Dello stesso autore

Aria

C’è soltanto quello che succede adesso

” C’è soltanto quello che succede adesso, tutto il resto svanisce in sottofondo. In questonel qui e ora, tutto è compiuto. Si vede che la vita è già completa, e in quella visione ciò che non è reale semplicemente svanisce, si brucia, anche se può sembrare che ci voglia del tempo; ma nella chiarezza si vede che esiste soltanto l’adesso, solamente questo. … I: Ricordo di aver parlato con qualcuno al quale era successo qualcosa di molto significativo. Era come se lo sfondo fosse diventato il primo piano e viceversa. I punti di riferimento si erano invertiti, le cose andavano in fumo e si vedeva la vita da una prospettiva diversa. J: Però questo  è sempre stato qui. Non si tratta di un nuovo punto di riferimento. Io dico sempre che i bambini piccoli lo vedono. I neonati lo vedono. … Per loro esiste solo quello che succede adesso …”

tratto da Intervista a Jeff Foster, “La meraviglia dell’essere” in “Conversazioni sulla non dualità. Quattordici storie di risveglio. ANTIPODI EDIZIONI 2018

Panoramica

Nuvole bianche

“Inno a Venere” , De Rerum natura, 1-49, Lucrezio

Madre degli Enèadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere vivificante, che sotto le mobili costellazioni celesti ravvivi il mare portatore di navi, la terra che reca le messi, poiché grazie a te ogni genere di esseri animati è concepito e vede, (una volta) nato, la luce del sole: te, dea, te fuggono i venti, te ed il tuo arrivo le nuvole del cielo, per te la terra industriosa fa crescere i fiori soavi, per te sorridono le distese marine, e, rasserenato, brilla di una luce diffusa il cielo. Infatti, non appena la bellezza del giorno primaverile [la bellezza primaverile del giorno] si svela, ed il soffio del favonio vivificatore, dischiuso, prende forza, per prima cosa gli uccelli del cielo annunciano te e il tuo arrivo, o dea, colpiti in cuore dalla tua potenza. Quindi le bestie feroci [oppure: le bestie selvatiche (e) gli animali domestici] balzano qua e là per i pascoli rigogliosi ed attraversano i fiumi vorticosi: così (ciascuna bestia), presa dal (tuo) fascino, ti segue desiderosa ovunque tu voglia condurla [dove insisti a condurla]. Infine per i mari ed i monti ed i fiumi impetuosi e per le frondose dimore degli uccelli ed i campi verdeggianti, ispirando a tutti nel cuore un soave (sentimento d’) amore, fai sì che con desiderio propaghino le loro generazioni stirpe per stirpe. E poiché tu sola governi la natura, e senza di te nulla nasce nelle divine [oppure: luminose] plaghe del giorno [della luce], e nulla diviene lieto né amabile, desidero che tu (mi) sia compagna nello scrivere (questi) versi, che tento di comporre sulla natura per il nostro discendente di Memmio (= Gaio Memmio), che tu, o dea, hai voluto eccellesse in ogni tempo, adorno di ogni qualità. Tanto più, dunque, concedi, o dea, un piacere inestinguibile alla (mie) parole. Fa’ che frattanto le feroci occupazioni della guerra, per (ogni) mare ed ogni terra, spente, si acquetino. Infatti tu sola puoi giovare ai mortali con una tranquilla pace, perché le feroci occupazioni della guerra (le) governa Marte bellicoso, che spesso si abbandona sul tuo grembo, vinto dall’eterna ferita d’amore, e così levando lo sguardo, reclinato il morbido [ben tornito] collo, nutre d’amore gli avidi sguardi, anelando a te, o dea, e dalla tua bocca pende il respiro (di lui) abbandonato (su di te). E tu, o dea, abbracciando con il tuo santo corpo lui (così) disteso, emetti dalla (tua) bocca soavi parole, chiedendo(gli) per i Romani, o ìnclita, una tranquilla pace. Infatti né io posso fare questo [agere hoc] (= scrivere) con animo sereno in un tempo nefasto per la patria.

Tratto da:”Inno a Venere” , De Rerum natura, 1-49, Lucrezio

 

Uno sguardo verso il cielo

Cessate…

Albero o ferita?

A occhi aperti

Animula vagula blandula
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula rigida nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…
P.Aelius Hadrianus

Animula vagula blandula…piccola anima smarrita e soave compagna e ospite del corpo ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli ove non avrai più gli svaghi consueti. un istante ancora guardiamo insieme le rive familiari le cose che certamente non vedremo mai più…cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti…

Adriano

Il Cancro

Con il segno del Cancro, segno d’Acqua Cardinale in cui ha domicilio la Luna, assistiamo al passaggio attraverso il Solstizio d’estate del 21 giugno. In questo tempo sono attive le forze lunari dell’invisibile. Da questo momento in poi il sole inizierà il suo declino fino al Solstizio d’Inverno, che coincide con il segno opposto: il Capricorno. E’ in questo momento che si aprono le porte del Regno delle emozioni, della Luna e delle forze generatrici della Grande Madre, l’acqua stessa da cui nasce la vita e il mondo. L’intuizione è favorita, può accadere finalmente quando cade la separazione tra noi e l’invisibile, il percepito non palpabile. E sappiamo finalmente che tutto quello che intuiamo è vero, perché profondamente sentito in noi stessi. Se per i segni di Terra la percezione è legata alla sensorialità diretta, e per i segni di Aria al pensiero razionale, per il Cancro la via è quella dell’immaginazione e dell’intuito, che diventa dono di un sentire percepito con l’animo e portato all’Umanità. E’ Nettuno che favorisce questo sentire, la consapevolezza dell’interconnesione profonda di tutte le cose anche nell’immensa variabilità delle sue manifestazioni.

Ci sono tempi per esplorare la strada maestra, e tempi per scrutare le vie laterali.

«La doppia vita di ogni ricerca, il suo doppio piacere e il suo doppio dovere, starebbe in questo: non perdere la pazienza del metodo, la lunga durata dell’idea fissa, l’ostinazione delle preoccupazioni dominanti, il rigore delle cose pertinenti; ma non perdere neppure l’impazienza o l’impertinenza delle cose fortuite, il tempo breve delle scoperte, l’imprevisto degli incontri, cioè gli accidenti di percorso. È un dovere paradossale, difficile da onorare proprio a causa dei suoi due estremi – le sue due temporalità – contraddittori. Ci sono tempi per esplorare la strada maestra, e tempi per scrutare le vie laterali. E, forse, i tempi più intensi sono quelli in cui il richiamo delle vie laterali ci porta a cambiare strada maestra, o piuttosto a farcela scoprire per ciò che era già ma ancora non comprendevamo. In quel momento, il disorientamento dell’accidentale fa apparire la sostanza stessa del percorso, il suo orientamento fondamentale».

Georges DIDI-HUBERMAN, La conoscenza accidentale. Bollati Boringhieri editore, Torino 2011, p. 11/2.

tratto dalla traccia dell’esame di Stato giugno 2018

Standard minimo di sufficienza

L’Esame è un affare di Stato dal 1948. Hanno voluto così i padri costituzionalisti, che all’articolo 33 scrissero: E` prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi. La buona intenzione era di garantire, a livello nazionale, parità di trattamento e trasparenza degli esiti, ciò che, se mai è stato, da gran tempo non è più. C’è poi chi pensa che l’Esame di Stato sia un rito di passaggio, suscettibile di letture antropologiche: solo un effetto collaterale, questo, da non confondere con la finalità originaria di verifica e certificazione degli apprendimenti, che assorbe risorse enormi, economiche in senso lato, non solo finanziarie: dalla scelta delle materie e delle tracce, alla costituzione di oltre diecimila commissioni da formare, assistere, ispezionare, dalla sostituzione dei furbetti assenti alla gestione del contenzioso…
Questa mobilitazione di risorse pubbliche non è finalizzata a far vivere ai nostri giovani un’esperienza emozionale, ma a posizionare ciascun candidato con il suo trascorso scolastico in riferimento a uno standard minimo di sufficienza. Purtroppo, lo standard minimo di sufficienza è, come oggi si ama dire, liquido: al variare delle commissioni, variano i criteri della sufficienza. Inoltre, quali che siano i criteri che abbiamo adottato, al momento di applicarli si liquefanno anch’essi – per non dire che bariamo spudoratamente, che, cioè, l’attribuzione del voto ne prescinde, salvo poi usarli come motivazioni fittizie.
Il fatto è che, per esempio, moltissimi temi di italiano mostrano un uso approssimativo della lingua, una conoscenza superficiale dei contenuti, un’argomentazione fragile, l’assenza di qualsiasi capacità critica. Sono tanti, troppi per meritare il valore negativo che ognuna delle griglie in cui riassumiamo i nostri criteri attribuisce a queste caratteristiche.
Sono troppi e perciò giustamente finiscono per essere sopravvalutati: perché non ce la sentiamo né di dare così tanti voti negativi a studenti che sono pur stati ammessi all’Esame, né di costruire griglie in cui uso approssimativo della lingua, conoscenza superficiale dei contenuti, argomentazione fragile, assenza di capacità critica rappresentino lo standard minimo della sufficienza. Da professionisti della disciplina ci manca il cuore di farlo e preferiamo certificare il falso.
Poi l’Università farà corsi di recupero di italiano per insegnare a diplomati della scuola superiore a prendere appunti per fare un riassunto: l’abilità che dovrebbe ritenersi elementare dopo tredici anni di scuola. E lo stesso per le altre prove scritte e per il colloquio. È così che si costruisce il quasi 100% di candidati che superano l’esame e i relativi punteggi, gonfiati a cascata. Il Decreto 62 sul nuovo Esame di Stato introduce le griglie nazionali, che dovrebbero garantire l’uniformità delle valutazioni. Funzionerà? Di sicuro non basta la stessa ricetta con scritto “q.b.” perché i piatti che escono da cento cucine abbiano lo stesso grado di sale. Occorre che una sola sia la cucina e che ci sia uno chef.
testo di Nadia Vidale tratto da : nadiavidale.blogspot.com, SCUOLA&ALTRO, Ragionamenti, analisi, provocazioni su questioni di scuola.
Della stessa autrice: “Il tappeto e la polvere, Brevi osservazioni sull’Esame di Stato”, Cleup 2017, € 10,00. Disponibile su Amazon e ibs.it.

Il tempo del mondo

«Non conosco alcun metodo che abbia mai aperto la strada a qualche invenzione; né alcuna invenzione trovata con metodo. Al contrario, il rischio ingenerato dall’esodo, termine opposto al metodo, va verso biforcazioni talvolta ricche di una informazione inattesa […]. Metodica e ordinata, la ragione segue delle leggi, mentre l’invenzione, esodica (1), contingente, caotica, va come il tempo del mondo. Esemplarmente inventivo, il Grande Racconto segue infatti la serendipità (2). Dio sa giocare a dadi».

(1) “… che va fuori” … dagli schemi … dalle regole …
(2) «Con questa parola la lingua inglese definisce un percorso senza mappa, contrario a quello che chiamiamo “metodo”, una caccia quasi a caso, che fa sì che ci si imbatta in ciò che non si sta cercando, ma una caccia mossa dal fuoco della passione e dal paziente lavoro di ricerca.» (ivi, p. 113).

Michel SERRES, “Il mancino zoppo. Dal metodo non nasce niente” Bollati Boringhieri editore, Torino 2016, p. 114.

tratto dalla traccia dell’esame di Stato giugno 2018

noia creatrice

«Se si vuole essere creativi, bisogna recuperare una certa dose di noia creatrice che era propria dell’otium (1). È solo quando vi sono le condizioni e il tempo di riflettere, recuperando il taedium vitae (2) – che per Seneca eral’opportunità di “frequentare se stessi” (secum morari) (3) – che possono rivelarsi intuizioni preziose, soluzioni impreviste. Così il cervello ha l’opportunità di “creare”. Verbo affascinante, che apre spiragli straordinari, connessi alla capacità umana di immaginare; verbo tanto inquietante da essere censurato in certe comunità, poiché di pertinenza esclusiva del divino. Eppure squisitamente umano: saper creare è una qualità che appartiene a tutti e puòrivelarsi in relazione alle capacità individuali e all’occasionalità».

(1) Inazione, riposo dall’attività e dagli affari. Libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali.(2) Atteggiamento spirituale di sconforto nei confronti della vita.
(3) Dimorare con se stessi, avere il coraggio di intrattenersi con i propri pensieri.

noia creatrice, “La lettura” – Corriere della Sera, 1 ottobre 2017, pp. 6/7

tratto dalla traccia dell’esame di Stato giugno 2018

1695

Ha una sua solitudine lo spazio, solitudine il mare
e solitudine la morte – eppure tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,

segretezza polare

[…] che è un’anima al cospetto di se stessa –

Emily DICKINSON, Tutte le poesie, a cura di M. Bulgheroni, Mondadori, Milano 1997 (prima ed. originale 1914)

Universo parallelo

foto di Kristine Beekman (clicca con il mouse sul titolo per ingrandire la foto)

Chopin Etude Op.10 No.12 ‘Revolutionary’

Papavero