Quando vediamo un albero nel rigoglio del suo sviluppo…
“Ebbene la nostra mente ha questo meraviglioso potere, attirare a sè questa vita e queste forze; ed una volta così attirate, restano nostre per l’eternità. Quando vediamo un albero nel rigoglio del suo sviluppo pensiamo e chiediamo un pò della sua forza e l’otterremo; quando vediamo un fiore chiediamogli un pò della sua bellezza; quando contempliamo l’oceano chiediamogli un pò della sua potenza. Quando vediamo qualunque cosa che sia piena di salute e di forza , chiediamole salute, vigore e armonia”
tratto da: “I doni dello Spirito”, P.Mulford, Piccola biblioteca scienze moderne , Fratelli Bocca editori, Milano,1936
Hui Zong
Hui Zong (2 novembre 1082 – 4 giugno 1135) è stato un imperatore cinese, l’ottavo ed uno dei più famosi della dinastia Song, la cui vita personale fu segnata dal lusso, dalla raffinatezza e dall’amore per l’arte. Nato Zhao Ji, era l’undicesimo figlio dell’imperatore Shen Zong. Nel febbraio 1100 il suo fratellastro maggiore Zhe Zong (哲宗) morì senza figli, e il giorno dopo Hui Zong gli succedette come imperatore. Regnò dal 24 febbraio 1100 al 18 gennaio 1126. Hui Zong fu famoso per aver promosso il Taoismo. Fu anche un talentuoso poeta, pittore, calligrafo e musicista. L’imperatore Hui Zong, oltre ad interessarsi degli affari di stato, favorendo il partito riformista fu un uomo colto, che dedicò gran parte del suo tempo all’amore per le arti. Fu un collezionista di dipinti, calligrafie e oggetti d’antiquariato di precedenti epoche cinesi, costruendo per diletto enormi collezioni di ciascuna di esse. Egli stesso compose poesie, fu noto come appassionato pittore, creò il proprio stile calligrafico, s’interessò di architettura e progettazione di giardini e scrisse perfino trattati di medicina e Taoismo. Riunì intorno a sé un folto gruppo di pittori, che venivano prima preselezionati in un esame per divenire artisti ufficiali della corte, e riformò la musica di corte. Come molti uomini eruditi del suo tempo, possedeva una cultura enciclopedica, tuttavia il suo regno sarebbe stato segnato per sempre dalle decisioni assunte in politica est che avrebbero avuto un esito disastroso per la successiva storia della Cina Song. Da vero artista, Hui Zong trascurò l’esercito, cosicché la Cina dei Song divenne sempre più debole e alla mercé di nemici stranieri.
Zhang Zeduan “Lungo il fiume durante la festa di Qingming
Zhang Zeduan (1085-1145 d.C.) era un famoso pittore della dinastia Song del Nord, specializzato nella Jiehua (pittura su linea, in cui si utilizzano un pennello speciale e un regolo per disegnare con precisione le linee degli edifici). Zhang Zeduan disegnava veicoli da trasporto, ponti, strade e sentieri e molto altro, ed è stato un esponente di primo piano dello stile artistico-paesaggistico cinese noto come Shan Shui (montagne e fiumi). A partire dal 1101, il governo Song si era liberato delle minacce di invasione dal nord fatte di infiltrazioni diplomatiche e corruzione, e aveva portato alla dinastia un secolo di pace e di stabile sviluppo economico. Il boom del commercio dei mercati cittadini, aveva dato luogo a un fiorire di attività culturali di intrattenimento sia per il popolo che per le famiglie reali. Con il supporto dell’imperatore, inoltre, l’Istituto Imperiale si era sviluppato nei settori di arte e pittura e aveva vissuto un periodo molto produttivo. Zhang Zeduan era un pittore alle dipendenze dell’Istituto imperiale di Pittura, e donò all’Imperatore un famoso dipinto della storia cinese intitolato “Lungo il fiume durante il Festival di Qingming”, altrimenti noto col titolo di “Il rotolo di Qingming”. Questo dipinto straordinariamente realistico, ritrae le attività quotidiane delle persone delle aree urbane e della provincia durante la festa di Qingming: rappresenta prospere attività di commercio, industria e trasporti, e nei secoli è diventato un inestimabile tesoro della dinastia Song dall’enorme valore storico. La pittura con inchiostro è dipinta su un panno di seta dell’altezza di 24,8 centimetri e una larghezza di 528,7 centimetri. Ci sono tre sezioni principali, complessivamente costituite da 814 persone, 13 veicoli, 29 imbarcazioni, 8 sedie di portantini, 83 animali domestici e oltre 100 negozi. I cinque metri di lunghezza della pittura riflettono pienamente la prosperità della città, che all’epoca aveva una popolazione di 1 milione e mezzo di abitanti. Il rotolo “Lungo il fiume durante il festival di Qingming” è diviso in tre sezioni: la prima sezione rappresenta un paesaggio rurale, in cui è raffigurata una carovana di asini condotti da contadini che si dirigono verso la città portando del carbone sulla schiena; sullo sfondo, appare il sole mattutino, con vivide foreste avvolte nella nebbia e abitazioni in ombra, mentre altre figure fanno da sfondo nei pressi città. La seconda sezione si concentra sulla scena del trasporto sul fiume, in particolare su di un ponte a forma di arcobaleno; ci sono poi molte persone affollate intorno al ponte, carrozze e cavalli di tutti i tipi, e le barche che passano sotto al ponte e le banchine gremite, sono tutte immagini così ben rappresentate da rendere questa sezione la parte più interessante del rotolo. La terza sezione rappresenta una scena urbana, con persone di tutti i ceti sociali riunite a chiacchierare vicino alle alte mura della città, nelle “case da tè” e nei ristoranti, con diversi negozi affollati uno in fila all’altro. Con il dispiegarsi della pergamena, poi, si possono notare le scene di vita cosmopolita, dove popolani e aristocratici si mescolano e si completano gli uni con gli altri, dimostrando così il livello di civiltà molto avanzato raggiunto dalla dinastia Song del Nord.”
tratto da:http://epochtimes.it/news/lungo-il-fiume-durante-il-festival-di-qingming-capolavoro-di-zhang-zeduan-della-dinastia-song—127723
Un groviglio di calli mi circonda
“Colpita dagli odori delle calli umide e delle vecchie case strette in disordinato abbraccio, molcita dalle altane da dove era solita spandere amorosi sguardi e languidi pensieri verso il Bacino e sulla Laguna, stregata dagli afrori liquidi che si mescolavano con le equivoche zaffate delle popolane dalle lunghe gonne struscianti sul Liston….“ Ein Gewirr von Gaesschen unfaengt mich”… “ un groviglio di calli mi circonda….” , aveva sussurrato qualche ora prima…” J.W.von G
La nostra fede si materializza nel corpo
” Il nostro corpo compie un lavoro di ricambio degli elementi fisici che lo compongono; essi non sono più gli stessi di dieci venti trent’anni fa perchè la nostra mente non è più quella di dieci o venti anni fa. A seconda che noi ci apriamo a nuove verità nuovi elementi verranno dallo spirito a rinnovare il nostro corpo. La nostra fede, qualunque essa sia, si materializza nel corpo. Se crediamo implicitamente nella necessità della malattia e della vecchiaia, la nostra carne e il nostro sangue diverranno espressione della malattia e della vecchiaia; ma se nutriamo costantemente l’idea che malattia e vecchiaia non sono un’assoluta necessità, in tempo relativamente breve la nostra carne e il nostro sangue si cambieranno in meglio, e la nostra fede crescerà, miglioreranno sempre e sempre più. Noi portiamo letteralmente nella nostra carne, il significato predominante dei nostri pensieri. Nell’azione che lo spirito esplica sul corpo, esso si serve degli elementi che ha assorbito dalla sua peculiare sfera, e questi elementi del mondo invisibile, si materializzano e cristallizzano nei visibili elementi della carne, in una maniera analoga a quella con la quale un metallo disciolto ed invisibile in una chiara soluzione è attratto e diventa visibile sul pezzo di rame, piombo, zinco, ecc. immersi nella soluzione; oppure come un albero materializza foglie e frutti dagli invisibili elementi dell’aria che lo circonda”
tratto da: “I doni dello Spirito”, P.Mulford, Piccola biblioteca scienze moderne , Fratelli Bocca editori, Milano,1936
Per liberare energia
“Seguiamo ora l’atomo di carbonio. Prendiamo l’anidride carbonica come punto di partenza. Abbiamo appena visto che essa viene assorbita dalle foglie verdi. Lì, viene decomposta in ossigeno (che viene di nuovo liberato) ed in atomo di carbonio, il quale viene incorporato in una molecola più grande, lo zucchero. Questo zucchero non è volatile e di conseguenza, esso diventa una parte del corpo della foglia, della pianta, la quale è per il momento, la sua forma incarnata. La pianta sarà mangiata da una mucca o da un corpo umano e lo zucchero si ritroverà incorporato nel corpo animale fino a quando verrà bruciato dall’ossigeno per liberare l’energia e l’anidride carbonica. Vediamo in questo modo che, per l’atomo di carbonio, il periodo di incarnazione è generalmente più lungo di quello dell’ossigeno. In certi casi esso può durare per tutta la vita del veicolo.”
tratto da: ”L’universo nell’essere umano”, Phan-chon-Ton. In Rivista italiana di Teosofia. Aprile 2003, n°4
L’universo nell’essere umano
“Seguiamo ora una di queste molecole di ossigeno che inaliamo. Essa penetra nella gola, scende nell’esofago fino ai polmoni, poi negli alveoli, dove è raggiunta da una molecola di emoglobina. L’emoglobina fa parte di un globulo rosso, un “veicolo” costituito da vari tipi di molecole che hanno concretizzato un corpo. Noi possiamo quindi immaginare la nostra molecola di ossigeno incorporata in un globulo rosso. Incorporata significa presa in corpo. In Teosofia noi abbiamo un’altra parola per questo: incarnazione. Poi il globulo rosso viene trascinato attraverso il corpo dal flusso sanguigno e cede la molecola di ossigeno (ora divisa in atomi) alle cellule del corpo. Gli atomi di ossigeno si associano ad un atomo di carbonio per produrre l’anidride carbonica, la quale a sua volta si associa all’emoglobina, trasformandola in carbossiemoglobina, la quale viene di nuovo trasportata verso i polmoni in cui essa libera la molecola di anidride carbonica e fissa nel posto rimasto vacante un’altra molecola di ossigeno …e così via. Seguiamo ora il tragitto dell’atomo di ossigeno. Nell’aria, l’ossigeno è allo stato gassoso, invisibile, sottile, mobile. Quando viene intrappolato dall’emoglobina, egli è incorporato in un “corpo” (globulo rosso). Si potrebbe dire che esso è incarnato. Non è più volatile né libero, ma “impigliato nella materia” come ama dire Taimni. Questa incarnazione ha uno scopo: fissare il potere rigeneratore dell’ossigeno in un veicolo materiale che possa essere trasportato in tutto il corpo, e che faccia in questo corpo ciò che deve fare ( bruciare gli zuccheri per liberare l’energia necessaria alla vita del corpo) e che compia il suo dharma. Facendolo, esso viene preso dal karma della propria azione ed ora legato ad un atomo di carbonio. Il prodotto che ne risulta è l’anidride carbonica, la quale viene rigettata dal nostro corpo, di nuovo allo stato gassoso, ma questa volta i due atomi di ossigeno sono fortemente legati ad un atomo di carbonio. In altri termini essi hanno perso la loro libertà e sono diventati una materia più densa anche se ancora volatile … A questo punto, qual è il destino della molecola di anidride carbonica? La scienza ha anche dimostrato che questa molecola andrà assorbita dalle foglie verdi nella quale viene dissociata nei suoi vari composti: l’atomo di carbonio viene incorporato in molecole più grandi e gli atomi di ossigeno sono liberati sotto forma gassosa. In questo stato, l’atomo di carbonio può di nuovo essere assorbito da un animale o da un essere umano ed il ciclo ricomincia. Abbiamo così visto il susseguirsi delle incarnazioni e disincarnazioni di un atomo di ossigeno. Le sue incarnazioni durano soltanto alcuni minuti poi viene disincarnato ma non rimane a lungo così e si reincarna molto rapidamente. Per delle entità di questo genere, il ciclo delle nascite è breve e si ripete frequentemente.”
Tratto da:”L’universo nell’essere umano”, Phan-chon-Ton. In Rivista italiana di Teosofia. Aprile 2003, n°4
per chi vuole veder immagini meravigliose andare la sito: http://w3.uniroma1.it/anat3b/libro%20motta/libro%20motta.htm
Phanes
Bassorilievo su facciata Odeo Cornaro Padova 1530 Architetto Giovanni Maria Falconetto
Phanes dal verbo greco φαίνω (faïnò) “manifestarsi” è raffigurato come un giovane uomo, circondato dall’elissi zodiacale. Esce dall’uovo cosmico diviso in due metà, una ai piedi del dio e metà sulla testa. Da queste due metà escono fiamme. Phanes è alato e tiene nella mano sinistra lo scettro del potere, nella destra la folgore portatrice di luce. E’avvolto tra le spire del serpente mistico che ha la testa nella parte superiore dell’uovo.
Phanes è simbolo dell’uomo risvegliato che si manifesta. Il suo passaggio di consapevolezza attraverso le dodici energie primordiali, costituisce la sintesi di un’unità reintegrata, attraverso i vari aspetti del sè, nelle molteplici esperienze di vita. Phanes riluce perchè ha raggiunto una sintesi, e ha ricomposto l’Uno.
la descrizione del dio Phanes è da me liberamente tratta da:http://www.academia.edu/1912258/La_kylix_fiorentina_di_Chachrylion_ed_Eros_Protogonos_Phanes_AK_55_2012_pp._52-62_
Fanes
Teogonia orfica
Cronos crea
dal caos e dall’uovo argenteo,
Fanes, il dio luminoso.
Fanes è il Dio di Jung.
“ Fanes è il Dio che esce luminoso dalle acque
Fanes è il sorriso dell’alba
Fanes è il giorno radioso
E’ l’oggi che mai tramonta
E’ fragore dei fiumi
E’ il sussurrare del vento
E’ fame e sazietà
E’ amore e piacere
E’ mestizia e consolazione
E’ promessa e compimento
E’ la luce che illumina ogni oscurità
E’ il giorno perenne
E’ l’argentea luce della luna
E’ lo sfavillare delle stelle
E’ la stella cadente che brilla, passa e svanisce.
E’ la pioggia di stelle cadenti che torna ogni anno
E’ il sole e la luna che ritornano
E’ il bene e l’abbondanza dell’anno
Egli riempie le ore di vitale entusiasmo
E’ l’abbraccio e il sussurro dell’amore
E’ il calore dell’amicizia
E’ la speranza che ravviva il vuoto
E’ la gioia a ogni nascita
E’ la luce che emana dai fiori
E’ l’ala vellutata della farfalla
E’ il profumo dei giardini in fiore che colma le notti
E’ il canto della gioia
E’ l’albero della luce
E’ il compimento, qualsiasi miglioramento
E’ tutto ciò che è melodioso
E’ quel che ha giuste proporzioni
E’ il numero sacro
E’ la promessa di vita
E’ il contratto e la sacra promessa
E’ la varietà dei suoni e dei colori
E’ la santificazione del mattino, del mezzodì e della sera
E’ ciò che è gentile e mite
E’ la redenzione
In verità Fanes è il giorno felice
In verità Fanes è il lavoro, il suo compimento e la sua ricompensa
E’ l’impresa faticosa e la quiete della sera
E’ il passo nella via di mezzo,il suo inizio, la sua metà e la sua fine
E’ la preveggenza
E’ la fine della paura
E’ il seme che germoglia, il bocciolo che si apre
E’ la porta dell’accoglienza, l’accettazione e la rinuncia
E’ la sorgente e il deserto
E’ il porto sicuro e la notte tempestosa
E’ la certezza nella disperazione
E’ ciò che resta saldo nello sconvolgimento
E’ la liberazione dalla prigionia
E’ consiglio e forza nell’andare avanti
E’ la grandezza dell’uomo, il suo valore e la sua forza.”
Tratto da Libro Rosso , Liber novus, pg. 301 C.G.Jung ed.Bollati Boringhieri