Dello stesso autore

Gentiluomo del labirinto

Ritratto di gentiluomo, olio su tavola, cm 73×54,6 eseguito probabilmente a Milano attorno al 1510 da Bartolomeo Veneto.
Cambridge, Fitzwilliams Museum n. inventario 133.

Agendo a un livello ancora più profondo

“Ascoltando questa storia mi resi conto all’improvviso, con una combinazione di tristezza e meraviglia, di che cosa si trattava- del paradosso di essere normali. E’ assolutamente normale essere troppo occupati per ammalarsi, perché è proprio questo tipo di consapevolezza che il sistema immunitario fa sviluppare. Quando si è semplicemente se stessi e non un “malato di cancro”, allora la complicata catena della risposta immunitaria, con le sue centinaia di operazioni perfettamente temporizzate, si mette al lavoro di buona lena. Ma una volta che ci si abbandona alla paura e al senso di impotenza, questa catena si spezza. Si cominciano a inviare neuropeptidi associati a emozioni negative, questi diventano parte delle cellule e la risposta immunitaria perde in efficacia. (Non sappiamo con esattezza come ciò avvenga, ma è ben documentata la diminuzione delle reazioni immunitarie nei pazienti depressi). Ecco come si instaura questo paradosso: se reagiamo al cancro come se non si trattasse di una grande minaccia, come avviene nel caso dell’influenza, probabilmente avremmo maggiori probabilità di guarigione, tuttavia una diagnosi di cancro fa sentire i pazienti del tutto anormali. La diagnosi dà il via a un circolo vizioso, come un serpente che si morde la coda fino a divorarsi completamente. La ragione della mia tristezza e meraviglia stava nel rendermi conto all’improvviso di quanto infinitamente meraviglioso e al tempo stesso fragile fosse il sistema immunitario. Esso forgia il nostro legame con la vita eppure lo può spezzare in ogni momento. Il sistema immunitario conosce tutti in nostri segreti e i nostri dispiaceri. …. Il cancro o qualunque altra malattia non è che una sequenza di questi fugaci istanti, ciascuno con le sue emozioni e la sua chimica mente-corpo. In altre parole, le cellule malate sono uno degli innumerevoli ingredienti; e gli altri sono ancora più intangibili. L’Ayurveda sostiene che diverse condizioni interagiscono nella nascita della malattia – l’organismo malato gioca una parte, ma poi concorrono la resistenza immunitaria, l’età, l’alimentazione, le abitudini, il periodo dell’anno e molti altri fattori. Gli studi medici condotti in occidente hanno abbondantemente dimostrato che lo stile di vita di una persona e il suo profilo emotivo sono componenti che influenzano lo stato di salute di una persona, ma ci manca l’onniscenza per valutare la portata di tutti questi fattori. Un malato di cancro ha alle spalle un’intera vita popolata di pensieri, azioni ed emozioni che nessun’altra persona può aver vissuto esattamente allo stesso modo. Il fatto che le emozioni siano situate così in profondità non significa che il malato di cancro non possa modificarle. I sentimenti di impotenza e di disperazione si possono modificare agendo a un livello ancora più profondo.”

tratto da: “Guarirsi da dentro”, Deepak Chopra, ed. PICKWICK. titolo originale “Quantum Healing”  1989

Erik Satie: Gnossienne No. 1, 2, 3

S ‘ il vous plaît… dessine-moi un mouton !

Le dodici notti sante

Dopo il solstizio d’inverno,  poco prima del Natale, l’ inesorabile accorciarsi del giorno  segna l’inizio del lento, dapprima quasi impercettibile, allungarsi delle ore di luce. Arrivano, a partire dal 24 dicembre le dodici notti sante. Qualche cosa di grandioso accade nel mondo della natura, e anche al di sopra di esso. Un evento indicibile aleggia su ogni cosa e pervade l’atmosfera con il suo alito impalpabile, avvolgendo noi e tutto il creato in una dimensione sacrale.
Esistono  tradizioni popolari, diffuse specialmente nell’Europa centrale, secondo le quali, nelle dodici notti sante, la natura si rivela agli uomini in una maniera assolutamente nuova e misteriosa. Il dodici è un numero che indica il ritorno al punto di partenza e il completamento di un ciclo cosmico, così come i dodici mesi dell’anno scandiscono l’orbita della terra nello spazio intorno al sole. Le dodici notti sante fra il Natale e l’Epifania sono il momento sacro per eccellenza. Un concetto simile era già presente nell’antichità pagana: basti pensare ai Saturnali, che duravano dal 17 al 23 dicembre (calendario stabilito dal’imperatore Domiziano), ma sopratutto al Dies Natalis Solis Invicti, il giorno della nascita del Sole Invitto. La festa del dio d’origine persiana Mithra, connessa, attraverso una serie di passaggi di natura sincretista, con il culto di Dioniso, veniva celebrata in Oriente la notte del 24 dicembre,  la vigilia del Natale cristiano.  Il periodo corrispondente alle dodici notti sante riveste, in questa luce, un significato particolare, nel quale le forze della natura non vengono, come semplicisticamente talora si afferma, sminuite o disprezzate e tanto meno desacralizzate, ma piuttosto ricondotte al loro legame originario e necessario con la Fonte luminosa e inesauribile da cui tutte derivano. Nella dimensione della storia, si verifica un evento inaudito  che è al di sopra della storia  e che nell’ambito della natura si manifesta in una realtà che non appartiene alla natura, ma che sta al di là di essa. Una sorta di  apertura della gabbia spazio-temporale  operata dall’Essere che è all’origine di Tutto. Nei rari momenti in cui l’uomo riesce a domare il proprio io, abbandonandosi al flusso della vita cosmica, la prigione si apre ed egli intravede l’unità originaria con il Tutto. L’uomo poi si ritrae spaventato, per il timore di “perdersi”. E’ semplicemente l’ attaccamento compulsivo alle cose e la forma mentale da cui nasce la tendenza aggressiva, delirante della scienza moderna. L ’uomo, da solo, non riesce ad accogliere la semplice verità che egli e il Tutto sono una cosa sola,  perciò ha bisogno che ciò gli venga manifestato, nel trepido mistero delle dodici notti sante.
Secondo Steiner e la sua Scienza dello spirito, durante le 13 notte sante (dal 24 dicembre al 5 gennaio) vi è la possibilità tramite i sogni (o l’attività meditativa), di poter avere rivelazioni profetiche in merito ai fatti che accadranno nell’anno futuro. Un tempo, nel corso delle 12 notti sacre, gli iniziati celtici e germanici aprivano la coscienza, aprendosi in particolare ai misteri della luce solare. Il momento è del tutto particolare, una sorta di specchio che il cosmo porge all’uomo affinché egli vi possa  riflettere il proprio passato e il proprio futuro.
Riguardo alla sola visione profetica ciò che si sogna (o si medita) durante il:

24 dicembre corrisponde a ciò che accadrà in Gennaio futuro
25 dicembre corrisponde a ciò che accadrà in Febbraio
26 dicembre corrisponde a Marzo
27 dicembre corrisponde ad Aprile
28 dicembre corrispodne a Maggio
29 dicembre corrisponde a Giugno
30 dicembre corrisponde a Luglio
31 dicembre corrisponde ad Agosto
01 Gennaio corrisponde a Settembre
02 Genanio corrisponde a Ottobre
03 Gennaio corrisponde a Novembre
04 Genanio corrisponde a Dicembre
05 gennaio corrisponde ad una visione panoramica totale dell’anno futuro intero

Conservare appunti di sogni o riflessioni che si son fatti in questi particolari giorni dal 24 dicembre al 5 gennaio, può esser uno spunto di riflessione sulla nostra maturazione spirituale. Una sorta di stimolo a guardare agli eventi della nostra vita cogliendo la traccia, il filo invisibile che  tratteggia un disegno ogni volta unico, per ogni esistanza, per l’evoluzione ogni anima.

 

Voglio vedere questa bellezza

“Tutte le volte che non siamo in uno stato di gioia, che non siamo innamorati del mondo e soffriamo per qualche ragione, il motivo è che non riusciamo a vedere con gli occhi del Cuore quanto sta accadendo intorno a noi. Lamentiamoci, arrabbiamoci, deprimiamoci, proviamo paura o sconforto, gridiamo il nostro fastidio, facciamo insomma tutto quanto siamo soliti fare, ma, una volta tornati in noi, cominciamo a pensare in maniera capovolta rispetto al consueto: “Io sto male solo perché non ho occhi per vedere il mondo, altrimenti vedrei solo Bellezza”.
“Non sono io a stare male, ma l’apparato psicofisico di cui sono ospite, la mia natura animale.” “La sofferenza che questa macchina biologica sta provando, non è dovuta a qualcosa che non va bene nel mondo esterno, ma al fatto che essa è stata progettata per sopravvivere, non per cogliere la Verità.”
“Se non sono nella gioia è perché sto guardando il mondo con gli occhi della personalità, quindi sto vedendo brutto o sbagliato qualcosa che invece è bello. VOGLIO VEDERE QUESTA BELLEZZA”.
Proviamo a osservarci in questo istante della nostra vita: siamo felici oppure no? Siamo nella gioia oppure no? Siamo innamorati oppure no? Se non siamo felici, se non siamo nell’Amore è perché non riusciamo a vedere il mondo! Se non vediamo la Bellezza onnipresente, è perché non stiamo guardando attraverso gli “occhi del Cuore”, altrimenti vedremmo un mondo magnifico.”

tratto da:”Risveglio”, Salvatore Brizzi, Anima edizioni, 2008, http://risvegliati.altervista.org/trasformazione-alchemica-delle-emozioni-negative/, testo di VOGLIO VEDERE QUESTA BELLEZZA

 

Il maestro e lo scorpione

Credo che non mi fu dato miglior consiglio di quando mi venne suggerito, in un momento di grossa difficoltà, di rimanere fedele a me stessa. Qualsiasi cosa succeda, comunque vada, resta fedele a te stessa. Sì, ma cosa significa esattamente rimanere fedeli a se stessi? Come si può riuscire  nonostante i condizionamenti, le paure, l’opinione della gente e delle persone che amiamo; come si fa a capire cosa voglia dire in un determinato momento rimanere fedeli a se stessi, non tradire il proprio essere più profondo, non venir meno alla propria storia, al percorso raggiunto e percorso fino a quel momento? La nostra natura più intima è messa continuamente a repentaglio dal contesto esterno, dalle azioni degli altri nei nostri confronti, azioni che spesso generano un comportamento di autodifesa, di chiusura, di reazione al male che subiamo. Non sempre però quel male è volontario, molte volte non è altro che una conseguenza della natura dell’altro, del suo essere in relazione a noi, del suo individuarci come possibili”nemici” in un determinato contesto. Capire questo vuol dire essere riusciti a centrarsi su se stessi, e cosa più importante non significa assolutamente aver rinunciato a reagire o a combattere per i propri ideali, ma, al contrario, significa combattere nei propri ideali rispettando ancor di più noi stessi, e non subendo la violenza più grande, quella che ognuno di noi attua contro la sua natura e il suo modo di essere, quando per paura e insicurezza, la trasforma e condiziona, vincolandola ad una catena di azione e reazione. Questa storia zen è un piccolo e al tempo stesso, profondo insegnamento:

Il maestro e lo scorpione

Un maestro zen vide uno scorpione che stava annegando e decise di aiutarlo e sollevarlo dall’acqua. Ma, quando lo fece, lo scorpione sentendosi minacciato lo punse.
Sentendo il colpo secco della puntura, il maestro mollò la presa e lo scorpione cadde ancora in acqua. Ancora una volta il monaco lo sollevò ed ancora una volta lo scorpione lo punse.
Un discepolo dopo aver osservato la scena, interrogò il maestro sul perché della sua ostinazione. Il maestro rispose così: “la natura dello scorpione è di pungere, ma questo non modificherà la mia che è quella di prestargli soccorso e di aiutare.”

Detto questo, il maestro ragionò sul da farsi e con l’aiuto di una foglia riuscì a salvare lo scorpione senza essere nuovamente punto e continuò rivolto al suo discepolo: “non cambiare la tua natura in risposta al male che ti viene inferto, sii solo accorto. Spesso chi aiuti non ti sarà grato, ma non per questo devi rinunciare all’amore e alla compassione che sono in te. Alcuni inseguono la felicità, altri la raggiungono donandola. Occupati solo della tua coscienza e non di ciò che la gente dice di te, perché solo la tua coscienza è ciò che tu realmente sei, la reputazione è ciò che gli altri credono tu sia.”

tratto da: http://www.eticamente.net/45456/una-storia-zen-il-maestro-e-lo-scorpione.html, articolo di Giordana Pagliarani

Universi paralleli

“Le più recenti scoperte di neurobiologia incrementano ulteriormente la possibilità che corpo e mente siano due universi paralleli.  Quando i ricercatori andarono oltre il sistema nervoso e immunitario cominciarono a scoprire gli stessi neuropeptidi e recettori in altri organi quali l’intestino, i reni, lo stomaco e il cuore. Vi sono tutte le premesse per trovarli anche altrove. Ciò significa che i reni possono “pensare”, nel senso che possono produrre gli stessi neuropetidi   trovati nel cervello. … Possiamo quindi concludere  che la mente non è confinata nel cervello per una netta divisione operata per nostra convenzione. La mente si proietta ovunque nel nostro spazio interno.”

tratto da: “Guarirsi da dentro”, Deepak Chopra, ed. PICKWICK. titolo originale “Quantum Healing”  1989

Un salto di consapevolezza

“Le ricerche condotte da americani e giapponesi sulle guarigioni spontanee dal cancro hanno dimostrato che, poco prima della guarigione, quasi tutti i pazienti vivono uno straordinario cambiamento a livello di consapevolezza. Il malato sa che guarirà e sente che la forza glielo permetterà non sta solo dentro di sé -si estende al di là deli suoi confini personali per coinvolgere tutta la natura. D’improvviso sente di non essere confinato nel proprio corpo ma che tutto quel che gli sta attorno è parte di sé. In quel momento sembra  che questi malati operino un salto di consapevolezza che rende impossibile l’esistenza del cancro. Poi le cellule cancerose scompaiono -in alcuni casi letteralmente da un giorno all’altro- o perlomeno non si riproducono più e cessano di danneggiare ulteriormente il corpo. La chiave sembra stare in questo salto.  … La parola che viene subito in mente quando uno scienziato pensa a cambiamenti così improvvisi è quantum. Il termine indica un salto qualitativo da un livello di funzionamento a un altro superiore -il balzo quantistico. La consapevolezza è una forza per lo più sottovalutata. In genere non focalizziamo la nostra consapevolezza interiore nè utilizziamo il suo vero potere, persino nei più difficili momenti di crisi. Questo può spiegare il motivo per cui guardiamo al “miracolo” con un misto di timore, incredulità, rispetto. Tuttavia tutti posseggono la consapevolezza. Forse questi miracoli sono in realtà estensioni delle capacità normali. … Finora la medicina non ha ancora compiuto il salto quantistico  e la parola quantum non trova applicazioni cliniche.  … La guarigione quantistica si allontana dai metodi esterni e altamente tecnologici per avvicinarsi invece al nucleo più profondo del sistema mente-corpo. E’ li che ha inizio la guarigione. Per raggiungerlo e stimolarlo a provocare la guarigione, bisogna superare i livelli più grossolani del corpo -cellule, tessuti, organi e sistemi – e arrivare al punto di congiungimento tra mente e materia, il punto dove effettivamente la consapevolezza inizia a promuovere un effetto.”

tratto da: “Guarirsi da dentro”, Deepak Chopra, ed. PICKWICK. titolo originale “Quantum Healing”  1989

“Sta tutto a te”

“Maturando, tutti cerchiamo di costruire la nostra vita secondo la nostra volontà. Per prima cosa ci stacchiamo dai genitori, affermiamo la nostra indipendenza e ci cerchiamo una carriera. Poi, inevitabilmente, subentra qualche evento o crisi: forse un lavoro non risponde alle nostre aspettative, o un matrimonio non funziona, o si manifesta una malattia. A prescindere dal tipo di crisi, ci troviamo nella condizione di doverci confrontare con i limiti delle nostre risorse interiori, che ci impediscono di portare a termine con successo i nostri progetti. In questa situazione inevitabile, ci poniamo alcune domande -come “Cosa devo fare della mia vita?”, “Qual è lo scopo per cui sono nato?” –che preparano la scena per l’allineamento della nostra volontà al disegno divino, la scelta più radicale che possiamo fare.
Quell’unica scelta, compiuta nella fede e nella fiducia, permette all’autorità divina di entrare nella nostra vita, trasformando i nostri conflitti in successi e le nostre ferite in punti di forza. Mentre possiamo o non possiamo desiderare consciamente di consegnare la nostra volontà personale all’autorità divina, siamo sicuri di incontrare numerose opportunità di farlo. Un incentivo a compiere questa scelta si trova nelle storie, o nelle battaglie, della vita di persone che hanno provato solo dolore e fallimento finchè non hanno detto a Dio: “Mi affido a te”. Da quel momento in poi straordinarie coincidenze hanno riempito la loro vita, e nuove relazioni il loro cuore. Devo ancora incontrare una persona che si è pentita di aver detto al divino “Sta tutto a te”. ”

Tratto da: “ANATOMIA dello SPIRITO, Caroline Myss, Anima Edizioni, 2011 edizione originale “Anatomy of the Spirit”, 1996 by Crown Publishers Inc.

Est-ce que tu m’aimes?

http://lyricstranslate.com/it/est-ce-que-tu-maimes-mi-ami-tu.html#ixzz3tCM6KqoO

J’ai retrouvé le sourire quand j’ai vu le bout du tunnel
Où nous mènera ce jeu du mâle et de la femelle ?
Du mâle et de la femelle
On était tellement complices on a brisé nos complexes
Pour te faire comprendre t’avais juste à lever le cil
T’avais juste à lever le cil

J’étais prêt à graver ton image à l’encre noire sous mes paupières
Afin de te voir même dans un sommeil éternel
Même dans un sommeil éternel
Même dans un sommeil éternel

J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime
J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime

Pour t’éviter de souffrir je n’avais plus qu’à te dire je t’aime
ça me fait mal de te faire mal je n’ai jamais autant souffert
Je n’ai jamais autant souffert
Quand je t’ai mis la bague au doigt je me suis passé les bracelets
Pendant ce temps le temps passe,et je subis tes balivernes
Et je subis tes balivernes

J’étais prêt à graver ton image à l’encre noire sous mes paupières
Afin de te voir même dans un sommeil éternel
Même dans un sommeil éternel
Même dans un sommeil éternel

J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime
J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime

Je ne sais pas si je t’aime
Je ne sais pas si je t’aime

Je m’ suis fais mal en m’envolant
Je n’avais pas vu le plafond de verre
Tu me trouvais ennuyeux si je t’aimais
à ta manière
Si je t’aimais à ta manière..
Si je t’aimais à ta manière..

J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime
J’étais censé t’aimer mais j’ai vu l’averse
J’ai cligné des yeux tu n’étais plus la même
Est-ce que je t’aime ?
J’sais pas si je t’aime
Est-ce que tu m’aimes ?
J’sais pas si je t’aime..

Ho ritrovato il sorriso quando mi sono visto come alla fine di un tunnel
Dove ci guiderà quel gioco di maschio e femmina
Maschio e femmina
Eravamo così tanto complici, abbiamo spezzato i nostri complessi
Per farti capire, avevi solo da alzare un ciglio
Solo da alzare un ciglio
Avrei anche voluto imprimere col inchiostro nero,
l’immagine tua sotto le mie palpebre
Per potere vederti anche in un sonno eterno
Avrei dovuto amarti, ma ho visto l’acquazzone
Ho strizzato gli occhi, no eri più la stessa
Io ti amo ?
Non so se ti amo
Mi ami tu ?
Non so se ti amo
Avrei dovuto amarti, ma ho visto l’acquazzone
Ho strizzato gli occhi, non eri più la stessa
Io ti amo ?
Non so se ti amo
Mi ami tu ?
Non so se ti amo
Per non farti soffrire bastava che io dicessi “ti amo”
E’ dolore per me di darti dolore, non ho mai così tanto sofferto
Non ho mai così tanto sofferto
Quando ti ho messo la vera al dito, mi sono messo le manette
Intanto il tempo se ne va e subisco le tue sciocchezze
E subisco le tue sciocchezze
Avrei dovuto amarti, ma ho visto l’acquazzone
Ho strizzato gli occhi, non eri più la stessa
Io ti amo ?
Non so se ti amo
Mi ami tu ?
Non so se ti amo
Spiccando il volo, mi sono fatto male
Non avevo visto il soffitto di vetro
Mi trovavi fastidioso di amarti al tuo modo
Di amarti al tuo modo
Di amarti al tuo modo

Maître Gims

Questo amore non ha più timore di essere ferito

L’origine delle delusioni affettive

Innanzitutto dobbiamo chiarire che l’energia stessa della delusione si genera nella mancata realizzazione di una o più aspettative che abbiamo riguardo persone o situazioni. Il meccanismo dell’aspettativa agisce imponendo dei canoni o parametri alla realtà, che chiediamo di venire soddisfatti secondo i nostri tempi e la nostra volontà. Assomiglia ad una sorta di “condizione” che diamo al mondo e alle persone per soddisfare il nostro bisogno di controllo sulla vita. L’aspettativa ha la presunzione di sapere con totale certezza cosa è bene per noi e cosa è male. Convinzione alquanto assurda, e lo si potrà verificare con facilità pensando a tutte quelle volte che, dopo certi avvenimenti, ci ritroviamo a dire: “Ma perché ho fatto ciò che ho fatto? Perché non ci ho pensato prima? Perché finisco sempre per illudermi? Perché sbaglio sempre?”. È interessante notare che la maggior parte dei nostri sbagli o errori sono generati dalle nostre stesse scelte che crediamo siano quelle più idonee in certi contesti.

I rapporti interpersonali e le relazioni affettive sono di sicuro il settore dal quale ricaviamo più delusioni e fraintendimenti degli altri. La relazione di coppia e le dinamiche relazionali (seduzione, corteggiamento, frequentazione, relazione, sposalizio, ecc.) sono il luogo in cui ogni volta ci imbattiamo per scoprire con sorpresa quanto ancora siamo lontani dall’avere la consapevolezza e il controllo di tutti i nostri meccanismi automatici e inconsci.

Attraverso la relazione con l’altro noi cerchiamo sempre di raggiungere un risultato personale. Bisognerà osservarsi attentamente per capire questa dinamica. Dietro ogni nostra azione si nasconde sempre la necessità di soddisfare un nostro bisogno. Siamo alla ricerca di conferme su noi stessi, e c’è un preciso motivo per cui lo facciamo. L’altra persona, per quanto in noi ci sia soltanto il desiderio di amarla e lasciarci amare da essa, dopo un certo periodo, si trasforma in un ricettacolo proiettivo di tutte le nostre paure e le nostre mancanze. Se ci sentiamo insicuri di noi stessi, vedremo nell’altro la sicurezza; se abbiamo paura di essere abbandonati e siamo incapaci di stare soli, vedremo nell’altro solo il pericolo di perderlo e diventiamo gelosi; se abbiamo bisogno di continue conferme per sentirci amati, vedremo nell’altro il suo egoismo. Tutta questa dinamica agisce senza sosta finché non ci si sveglia!

Da un punto di vista simbolico, ogni nostro amante è l’incarnazione del nostro desiderio di sentirci uniti, appagati e felici. E dietro questa falsa identificazione si trova, per l’appunto, l’origine delle delusioni affettive.
L’errore infatti è quello di pensare che il rapporto felice e soddisfacente con il “partner giusto” sia la meta e l’ambizione perfetta che genererà la nostra felicità e la nostra piena soddisfazione. Niente di più sbagliato.

Abbiamo sùbito, nel corso dei secoli, un lunghissimo e logorante condizionamento sociale che ci ha convinti che solo l’amore con un’altra persona possa permettere alla nostra anima di sentirsi perfetta, unita e realizzata fisicamente. Questa “tortura psichica” si è sovrapposta all’unica verità: ovvero che l’anima è una scintilla divina e per sua natura è individuale. E’ un frammento perfetto di Dio. L’anima rappresenta già la perfezione e non necessita che la sua completezza dipenda da un’altra anima che, tra l’altro, è anch’essa unica e irripetibile.

L’amore basta all’amore così come l’anima basta a se stessa. La sua felicità è nel suo riconoscersi perfetta e nel suo sentirsi completamente unita al tutto. Ma se questa sensazione di unicità, divinità e connessione viene persa, allora essa cerca nel mondo relativo qualcosa che non può e non potrà mai appagarla fino in fondo. Questo vuol dire che fino a quando non ci renderemo conto che siamo straordinari, che siamo unici, che siamo irripetibili e che siamo già l’incarnazione di una perfetta unità di spirito e materia, di cielo e terra e di maschile e femminile insieme, sentiremo un’ancestrale ed atavica “mancanza”. E fintantoché non capiremo questo, ci sentiremo la metà della mela che va alla ricerca dell’altra metà per sentirsi completa. Il grande dramma è che ci hanno persuasi fino a convincerci che noi siamo delle metà che hanno bisogno della loro parte mancante per essere felici. Ma il punto è che non ci manca niente! Stiamo sognando!

Tutto questo potrebbe essere evitato e guarito semplicemente superando la paura (falsa e indotta) di “rimanere soli”. È falsa perché nessuno insegna agli esseri umani che ognuno è perfetto, che ha tutto dentro di sé, che la gioia più grande non è chiedere energia agli altri e mendicare l’amore, ma condividere con gioia ciò che si ha nel cuore. Il frutto più prezioso del proprio cuore lo si può conoscere solo stando soli e attraversando interamente la propria paura di sentirsi inadeguati e incompleti. E poi si scopre che era soltanto una paura senza senso, ma lo si capisce dopo…

Non possiamo vivere nella leggerezza della condivisione e della relazione vissuta con amore incondizionato, proprio perché noi non permettiamo all’altro di essere se stesso, ma gli chiediamo di essere qualcosa che ci completi e che ci soddisfi. Praticamente chiediamo alle altre persone non di essere se stesse, ma di essere ciò di cui abbiamo bisogno. E l’altra persona fa la stessa cosa.

È sufficiente un po’ di intelligenza e voglia di auto-osservazione per notare l’origine automatica e inconscia delle proprie reazioni emotive riguardo la relazione affettiva. E poi occorre la volontà e l’intenzione di volersi risvegliare e di voler finalmente essere felici. Solo quando si ritrova se stessi, assieme alla sensazione di completezza e amore, si è pronti per amare veramente. Questo tipo di amore è veramente grande poiché non chiede, ma è interessato alla felicità dell’altro. Questo amore non ha più timore di essere ferito perché ha capito che nessuno può più lasciarlo o abbandonarlo, ora ha trovato la sorgente dell’energia dentro di sé e quindi si dedica ad amare senza chiedere niente in cambio.

E quello che poi in genere accade, è che tutti si innamorano di quella persona che non ha più bisogno di nessuno. Che si sente completa e fa sentire completi gli altri che sono vicino a lei. Così quell’anima inizia a godere dell’amore e, nella misura in cui ha smesso di chiedere qualcosa, riceve continuamente il doppio di ciò che non ha mai chiesto.

Praticamente è un’estasi continua! Altro che droghe!

testo di Andrea Zurlini tratto da:http://www.andreazurlini.it/blog21.html

OVIDIO


This video was created for a school work at Liceo Primo Levi (San Donato Milanese)

La gonna

Quando un abito è poetico

Quando un abito è poetico tutto il corpo risuona della sua vera armonia. Sembra strano poi tornare ad abiti prosaici, quotidiani. L’abito da donna ne sottoliena il busto, il seno, i fianchi. La gonna danza attorno alle gambe della donna, le nasconde per scoprirle solo poco. Io amo gli abiti dell’ottocento e questo abito me li ricorda per la loro fragranza femminile, per il gioco duttile del loro movimento attorno alla femminilità.

nella foto abito dell’Atelier DOTEM STUDIO via Umberto I°, n°48 Padova. Tel +39 3289845492 Sara De Poli e Francesca Rigoni

“Sole nascente”

Formella:”Sole nascente”, foglia d’oro con polvere di cristallo di Boemia, Patrizia Barbiero, 2015 

Nello spirito, nulla può più raggiungervi

“Per sfuggire ai vostri malesseri interiori, c’è sempre una soluzione: cambiare piano. Prendiamo un esempio. Siete preoccupati, scoraggiati, avete l’impressione che tutto sia contro di voi, gli avvenimenti, gli esseri umani; ed ecco che vi addormentate. Quando vi risvegliate, qualche istante dopo, sentite che qualcosa è cambiato. Cos’è successo? Addormentandovi, avete cambiato piano; siete sfuggiti, e i “nemici” che vi perseguitavano non hanno potuto inseguirvi. C’è sempre un luogo in cui potete rifugiarvi, e molte sofferenze vi verrebbero risparmiate se sapeste cambiare piano. Pensateci. Invece di sprofondare in certi stati negativi come sabbie mobili, reagite immediatamente. Non appena avvertite una tristezza, uno scoraggiamento, cercate di andare in una regione nella quale sfuggirete a quei dolori. Se i vostri tormenti si trovano nell’intelletto, andate nel cuore. Se siete perseguitati sia nel cuore sia nell’intelletto, salite nell’anima. Se vi si perseguita anche nell’anima, rifugiatevi nello spirito. Nello spirito, nulla può più raggiungervi.”

tratto da:”Aforismi spirituali di Omraam Mikhaël Aïvanhov”,http://mikeplato.myblog.it/2010/07/page/2/

Aurinko

Aurinko Carla Bedini, visto ad ARTE Padova 2015  un sito da guardare :http://www.carlabedini.it/