Phanes
Bassorilievo su facciata Odeo Cornaro Padova 1530 Architetto Giovanni Maria Falconetto
Phanes dal verbo greco φαίνω (faïnò) “manifestarsi” è raffigurato come un giovane uomo, circondato dall’elissi zodiacale. Esce dall’uovo cosmico diviso in due metà, una ai piedi del dio e metà sulla testa. Da queste due metà escono fiamme. Phanes è alato e tiene nella mano sinistra lo scettro del potere, nella destra la folgore portatrice di luce. E’avvolto tra le spire del serpente mistico che ha la testa nella parte superiore dell’uovo.
Phanes è simbolo dell’uomo risvegliato che si manifesta. Il suo passaggio di consapevolezza attraverso le dodici energie primordiali, costituisce la sintesi di un’unità reintegrata, attraverso i vari aspetti del sè, nelle molteplici esperienze di vita. Phanes riluce perchè ha raggiunto una sintesi, e ha ricomposto l’Uno.
la descrizione del dio Phanes è da me liberamente tratta da:http://www.academia.edu/1912258/La_kylix_fiorentina_di_Chachrylion_ed_Eros_Protogonos_Phanes_AK_55_2012_pp._52-62_
Fanes
Teogonia orfica
Cronos crea
dal caos e dall’uovo argenteo,
Fanes, il dio luminoso.
Fanes è il Dio di Jung.
“ Fanes è il Dio che esce luminoso dalle acque
Fanes è il sorriso dell’alba
Fanes è il giorno radioso
E’ l’oggi che mai tramonta
E’ fragore dei fiumi
E’ il sussurrare del vento
E’ fame e sazietà
E’ amore e piacere
E’ mestizia e consolazione
E’ promessa e compimento
E’ la luce che illumina ogni oscurità
E’ il giorno perenne
E’ l’argentea luce della luna
E’ lo sfavillare delle stelle
E’ la stella cadente che brilla, passa e svanisce.
E’ la pioggia di stelle cadenti che torna ogni anno
E’ il sole e la luna che ritornano
E’ il bene e l’abbondanza dell’anno
Egli riempie le ore di vitale entusiasmo
E’ l’abbraccio e il sussurro dell’amore
E’ il calore dell’amicizia
E’ la speranza che ravviva il vuoto
E’ la gioia a ogni nascita
E’ la luce che emana dai fiori
E’ l’ala vellutata della farfalla
E’ il profumo dei giardini in fiore che colma le notti
E’ il canto della gioia
E’ l’albero della luce
E’ il compimento, qualsiasi miglioramento
E’ tutto ciò che è melodioso
E’ quel che ha giuste proporzioni
E’ il numero sacro
E’ la promessa di vita
E’ il contratto e la sacra promessa
E’ la varietà dei suoni e dei colori
E’ la santificazione del mattino, del mezzodì e della sera
E’ ciò che è gentile e mite
E’ la redenzione
In verità Fanes è il giorno felice
In verità Fanes è il lavoro, il suo compimento e la sua ricompensa
E’ l’impresa faticosa e la quiete della sera
E’ il passo nella via di mezzo,il suo inizio, la sua metà e la sua fine
E’ la preveggenza
E’ la fine della paura
E’ il seme che germoglia, il bocciolo che si apre
E’ la porta dell’accoglienza, l’accettazione e la rinuncia
E’ la sorgente e il deserto
E’ il porto sicuro e la notte tempestosa
E’ la certezza nella disperazione
E’ ciò che resta saldo nello sconvolgimento
E’ la liberazione dalla prigionia
E’ consiglio e forza nell’andare avanti
E’ la grandezza dell’uomo, il suo valore e la sua forza.”
Tratto da Libro Rosso , Liber novus, pg. 301 C.G.Jung ed.Bollati Boringhieri
…essi vedevano la realtà.
” Nei testi Hindu viene suggerito che i fiumi e le montagne e tutti gli aspetti della natura sono quella parte del divino splendore che il Supremo sceglie di rivelare, perchè i nostri occhi sono incapaci di vedere di più. Solo un frammento della realtà si manifesta come universo, mentre la parte non manifesta è la più grande. Pertanto il mondo della Natura non è irreale, essendo parte di quella esistenza Suprema, ma non è neppure reale, perchè è solo una parte, non il tutto. E’ un mezzo, per così dire, attraverso il quale si può avere un’idea di qualcos’altro più vasto più grande. Ma quale tipo di mente e cuore può vedere lo splendore al di là delle forme esteriori? Non la coscienza deprivata dell’innocenza. Il bambino che non vuole udire che gli animali muoiono, probabilmente é molto più vicino alla verità della vita, che non l’adulto che considera tutto in relazione alla sopravvivenza, alla comodità e al vantaggio personale. Gli esseri umani sono “naturalmente”parte del mondo della Natura, essi sono la sua creazione ma al momento ci siamo resi alieni; perdendo l’innocenza, ci siamo esiliati dal paradiso ed abbiamo scelto di vivere in un falso mondo di macchine, guerre, ambizioni, possesso ed altre attrazioni. Questo mondo di cattiveria, che è il prodotto del pensiero umano, é irreale perché basato su percezioni distorte e falsi valori. Dove sta maya? Non negli alberi, gli animali, e la terra ma nell’occhio dell’osservatore che vede ogni cosa come oggetto di possesso e sfruttamento. Quelli che vedevano il fiume Gange o le montagne Kailash come presenze divine, vedevano con i loro occhi esterni la stessa acqua e lo stesso mucchio di terra come facciamo noi che riduciamo il fiume e la montagna a niente più che materia inerte,. Perciò l’importanza della chiara percezione non può essere sovrastimata. Se ciò è già avvenuto, adesso perlomeno dobbiamo prestare attenzione alla qualità delle nostre reazioni e allo sviluppo della sensibilità, che non è sentimentalismo. Le persone che si commuovono sulle cose possono immaginare di essere più sensibili degli altri ma i grandi profeti non indulgevano nell’emotività, essi vedevano la realtà.”
Tratto da:”Cos’é il reale?” Di Radha Burnier, in “The Theosophist”, aprile 2002, Rivista italiana di Teosofia, aprile 2003.