Malleabilità
“..Sempre nella prospettiva evolutiva, R. Steiner dice che la corporeità maschile è strutturalmente diversa da quella femminile in modo che, potremmo dire, si compensano: il corpo maschile è andato troppo avanti nell’inserimento nella materia, si è indurito e meccanizzato oltre misura, mentre il corpo femminile, sia nella forma sia nella sostanza delle forze formanti, è rimasto di altrettanto indietro. La donna ha un cervello molto più malleabile, plastico, ha la capacità di cogliere le cose nuove perché è duttile, è più affine al mondo delle metamorfosi dello spirito; il cervello maschile è più affine alla materia. Nei vangeli questo mistero evolutivo viene espresso, per esempio, nel fatto che il primo essere umano in grado di porsi in contatto reale col Risorto è una donna, Maria Maddalena.”
tratto da:”Lettura esoterica dei vangeli”, L’INCARNAZIONE DEL VERBO NELLA GNOSI E NELL’ESOTERISMO STEINERIANO, Pietro Archiati – – cap 2,Roma, 26 aprile 1996
L’amore è una conseguenza della conoscenza
“La dimensione gnostico-conoscitiva tutta nuova della scienza dello spirito di R. Steiner rappresenta un grande futuro il cui fulcro sarà il nuovo rapporto tra amore e conoscenza: nel passato la conoscenza umana era gestita dagli esseri divini e l’amore umano aveva carattere istintivo. Ancora oggi molti difendono a spada tratta l’istintualità dell’amore: cosa c’è di più bello dell’amore materno o dell’innamoramento tra uomo e donna! Non sarebbe ancora più bello se alla forza intrinseca – e come tale non libera – di questi incontri così significativi secondo le forze di natura si aggiungesse la capacità trasformante di porsi in comunione con l’Io superiore di questi stessi esseri amati? Ma la comunione conoscitiva, intuitiva, non nasce da sola: è una conquista della libertà, perché un amore senza la libertà è un mezzo amore.
L’amore pieno, in avvenire, sarà soltanto quello che sgorga dalla conoscenza vera dell’essere amato, perché se io non lo conosco amo soltanto, egoisticamente, il mio stesso amore. La maggior parte di ciò che oggi viene descritto come amore umano è amore del proprio amore: perché sia veramente amore deve presupporre la conoscenza oggettiva dell’altro. Al contempo, una conoscenza che non sfoci nell’amore non è una vera conoscenza: se conosco
realmente l’altro non posso che amarlo. L’amore è una conseguenza della conoscenza.”
tratto da:”Lettura esoterica dei vangeli”, L’INCARNAZIONE DEL VERBO NELLA GNOSI E NELL’ESOTERISMO STEINERIANO, Pietro Archiati – – cap 2,Roma, 26 aprile 1996
Cantata 112
Versioni musicali del salmo 23 sono state scritte da numerosi compositori classici, tra i quali Johann Sebastian Bach (Coro di apertura della Cantata No.112 Der Herr ist mein getreuer Hirt BWV 112)
My Cup Runneth Over
Salmo 23 Salmo. Di Davide.
« מִזְמ֥וֹר לְדָוִ֑ד יְהוָ֥ה רֹ֜עִ֗י לֹ֣א אֶחְסָֽר׃
בִּנְא֣וֹת דֶּ֭שֶׁא יַרְבִּיצֵ֑נִי עַל־מֵ֖י מְנֻח֣וֹת יְנַהֲלֵֽנִי׃
נַפְשִׁ֥י יְשׁוֹבֵ֑ב יַֽנְחֵ֥נִי בְמַעְגְּלֵי־צֶ֗֜דֶק לְמַ֣עַן שְׁמֽוֹ׃
גַּ֤ם כִּֽי־אֵלֵ֙ךְ בְּגֵ֪יא צַלְמָ֡וֶת לֹא־אִ֨ירָ֤א רָ֗ע כִּי־אַתָּ֥ה עִמָּדִ֑י שִׁבְטְךָ֥ וּ֜מִשְׁעַנְתֶּ֗ךָ הֵ֣מָּה יְנַֽחֲמֻֽנִי׃
תַּעֲרֹ֬ךְ לְפָנַ֙י׀ שֻׁלְחָ֗ן נֶ֥גֶד צֹרְרָ֑י דִּשַּׁ֖נְתָּ בַשֶּׁ֥מֶן רֹ֜אשִׁ֗י כּוֹסִ֥י רְוָיָֽה׃
אַ֤ךְ׀ ט֤וֹב וָחֶ֣סֶד יִ֭רְדְּפוּנִי כָּל־יְמֵ֣י חַיָּ֑י וְשַׁבְתִּ֥י בְּבֵית־יְ֜הוָ֗ה לְאֹ֣רֶךְ יָמִֽים׃ »
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. »
Linguaggio poetico: “Mutterseelenallein”
“ SOLO COME PUO’ ESSERE SOLA L’ ANIMA DI UNA MAMMA “
Mutter:mamma
Seelen:anima
allein: solo
Alternanza di essere e lasciar essere
“(Estasi) Essa non equivale soltanto a quello che era stato lasciato non detto e incompiuto della relazione con lei -natura, donna, Dea. Comprende anche un intervento di lui verso lei -e l’esistenza di uno scambio e di un dialogo tra i due. L’estasi allora diviene un processo nel quale ciascuno è custodito come colui, o colei, che è – con le potenzialità corrispondenti al proprio divenire -grazie all’irriducibilità tra i due. L’estasi diviene un luogo di, e per, il desiderio e non soltanto per il bisogno, che sempre mira a colmare: l’uno, l’altro e il tra-due. Il desiderio è preservato perchè nessuno dei due può appropiarsi dell’altro. Il desiderio non equivale a un’unione dovuta a un ‘inconscia prossimità, a una condivisione di lingua o di paese natale, a una familiarità legata alla dimora di famiglia e alla vicinanza. Invece, il desiderio corrisponde a un’attrazione mantenuta viva grazie a una relazione attenta all’altro in quanto differente da me, altro che rimane, quindi, per sempre al di là di ogni appropriazione da parte mia. Il che consente una prossimità pur rispettando il due e custodisce anche il tra-due. Il desiderio in quanto tale è voler entrare in relazione con l’altro. Il desiderio non è mai voler possedere o appropiarsi dell’altro, cosa che equivale a un reale o immaginario bisogno di ridurre l’altro a me o al mio. Si tratta piuttosto di stabilire, mantenere e coltivare il tra-noi. Il surplus o l’aldilà riguardo a ciascuno deve non soltanto finire con un passaggio individuale dall’istinto alla cultura, da un’immediatezza sensibile a un comportamento razionale, da una natura umana a una divina. Tutto ciò dovrebbe accadere gradualmente senza estasi, perlomeno senza un ‘estasi che si appropria e cancella l’estasi del tra noi Questo luogo non appartiene né all’uno, né all’altro; è generato, mantenuto, sviluppato dalla reciproca attrazione tra i due mediante il rispetto della trascendenza di ciascuno da parte dell’altro. …. Tale luogo , tale legame tra due deve ancora essere creato, stabilito, grazie all’attrazione tra uomo e donna, un’attrazione che sorge dall’istinto e che diviene umanità e divinità. Generare e mantenere il tra-noi come un terzo intessuto in ogni momento dai due è possibile grazie al passaggio dalla condivisione del nostro desiderio. L’energia dell’attrazione allora entra in un’economia psichica sulla quale possiamo avere un’incidenza che non equivale a una semplice padronanza. Non possiamo dominare questa energia, ma possiamo trasformarla, possiamo trasformarci. Non è questione di fabbricare un oggetto a partire da un materiale estraneo a noi, ma di costruire noi stessi -non soltanto diventando più perfetti secondo modelli già definiti, ma diventando più perfettamente noi stessi mediante una coltivazione della relazione con l’altro. Il che richiede un’alternanza di essere e lasciar essere in ognuno e non una divisione di questi due sorte di comportamenti tra due esseri umani.”
tratto da:”All’inizio , lei era”, Luce Irigaray, Bollati Boringhieri, maggio 2013
Tuttavia esiste
“E’ noto, come ricorda per esempio Clémence Ramnoux nel suo lavoro sui presocratici, che all’origine è una lei -natura, donna o Dea- che ispira la verità a un saggio. Il maestro però tiene generalmente segreto ciò che ha ricevuto da lei, grazie al quale, grazie alla quale, ha elaborato il suo discorso. Egli non dice granché riguardo a questa origine, perchè le parole gli mancano o perchè vuol tenerlo per sé – perchè non può o non vuole parlare della sua relazione con lei. Questa relazione rimane quindi nascosta o rimossa dall’insegnamento del maestro presocratico. Tuttavia, alcuni maestri, quali Empedocle o Parmenide, alludono a lei, ciascuno a modo suo. Anche Platone accenna a lei, almeno quando si tratta dell’amore, della relazione- tra. …. Per alcuni maestri -Empedocle o Parmenide – la totalità del discorso è ancora misteriosamente fondata a partire da lei – natura, donna o Dea – che rimane l’inacessibile cosa dalla quale sorgono le parole e alla quale sono rivolte. Per altri invece-Eraclito, per esempio- il discorso si rinchiude su di sé per mezzo di strategiche opposizioni conflittuali. Ormai diviene possibile che le conversazioni abbiano luogo tra sé e sé, dentro o tra il (i) medesimo(i), e la verità e il linguaggio comincino a parlare a partire da loro, su di loro, senza alcun ritorno ad un altro, un altro che è all’inizio femminile -natura, donna , Dea. L’uomo stabilisce la sua dimora di linguaggio, staccata dal reale e dall’altro in quanto reale. … Questo gesto avviene in un modo più segreto e sottile di quello di Prometeo, e prepara a una morte per soffocamento, spossatezza, isolamento, conflitto e infine distruzione di lei -natura, donna, Dea. … In reatà lei svanisce doppiamente. Per chiudere definitivamente il logos su se stesso, per fare in modo che il logos parli con se stesso, le tracce della relazione con lei sono espresse al neutro. Per esempio On al singolare è usato per designare la totalità degli enti – c’è On – e gli enti sono chiamati onta, ci sono onta. Invece di dire: il mondo è nato da lei, e dalla mia relazione con lei, il filosofo occidentale dice: c’è l’ente, ci sono gli enti, che è, o sono, dato(i) senza nessuno che dà. C’è, ci sono, senza essere nati in certo senso, senza un’origine. C’è, ci sono, misteriosamente. Con la neutralizzazione del proprio essere e della totalità dell’universo, il filosofo presocratico prepara la tradizione per il nichilismo…. Dopo che la natura o la Dea sono svanite nel neutro, la possibilità è aperta per la loro sostituzione con un Dio, un Dio al maschile -un Dio che stabilisce la sua assoluta entità contro la fluidità del neutro e anche la proliferazione delle parole, delle cose, degli dei. Quindi un Dio, unico e al maschile, ha occupato il posto dell’estasi creato e custodito da lei. Da allora, il mondo è rinchiuso su se stesso, ed è predisposta la via per l’inferno all’opera nella nostra epoca. … quando Dio occupa il posto dell’estasi della verità, controversie possono naturalmente esserci, ma non a proposito di questo assoluto, soltanto al modo in cui lo percepiamo e lo avviciniamo. Dio in quanto tale rimane nascosto, sottratto per sempre alle nostre percezioni….Il Dio, che occupa occupa l’estasi lasciata vuota dal maestro presocratico, ha tutti i predicati appropriati alla sospensione della relazione con lei o -Lei….. Un certo Dio ha dunque incluso nella medesimezza ciò che prima corrispondeva all’estasi di una relazione con l’altro. Egli ha trattenuto mediante l’immutabilità della sua eterna autosufficienza la fragile, mutevole, incostante esistenza della relazione tra noi. Una relazione è sempre aperta, in costante evoluzione, mai propria dell’uno o dell’altro, frutto di un presente in continua creazione, generazione. Questa relazione, in un certo senso, si sottrae anche alle nostre percezioni sensibili: invisibile, inudibile, intangibile in quanto relazione. Tuttavia esiste. Impercettibile, è più presente di ogni rappresentazione.”
tratto da:”All’inizio , lei era”, Luce Irigaray, Bollati Boringhieri, maggio 2013
Il Disinganno
Nella Cappella di Sansevero a Napoli, la bellissima scultura capolavoro del Barocco Napoletano, il “Disinganno delle Cose Mondane” opera di Francesco Queirolo. Raffigura un uomo che tende una rete dalle intricate maglie di cui si libera per ritornare alla purezza della vita. Per farlo viene in soccorso la mano del genietto alato sulla cui fronte una fiammella reca l’intelletto, ed il cui piede posa sulla sfera terrestre.
Pensiero che si plasma
“Nell’interiorità dell’io nasce un pensiero che si plasma in forma di parola; l’individuo lo emette vestito di suoni imposti da un’eredità condivisa col destinatario; durante l’emissione, la sua intimità sta quasi sospesa a quel filo sonoro che percorre la distanza fra l’io e il tu, il lui mittente e il lui destinatario; subito, poi, la parola tace, ma vive duplicata, oltre che nell’intimo di chi l’ha partorita, nell’intimo di colui che l’ha ricevuta. Due momenti di silenzio attorniano il momento della parola vestita di suono reale. Di qua il momento vitale in cui il pensiero anela a essere formato in suoni, di là la parola che si veste di suono e si corica in forma di parola taciuta. Ci sono tre categorie di silenzio collegate alla parola: di chi la formula, di chi l’ascolta, di chi la conserva. Bisogna trovare entro la solitudine gli spazi dove coltivare questi silenzi, scoprire come possano vivere con un interlocutore che parli tacendo.”
tratto da “Tacet”, Giovanni Pozzi, ADELPHI, novembre 2013
“Dance Me To The End of Love” Leonard Cohen
Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
Conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro
Alzami come un ramo d’ulivo e diventa la colomba che mi riconduce a casa
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore
Oh fammi vedere la tua bellezza quando i testimoni sono andati
Fammi sentire il tuo movimento come fanno in Babilonia
Mostrami lentamente ciò di cui solo io conosco i limiti
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi alla cerimonia nuziale ora, conducimi senza fermarti
Conducimi molto teneramente e molto a lungo
Siamo entrambi sotto il nostro amore, siamo entrambi sopra
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi ai bambini che chiedono di nascere
Conducimi attraverso i sipari che i nostri baci hanno logorato
Alza una tenda di difesa ora, anche se ogni filo è lacerato
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
Conducimi attraverso il panico finchè potrò essere al sicuro
Toccami con le tue mani nude o toccami con il tuo guanto
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore
Conducimi fino alla fine dell’amore