spazio e del Tempo, in una visione che rende l’Universo un Tutt’Uno Indivisibile, è parte profonda del pensiero filosofico e religioso orientale, con degli affascinanti e interessantissimi corrispettivi scientifici ormai inequivocabilmente dimostrati dalla fisica teorica dell’ultimo secolo (anche se forse l’ho già fatto in passato, a tale riguardo vi [ri]consiglio vivamente la lettura del libro cult Il Tao della fisica di Fritjof Capra). È dunque un Universo Olistico, questo, dove Spazio e Tempo, Materia ed Energia acquistano una dimensione fortemente relativa, addirittura illusoria, almeno per quanta riguarda l’esperienza dei nostri sensi, a favore di un quadro d’insieme che trascende le nostre (piccole) singole esperienze personali di felicità e sofferenza, amore e odio, solitudine e relazione, nascita e morte, e il cui senso va dunque ricercato sul piano di un’economia cosmica globale tanto ben più grande e complessa, quanto inconcepibilmente più meravigliosa. Orbene, questo è senza dubbio uno dei temi cardine della cifra letteraria di David Mitchell, romanziere inglese classe 1969, il quale l’ha già affrontato con pregevole inventiva e grande sapienza narrativa in Nove gradi di libertà(Ghostwritten, 1999) e nel quale si è di nuovo calato con ancora maggior ambizione e profondità ne L’atlante delle nuvole (Cloud Atlas,). Adesso, quest’ultimo è diventato un film di prossima uscita per la regia dei Fratelli Wachowski (quelli di Matrix, per intendersi) con un notevolissimo cast (Tom Hanks, Halle Berry e Susan Sarandon su tutti) e, perlomeno dal bellissimo trailer che potete vedere qui sotto (guardatelo che merita, anche se non sapete l’inglese), ha tutta l’aria di essere qualcosa di notevole. E se attualmente il romanzo pubblicato in Italia da Frassinelli – come anche gli altri romanzi di Mitchell – risulta ereticamente esaurito ovunque (lo sto cercando, ma proprio non riesco a trovarlo), l’imminente uscita del film dovrebbe favorire a breve la pubblicazione di una nuova edizione (da leggere possibilmente prima di vedere il film). Dunque nell’attesa del suo approdo nelle sale italiane previsto per il 10 gennaio 2013, iniziate col prendere nota e tenete d’occhio questo titolo (ma anche questo autore): in queste misere stagioni fatte di vampiri patinati, action-movie in calzamaglia e poco altro, rischia (speriamo) di essere uno dei pochi spunti degni di un certo cinematografico entusiasmo.
tratto da: http://ilgrandemarziano.blogspot.it/2012/08/sfogliando-latlante-delle-nuvole.html
Cloud Atlas
Cloud Atlas è un film uscito negli Stati Uniti il 26 ottobre 2012, sarà nelle sale italiane nel gennaio del 2013. Scritto e diretto dai fratelli Andy e Lana Wachowski e Tom Tykwer, è tratto dal romanzo L’atlante delle nuvole di David Mitchell. Il film di fantascienza intreccia sei storie ambientate in luoghi e tempi diversi. I temi ricorrenti nel film, così come nel romanzo, sono la reincarnazione e il destino, elementi che legano indissolubilmente i personaggi e le situazioni dei sei episodi attraverso numerosi richiami e citazioni interne. Il titolo del film deriva dal discorso finale del personaggio Zachry Bailey, protagonista dell’episodio Sloosha Crossing: « Le anime attraversano le età come le nuvole i cieli […] Chissà chi soffia le nuvole e chissà come sarà la mia anima domani? Lo sa solo Somni: l’est, l’ovest, la bussola e l’atlante, sì, solo l’atlante delle nuvole, il nuvolario. » La sinossi ufficiale di Cloud Atlas recita “Un’epica storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato, il presente e il futuro come una sola anima è trasformata da un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si insinua nei secoli sino ad ispirare una rivoluzione”.
Trovare relazioni tra le cose…
“Dicono che la scienza ha reso impossibile la poesia. Non c’è poesia nelle automobili e nella radio. E non c’è più religione. Tutto è tumultuoso e transitorio. Pertanto, così dicono, non ci può essere relazione tra il poeta e il nostro tempo. Ma di sicuro è una stupidaggine. ……Tutto quello che ti serve ora è stare alla finestra e lasciare che il tuo senso del ritmo si apra e si chiuda, audace e libero, finchè le cose non si fondono, finchè i taxi non danzano con le giunchiglie, finchè un tutto non sarà creato da questi frammenti separati. Sto dicendo sciocchezze lo so. Quello che voglio dire è: raccogli il coraggio, sii guardingo, invoca tutto il talento che la Natura ha voluto concederti. Poi lascia che il tuo senso del ritmo si svolga e si riavvolga tra gli uomini e le donne, gli autobus,i passeri -qualsiasi cosa trovi per strada-, finchè non li abbia legati assieme in un tutto armonioso. Forse è questo il tuo compito –trovare le relazioni tra le cose che sembrano incompatibili eppure hanno una misteriosa affinità, assorbire ogni esperienza che ti passa davanti senza paura e saturarla completamente, così che la tua poesia sia un tutto, non un frammento. Ripensare la vita umana in poesia e darci così di nuovo tragedia e commedia attraverso personaggi non trattati in modo prolisso come fanno i romanzieri, ma condensati e sintetizzati come fanno i poeti -questo è ciò che vogliamo vederti fare ora.”
tratto da:”Consigli ad un aspirante scrittore”, Virginia Woolf, ed.BUR, 2012
Il godimento dell’amante…
“Sappi che, degli uomini, avrà uno stato spirituale di maggiore beatitudine nell’Aldilà colui che avrà amato di più Dio. L’Aldilà in effetti, significa avvicinarsi a Dio e percepire la felicità dell’incontro con Lui. Quanto è grande il godimento dell’amante quando si avvicina al suo Amato, e dopo averlo a lungo desiderato può finalmente contemplarlo di continuo e per l’eternità dell’eternità, senza che alcuno lo turbi o lo molesti, lo sorvegli o lo assilli, e senza paura che l’incontro possa cessare! Questo godimento è proporzionale alla forza dell’amore: tutto ciò che accresce l’amore, accresce il piacere.”
Tratto da: “L’amore di Dio”, Abu Hamid Al-Gazali, ed.EMI, 2004
Variazioni Goldberg
Le Variazioni Goldberg (BWV 988) sono un’opera per clavicembalo consistente in un’aria con trenta variazioni, composte da Johann Sebastian Bach fra il 1741 e il 1745 e pubblicate a Norimberga dall’editore Balthasar Schmid. Sono dedicate a Johann Gottlieb Goldberg, a quel tempo in servizio come maestro di cappella presso il conte von Brühl a Dresda.
L’opera è stata concepita come un’architettura modulare di 32 brani, disposti seguendo schemi matematici e simmetrie che le conferiscono tanta coesione e continuità da non avere eguali nella storia della musica. Insieme all’Arte della fuga può essere considerata il vertice delle sperimentazioni di Bach nella creazione di musica per strumenti a tastiera, sia dal punto di vista tecnico-esecutivo, sia per lo stile che combina insieme ricerche di alto livello musicali e matematiche.
La rivoluzione interiore
“Di recente mi è capitato di imbattermi in due paginette stenografate che risalgono alla mia ultima conversazione con June , un mese circa prima della sua morte avvenuta nell’estate del 1987. “Quella mattina, Jeremy, mi sono ritrovata faccia a faccia con il Maligno. Al tempo non me ne ero resa conto, ma percepivo qualcosa nella mia paura : quelle due bestie, (i cani neri), erano il frutto di un’ immaginazione depravata, di uno spirito perverso che nessuna teoria sociale è in grado di spiegare. Il Male di cui sto parlando è qualcosa che ciascuno di noi si porta dentro. Si impadronisce del singolo individuo, nel privato, nella famiglia stessa, e poi sono proprio i bambini a farne di più le spese. E poi, quando vengono a crearsi le condizioni adatte, anche in tempi diversi, si scatena una crudeltà irrefrenabile che va contro la vita e l’ uomo si sorprende della propria immensa capacità di odiare. E’ qualcosa che torna a nascondersi e aspetta. Ma ce l’ abbiamo nel cuore. Stai pensando che sono una svitata, lo vedo, ma non fa niente. Io so che è così. La natura umana, il cuore, lo spirito, l’ anima dell’ uomo, la sua stessa coscienza – chiamala come ti pare – alla fine sono le sole realtà sulle quali ci è dato di lavorare. Devono crescere, espandersi, altrimenti la nostra infelicità non diminuirà mai. In vita mia ho scoperto soltanto questo : che il cambiamento è possibile, realizzabile. Senza una rivoluzione interiore, per quanto lenta, tutti i nostri grandi progetti non hanno alcun senso. Se davvero desideriamo essere in pace gli uni con gli altri, è su noi stessi che dobbiano agire. Non sto dicendo che succederà. E’ molto più probabile il contrario. Dico solo che è la nostra unica speranza. Se dovesse verificarsi, e potrebbero volerci intere generazioni, il bene che ne verrebbe sarebbe in grado di plasmare il mondo in modo imprevedibile, sottraendolo al controllo di qualunque popolo o ideologia….”
tratto da:”Cani neri”, Ian McEwan, Einaudi, pg.163,164,1992