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L’Isola dei Conigli a Valsanzibio

Villa Barbarigo a Valsanzibio

Villa Barbarigo a Valsanzibio nei pressi di Padova, ospita al suo interno uno dei maggiori giardini d’epoca esistenti. Simboli e significati profondi,  metafora dell’esistenza si rincorrono  rappresentati nelle statue, nelle costruzioni di piccoli mondi. La scalinata che racchiude un piccolo sonetto che delinea il progetto del luogo.  L’isola dei conigli guardata  non lontano dalla statua alata  del Tempo che tiene sulle spalle un dodecaedro. Sappiamo  che secondo Platone il dodecaedro era il solido con cui Dio decorò l’universo. Infatti per quanto riguarda i poliedri, in alchimia il cubo rappresenta la terra, il tetraedo il fuoco, l’icosaedro l’acqua e l’ottaedro l’aria,. Ecco che in questo modo si ottiene la divina proporzione dell’Armonia Universale, il Numero Aureo: il dodecaedro  stellato che simboleggia sia per Platone che per gli Alchimisti la Quintessenza (l’Etere).

Il Tempo con il dodecaedro sulle spalle

Villa Barbarigo Valsanzibio Padova sonetto della Scalinata

Curioso viator che in questa parte
giungi e credi mirar vaghezze rare
quanto di bel, quanto di buono qui appare
tutto deesi a Natura e nulla a Arte

Qui il Sol spendenti i raggi suoi comparte
Venere qui bella esce dal mare
sue sembianze la Luna ha qui più chiare
qui non giunge a turbar furor di Marte

Saturno quivi i parti suoi non rode
qui Giove giova et ha sereno il viso
quivi perde Mercurio ogni sua frode

qui non ha loco il pianto, ha sede il Riso
della Corte il fulmine qui non s’ode
ivi è l’Inferno e qui il Paradiso.

 

 

«Amore vuole amore; fuoco vuole fuoco»

Esiste un’attenzione alla vita dei santi che sembra controbilanciare il diffuso distacco nei confronti di tutto ciò che è religioso. Non solo, proprio quando l’indifferenza è più elevata spiccano le figure dei mistici. Per i credenti, i santi rappresentano i fratelli maggiori nella fede. Come vive un santo? E soprattutto come nasce un mistico? La recente e documentata biografia di Gemma Galgani (1878-1903), mistica di Lucca, è un bell’esempio anche dal punto di vista fenomenologico. Il libro è scritto da Gemma Giannini, pronipote del cavalier Matteo Giannini che, a fine Ottocento, ospitò la giovane rimasta orfana e, allora, gravemente ammalata. L’autrice del saggio attinge a ricordi familiari, a un archivio personale e alla documentazione utilizzata per il processo di canonizzazione. La ricostruzione, molto accurata e puntuale, riporta gli scritti della santa che, costretta dall’infermità, non può entrare in nessun convento ed erige la propria casa a luogo di clausura, assistita da un padre spirituale e da una zia, Cecilia. La vita di Gemma Galgani viene attraversata da sofferenze indicibili sopportate dentro un dialogo mistico con gli angeli, la Vergine e con Cristo dal quale riceverà le stimmate. Gemma non è una donna isolata, vive in una famiglia numerosa, tiene una corrispondenza e scrive un diario in cui annota con scrupolo quanto le accade durante la giornata che, sovente, si trasforma in un combattimento con il demonio. «Amore vuole amore; fuoco vuole fuoco», le aveva confidato Cristo in una visione……Gemma è figura complessa anche perché i segni che si manifestano nella sua esistenza sono numerosi e straordinari, l’ultimo dei quali avviene a quindici giorni dalla sua morte: durante la riesumazione il suo cuore fu trovato ancora fresco e sanguinante.

Giuseppe Farinelli, “Gemma Giannini, Amore vuole amore. Santa Gemma Galgani”, Edizioni Ares, Milano, pagg. 398, euro 19,90

tratto da: Sole 24 Ore,”La Gemma mistica”, Giovanni Santambrogio 25 agosto 2013

Mi incanto sempre..

Mi incanto sempre camminando per strada e incontrando alle volte un piccolo fiore che riesce a nascere e sopravvivere tra i ciotoli di porfido di una strada. Sembra un miracolo, un piccolo miracolo di botanica naturale.

Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente.

1  Così furono terminati i cieli e la terra e tutto il loro esercito.

2  Pertanto il settimo giorno, DIO terminò l’opera che aveva fatto, e nel settimo giorno si riposò da tutta l’opera che aveva fatto.

3  E DIO benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso DIO si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto.

4  Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati, nel giorno che l’Eterno DIO fece la terra e i cieli.

5  Non vi era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna e nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché l’Eterno DIO non aveva fatto piovere sulla terra e non vi era l’uomo che coltivasse il suolo.

6  Ma dalla terra saliva un vapore che irrigava tutta la superficie del suolo,

 Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente.

8  Poi l’Eterno DIO piantò un giardino in Eden, ad oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato.

9  E l’Eterno DIO fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi piacevoli a vedersi e i cui frutti erano buoni da mangiare; in mezzo al giardino vi erano anche l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male.

10  Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino e di là si divideva per divenire quattro corsi d’acqua.

11  Il nome del primo è Pishon; è quello che circonda tutto il paese di Havilah, dov’è l’oro;

12  e l’oro di quel paese è buono; là si trovano pure il bdellio e la pietra d’ònice.

13  Il nome del secondo fiume è Ghihon, ed è quello che circonda tutto il paese di Cush.

14  Il nome del terzo fiume che è il Tigri, ed è quello che scorre a est dell’Assiria. E il quarto fiume è l’Eufrate.

15  L’Eterno DIO prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse.

16  E l’Eterno DIO comandò l’uomo dicendo: “Mangia pure liberamente di ogni albero del giardino;

17  ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”.

18  Poi l’Eterno DIO disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a lui”.

19  E l’Eterno DIO formò dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli dei cieli e li condusse dall’uomo per vedere come li avrebbe chiamati; e in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ogni essere vivente, quello doveva essere il suo nome.

20  E l’uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l’uomo non si trovò alcun aiuto conveniente per lui.

21  Allora l’Eterno DIO fece cadere un profondo sonno sull’uomo, che si addormentò; e prese una delle sue costole, e rinchiuse la carne al suo posto.

22  Poi l’Eterno DIO con la costola che aveva tolta all’uomo ne formò una donna e la condusse all’uomo.

23  E l’uomo disse: “Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Lei sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo”.

24  Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne.

25  E l’uomo e sua moglie erano ambedue nudi e non ne avevano vergogna.

tratto da :Genesi 2

 

Et Dieu créa l’homme par Liz Collins Numéro automme-hiver 2007

Patrick Petitjean

Angelo della Vergine delle Rocce Leonardo 1483

Zhang Wei The Unknown Woman’s Portrait. series n°2 riflessi series n°3

55. Esposizione Internazionale d’Arte. Eventi collaterali. Culture Mind Becoming. Palazzo Mora. Biennale d’Arte, Venezia 2013

Ritratto di Cecilia Gallerani “la Dama con l’ermellino” Leonardo da Vinci 1488-1490

Vive nei miei occhi

Labradorite o Pietra filosofale

Circondati dalla divina presenza

“Scrive il maestro egizio Abammone in risposta alla lettera di Porfirio al giovane Anebo: «tu dici per prima cosa che ammetti l’esistenza degli dèi, ma questa affermazione non è giusta, perché la conoscenza innata degli dèi coesiste con la nostra essenza, è superiore a ogni giudizio e a ogni scelta, anteriore al ragionamento e alla dimostrazione». Non è nemmeno una forma di conoscenza, perché in questo caso ciò che è conosciuto non è altro rispetto al conoscente, noi abbiamo intuizione innata delle divinità, come anche dei dèmoni, degli eroi e delle anime pure, siamo «circondati dalla divina presenza», con «l’intima unione che ci tiene stretti agli dèi e che possiede la forma della monade». Nel rispondere alle domande del filosofo Porfirio, il sacerdote egizio Abammone, che si autodefinisce «profeta», ossia di grado altissimo tra i sacerdoti, promette di avviare una discussione nel rispetto del metodo. Le questioni teologiche saranno trattate con la terminologia e secondo le tematiche della teologia, lo stesso avverrà con le questioni teurgiche e filosofiche.”

tratto da:Domenica Sole 24 ore, 18 agosto 2013, “L’arte di intercettare gli dèi” di Maria Bettetini

 

LXXIX. L’infinito non si può abbracciare colla ragione

“Qual è quella cosa, che non si dà e s’ella si dessi non sarebbe? Egli è lo infinito, il quale, se si potesse dare, sarebbe limitato e finito, perchè ciò, che si pò dare ha termine colla cosa , che la circuisce nè sua stremi, e ciò che non si pò dare è quella cosa, che non ha termini.”

tratto da:” Frammenti letterari. I pensieri sulla scienza”, Leonardo da Vinci, Giunti, 1979

Siusi allo Scilar