Dello stesso autore

Letture mattutine

Pensiero che si plasma

“Nell’interiorità dell’io nasce un pensiero che si plasma in forma di parola; l’individuo lo emette vestito di suoni imposti da un’eredità condivisa col destinatario; durante l’emissione, la sua intimità sta quasi sospesa a quel filo sonoro che percorre la distanza fra l’io e il tu, il lui mittente e il lui destinatario; subito, poi, la parola tace, ma vive duplicata, oltre che nell’intimo di chi l’ha partorita, nell’intimo di colui che l’ha ricevuta.  Due momenti di silenzio attorniano il momento della parola vestita di suono reale. Di qua il momento vitale in cui il pensiero anela a essere formato in suoni, di là la parola che si veste di suono e si corica in forma di parola taciuta. Ci sono tre categorie di silenzio collegate alla parola: di chi la formula, di chi l’ascolta, di chi la conserva. Bisogna trovare entro la solitudine gli spazi dove coltivare questi silenzi, scoprire come possano vivere con un interlocutore che parli tacendo.”

tratto da “Tacet”, Giovanni Pozzi, ADELPHI, novembre 2013

“Dance Me To The End of Love” Leonard Cohen

Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
Conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro
Alzami come un ramo d’ulivo e diventa la colomba che mi riconduce a casa
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore

Oh fammi vedere la tua bellezza quando i testimoni sono andati
Fammi sentire il tuo movimento come fanno in Babilonia
Mostrami lentamente ciò di cui solo io conosco i limiti
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi alla cerimonia nuziale ora, conducimi senza fermarti
Conducimi molto teneramente e molto a lungo
Siamo entrambi sotto il nostro amore, siamo entrambi sopra
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi ai bambini che chiedono di nascere
Conducimi attraverso i sipari che i nostri baci hanno logorato
Alza una tenda di difesa ora, anche se ogni filo è lacerato
Conducimi fino alla fine dell’amore

Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
Conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro
Toccami con le tue mani nude o toccami con il tuo guanto
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore

Tecla e la notte

Chi arriva a Tecla, poco vede della città, dietro gli steccati di tavole, i ripari di tela di sacco, le impalcature, le armature metalliche, i ponti di legno sospesi a funi o sostenuti da cavalletti, le scale a pioli, i tralicci. Alla domanda:

– Perché la costruzione di Tecla continua cosí a lungo? – gli abitanti senza smettere d’issare secchi, di calare fili a piombo, di muovere in su e giù lunghi pennelli.
– Perché non cominci la distruzione, – rispondono.

E richiesti se temono che appena tolte le impalcature la città cominci a sgretolarsi e a andare in pezzi, soggiungono in fretta, sottovoce:
– Non soltanto la città. Se, insoddisfatto delle risposte, qualcuno applica l’occhio alla fessura d’una staccionata, vede gru che tirano su altre gru, incastellature che rivestono altre incastellature, travi che puntellano altre travi.
– Che senso ha il vostro costruire?
– domanda.
– Qual è il fine d’una città in costruzione se non una città? Dov’è il piano che seguite, il progetto?
– Te lo mostreremo appena terminata la giornata; ora non possiamo interrompere, – rispondono. Il lavoro cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere.  È una notte stellata. – Ecco il progetto, – dicono.

tratto da:”Le Città Invisibili”, Italo Calvino, OscarMondadori

La targa in alluminio a bordo delle sonde star-bound Pioneer 10 e 11 come messaggio di contatto per le altre possibili civiltà interplanetarie.

tratto da:http://www.kuthumadierks.com

 

Movimento collettivo a due

Conosci te stesso

“…nell’opera “Alcibiade Primo” di Platone, Socrate afferma alcune cose molto importanti relativamente alla famosa massima “conosci te stesso”, scritta su una colonna del tempio di Delfi:

“Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante”;
“Per conoscere noi stessi dobbiamo guardare al divino che è in noi”;
“Solo chi conosce se stesso è giusto e temperante e può governare la Città”.
Socrate nel dialogo con Alcibiade sopra riportato afferma una cosa straordinaria: per governare bene una collettività occorre conoscere se stessi e cioè il lato divino che è in ognuno di noi!”

tratto da:http://digilander.libero.it/vangeli/filosofiainiziatica.htm

Trasparenze

Ryuichi Sakamoto- ‘Merry Christmas Mr Lawrence’

La Sirena

“La Sirena”, Giulio Aristide Sartorio, 1893, Torino, GAM, Galleria d?Arte Moderna e Contemporanea

Les tulipes

La tulipe

Moi, je suis la tulipe, une fleur de Hollande ;
Et telle est ma beauté, que l’avare Flamand
Paye un de mes oignons plus cher qu’un diamant,
Si mes fonds sont bien purs, si je suis droite et grande.

Mon air est féodal, et, comme une Yolande
Dans sa jupe à longs plis étoffée amplement,
Je porte des blasons peints sur mon vêtement,
Gueules fascé d’argent, or avec pourpre en bande.

Le jardinier divin a filé de ses doigts
Les rayons du soleil et la pourpre des rois
Pour me faire une robe à trame douce et fine.

Nulle fleur du jardin n’égale ma splendeur,
Mais la nature, hélas ! n’a pas versé d’odeur
Dans mon calice fait comme un vase de Chine.

Io sono il tulipano, un fiore d’Olanda
E la mia bellezza è tale che l’avaro fiammingo
Paga uno dei miei bulbi più caro di un diamante
Se il mio fondo è puro e io sono dritto e grande.

Ho un aspetto feudale e come una Jolanda
Nella sua gonna arricchita di pieghe e ornamenti
Io reco sul mio abito blasoni dipinti
Gole fasciate d’argento, o di porpora in bande.

Il giardiniere divino ha filato con le sue dita
I raggi del sole e la porpora dei re
Per fornirmi di una veste a trama dolce e fina.

Non c’è fiore del giardino che eguagli il mio splendore
Ma la natura, ahimé, non ha versato profumo
Nel mio calice fatto come un vaso di Cina.

tratto da:”Poésies nouvelles et inédites”,Théophile Gautier, 1839

 

Anna non essere triste…

Tramonto di gennaio

ποίησις poièṡi

poièi s. f. [dal gr. ποίησις «il fare, produzione», der. di ποιέω «fare»], letter. – Nel linguaggio filosofico, l’attività dello spirito, il suo carattere creativo.

tratto da:http://www.treccani.it/

Ut silvae folis…. Orazio “Epistole”

tratto da:”Epistole”, II, 3, vv.60-72 Orazio

 

Ape su tarassaco

“Ma sapeva il cigno, che il poeta deve farsi ape, succhiare dai fiori della vita tutto il nettare possibile, e trasformarli in dolce miele per gli uomini perduti nel tempo: e anche io ” “Ego apis Matinae more modoque grata carpentis thyma per laborem plurimum cirva nemus uvidique Tiburis ripas operosa parvus carmina fingo.” ; ma io, come è solita fare l’ape quando con fatica immensa sugge il timo a lei gradito nei boschi o presso i freddi ruscelli, con dura fatica compongo i miei versi.Perchè la poesia è un’arte, e a questa arte è necessario dedicare un duraturo travaglio: non basta che alle tue orecchie la musa racconti storie nuove, poi è necessaria la fatica del comporre, mettere insieme le parti in forma perfetta, e imparare le regole della difficile Ποίησις. (poiesis)

tratto da:”Storia della poesia:Le nuove muse:ellenismo e origini della modernità”, Salvatore Lo Bue, ed: Franco Angeli , 2006

brano in latino: “ODI”, IV, vv.27-32,Orazio

 

Calicantus su cielo