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Anime gemelle

” Tra i nostri possibili compagni/compagne di vita non esiste una sola anima gemella, esistono piuttosto molte anime compatibili, con cui possiamo fare insieme dei tratti di strada sul sentiero della nostra evoluzione. Quanta strada? Dipende. A volte può trattarsi di pochi mesi, altre volte di anni, in certi casi tutta la vita. Psicanalisti specializzati in terapie di regressione al passato ritengono che, a volte, possano esistere casi di entità che si reincontrano, in più incarnazioni e possano trascorrere addirittura più vite insieme. A volte si può trattare di fantasie create dalla mente e dal corpo emotivo dei pazienti; in qualche caso questi racconti possono essere veritieri…Ma non è questo il punto.  Il punto è che , indipendentemente da quanto tempo passiamo con un’altra persona, un mese, una vita o più vite, lo facciamo per svolgere insieme delle tematiche karmiche comuni, positive o negative, piacevoli o spiacevoli; non perchè costituiamo un’unità indissolubile, separata dagli altri esseri umani, che per secoli dei secoli deve evolvere come unico essere. Possiamo svolgere un compito evolutivo comune per un certo tempo (come fondare una scuola o una corrente scientifica o una nuova religione) oppure dobbiamo risolvere dei blocchi karmici comuni insieme e condividere le stesse lezioni per un bel pò di tempo. Non siamo due entità elette da Dio o da noi stesse che sono “destinate”a passare, romanticamente, l’eternità assieme. … Smettiamo dunque di cercar di colmare un vuoto che sentiamo nei nostri cuori grazie a un’anima gemella esterna a noi e impariamo a diventare uomini e donne autonomamente completi, che hanno integrato in sè il principio maschile e femminile, che hanno iniziato a percepire un contatto con la propria Anima, col proprio Sé. Solo in questo modo diverremo dei partner migliori per le diverse anime compatibili che potremo trovare nella nostra esistenza. Il rapporto uomo-donna è stato infatti creato per favorire, nel lavoro a specchio l’uno con l’altra, la fusione interiore tra maschile e femminile che ogni essere umano è chiamato a realizzare all’interno del proprio universo interiore.”

tratto da: “L’alba dell’Acquario”, Francesco De Falco, Editoriale Programma, luglio 2013

La guarigione della sessualità

“Questo globo azzurro nel quale viviamo ha estremamente bisogno che il sordo e cieco maschilismo orientato alla ricerca del potere, lasci posto a nuovi valori legati al rispetto per l’ambiente, rispetto per i cicli naturali e interazione armoniosa tra uomo e natura. Dovremmo lasciare cadere lo stereotipo dell’uomo dominante, pieno di potere, che si fa rispettare con la forza; che fa soffrire gli altri; che è pieno di ego e nega Dio, che ha bloccato le sue emozioni ed è diventato completamente razionale. Dovremmo abbandonarlo semplicemente perché rappresenta uno squilibrio. Lorenzo Ostuni diceva:”Gli uomini evoluti e consapevoli accompagneranno sempre le Donne in cammino verso la Dea”. La vera funzione del maschile è quella di custode e protettore del sacro femminile. Il femminile genera e partorisce la vita, nutre, insegna l’amore e gestisce nell’armonia e nella pace i rapporti interpersonali perché è in contatto continuamente con l’energia divina che funge da ispirazione continua. Le emozioni sono il veicolo d’espressione dell’ispirazione divina che viene poi partorita dal femminile. Il maschile costruisce grandi opere attorno all’incarnazione divina del femminile, le custodisce e protegge i suoi confini. Si mette al servizio dell’energia femminile e riconosce che il dono della vita lo riceve da Dio attraverso la donna. Nell’atto di servire, custodire, proteggere, aprire il cuore e dare nella gioia di dare, il maschile trova la sua autorealizzazione. E dalla donna dovrà imparare come si apre il cuore, come si trasforma l’emozione in creatività, come si arriva al proprio successo personale senza invadere e schiacciare gli altri ma iniziando a cooperare e aiutarsi a vicenda. Questo discorso è direttamente connesso anche alla sessualità. Aumentare l’energia femminile in tale contesto vuol dire cambiare l’approccio dell’atto sessuale. L’uomo sceglie di aiutare la donna ad arrivare all’orgasmo, o quello che lei considera il raggiungimento del piacere massimo. L’uomo si mette al servizio di questa ricerca che va fatta insieme. Solo dopo che la donna si sente appagata e soddisfatta, grazie ad un graduale aumento del piacere che rispetta i tempi di ogni individualità, allora l’uomo prende la decisione di avere o non un orgasmo. Può anche scegliere di trattenere quest’energia e conservarla per essere pronto a soddisfare le esigenze della sua partner in un secondo momento appena lei lo chiede. La scelta è individuale. L’importante è che si generi un’armonia e un equilibrio delle parti grazie alla comunicazione sincera e diretta dei partners. Ognuno si dedica all’altro chiedendogli di “che cosa” ha più bisogno per stare bene. Ci sono numerosi testi che parlano di Tantra e affrontano solo questo argomento. In questa sede dobbiamo limitarci a prendere consapevolezza che la sessualità maschilista è rappresentata dall’uomo che “utilizza” la donna come strumento per arrivare unicamente al suo personale piacere che lo fa sentire svuotato. Ma non si rende conto che nel frattempo sta svuotando anche la donna di tutto il suo potenziale sessuale. Ella diventa solo un mezzo e non più un fine e l’uomo perde l’occasione di sentirsi veramente ricaricato energeticamente attraverso l’orgasmo femminile. La guarigione della sessualità passa anche per un approccio totalmente diverso ad essa: un approccio femminile appunto. Anche una donna può avere un approccio maschilista alla sessualità. Infine occorre chiarire infatti, per non confondersi, che quando parlo di energia femminile, non mi sto riferendo esclusivamente alla figura della donna. Una donna può non avere incarnate tante delle sue qualità legate all’energia femminile , mentre un uomo molto sensibile può averne molte più di lei e può anche aiutarla a svilupparle nel tempo. Quando parlo della necessità di aumentare l’energia femminile, mi riferisco a una qualità da sviluppare al proprio interno indipendentemente dal sesso di appartenenza.”

Tratto da: “ALCHIMISTI della nuova generazione. Evolvere nella gioia”, Andrea Zurlini, Anima Edizioni, novembre 2014, pg. 57-59

Narciso, Caravaggio

Narciso è un dipinto a olio su tela (112×92) generalmente attribuito a Caravaggio dallo storico dell’arte Roberto Longhi, sebbene un dibattito ne abbia proposto l’attribuzione a pittori quali lo Spadarino, Orazio Gentileschi, Niccolò Tornioli e altri. Fu dipinto all’incirca tra il 1597 e il 1599[1]. È conservato nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Barberini in Roma.

Narcisse exaucé

Abandon entouré d’abandon,
tendresse touchant aux tendresses…
C’est ton intérieur qui sans cesse
se caresse, dirait-on;

se caresse en soi-même,
par son propre reflet éclairé.
Ainsi tu inventes le thème
du Narcisse exaucé.

Abbandono coronato di abbandono
tenerezza che tocca tenerezze…
E’ il tuo spazio interiore, si direbbe,
che senza tregua si accarezza;

si accarezza in se stesso,
illuminato dal proprio riflesso.
Cpsì tu inventi il mito
del Narciso esaudito.
Tratto da: “Le rose”, Rainer Maria Rilke, traduzione di Sabrina Mori Carmignani, ed.Passigli

Arrivano i gialli: Narcissus

Narcissus L. è un genere che fa parte della famiglia delle Amaryllidaceae ed è originario dell’Europa. Il suo nome deriva dalla parola greca narkào (= stordisco) e fa riferimento all’odore penetrante ed inebriante dei fiori di alcune specie. Nella mitologia greca Narciso è un personaggio famoso per la sua bellezza. Figlio della ninfa Liriope e del dio fluviale Cefiso (o secondo, un’altra versione, di Selene ed Endimione), nel mito appare incredibilmente crudele, in quanto rifiuta ogni persona che lo ama. A seguito di una punizione divina si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel fiume in cui si specchiava.

Tratto da: Wikipedia

non fate secondo le loro opere

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì”dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo;
chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

Dal Vangelo secondo Matteo 23,1-12.

Prima vera

MARAVIGLIOSO BOCCACCIO

La struttura del Decameron è un articolato sistema con il quale Giovanni Boccaccio presentò le cento novelle del suo capolavoro. La cornice vede dieci giovani (tre ragazzi e sette ragazze) che per sfuggire alla peste nera che imperversa su Firenze si riuniscono in una villa di campagna. Per passare il tempo ciascun pomeriggio (tranne i giorni di venerdì e sabato dedicati alla penitenza) ognuno di loro racconta una novella agli altri secondo un tema stabilito il giorno prima. Il tema viene scelto dal “Re” o dalla “Regina” del giorno. Solo il personaggio di Dioneo – a partire dalla seconda giornata – viene dispensato dall’obbligo di seguire il tema prestabilito e la sua novella è narrata sempre per ultima. La narrazione della peste è una delle maggiori nella storia letteraria. Precedenti furono quelle dello storico greco Tucidide (la peste ad Atene) e del poeta latino Lucrezio nel De rerum natura che si rifà alla narrazione di Tucidide. Boccaccio curò molto ogni piccolo particolare; per esempio già dalla scelta dei nomi possiamo capire quale sia il carattere e la funzione del personaggio: Panfilo, che dal greco significa “Tutto Amore”, racconterà spesso novelle piene di carica erotica. Tutti i personaggi insieme riflettono poi il vero carattere dell’autore.

Coppie


tratto da:http://video.d.repubblica.it/lifestyle/love-experiment-guardarsi-negli-occhi-per-4-minuti/2538/2584

Il treno del mondo

Timoniamo con sicurezza la nostra meravigliosa nave

disegno di Giorgio

Nulla sa più di miele dell’aver sofferto

«Nulla sa più di fiele del soffrire, e nulla sa più di miele dell’aver sofferto; nulla di fronte agli uomini sfigura il corpo più della sofferenza, ma nulla davanti a Dio abbellisce l’anima più dell’aver sofferto. Il più saldo fondamento su cui può sorreggersi questa perfezione è l’umiltà, giacché lo spirito di colui la cui natura striscia quaggiù nella più profonda bassezza, si innalza in volo verso le supreme altezze della Divinità».

tratto da:”Dell’uomo nobile”,Eckhart Meister, A cura di Marco Vannini, Adelphi

Ricostruirai le fondamenta di epoche lontane

Così dice il Signore: «Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio,
se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono.
La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi.
Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerando il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari e di contrattare,
allora troverai la delizia nel Signore. Io ti farò calcare le alture della terra, ti farò gustare l’eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca del Signore ha parlato.

Tratto da:Libro di Isaia 58,9b-14.

La felicità, per natura, nasce da dentro

“La relazione con l’altro è un territorio molto delicato perché andiamo incontro alle persone riempiendoci di aspettative. Siamo incapaci di vivere uno stato di libertà anticipata dall’altro. Niente può fare un’altra persona per noi se siamo ancora incapaci di generare una felicità e una gioia che prescindano da qualsiasi relazione. Chi non vuole capire questo passaggio sarà tutta la vita un mendicante d’amore. L’altro non ci darà la felicità che stiamo aspettando da sempre, semplicemente perché la felicità, per natura, nasce da dentro e non da fuori. L’altro non è il carnefice e il responsabile delle nostre sofferenze, perché esso sta solo risvegliando con il suo atteggiamento, qualcosa che è già sepolto al nostro interno e che chiede di essere guarito. Da un punto di vista simbolico, ogni nostro amante è l’incarnazione del nostro desiderio di sentirci uniti, appagati e felici. E dietro questa falsa identificazione si trova, per l’appunto, l’origine delle delusioni affettive. L’errore infatti è quello di pensare che il rapporto felice e soddisfacente con il partner giusto sia la meta e l’ambizione che genererà la nostra felicità e la nostra piena soddisfazione. Niente di più sbagliato. Abbiamo sùbito nel corso dei secoli, un lunghissimo e logorante condizionamento sociale che ci ha convinti che solo l’amore con un’altra persona possa permettere alla nostra anima di sentirsi perfetta, unita e realizzata fisicamente: Questa “tortura psichica” si è sovrapposta all’unica verità: ovvero che l’anima è una scintilla divina e per sua natura è individuale. E’ un frammento perfetto di Dio. L’anima rappresenta già la perfezione e non necessita che la sua completezza dipenda da un’altra anima che, tra l’altro, è anch’essa unica e irripetibile.”

Tratto da: “ALCHIMISTI della nuova generazione. Evolvere nella gioia”, Andrea Zurlini, Anima Edizioni, novembre 2014

La Fornarina

Un grande Amore:Raffaello e Fornarina

Fornarina, Margherita Luti, ha ispirato molti dei dipinti di Raffaello Sanzio.  Il loro è stato un amore breve, ma intenso. ll pittore morì il giorno del suo trentasettesimo compleanno, il 6 aprile 1520. Vasari attribuisce la sua morte ad eccessi amorosi, ma molto probabilmente Raffaello contrasse febbri malariche allora molto diffuse a Roma. Margherita si ritirò presso il convento delle Monache di Santa Apollonia, e morì dopo pochi anni.

Raffaello e Magherita Luti Ingres

Letteratura la femminile

Un libro importante