Lo scopo per il quale stai lavorando
“Ti sei descritto come uno che vive a un passo dalla povertà: ti guardo e vedo qualcosa di totalmente diverso, vedo una persona che si trova a un passo dalla casa di un ricco! Ti senti di essere al soldo dell’oblio, e Io ti vedo come chi sia al soldo del Nirvana. Ora molto dipende, naturalmente, da quello che consideri la tua “paga”, e dallo scopo per il quale stai lavorando. Se la mira della tua vita è di conseguire quella che tu definisci la “sicurezza”, ricordati che con la Mia remunerazione tutto ciò che è bene viene da te, compresa l’esperienza del sentirsi al sicuro nel mondo fisico. La Mia remunerazione, il guadagno che ricavi quando “lavori per” Me ti procura di gran lunga di più del conforto spirituale. Anche il conforto fisico può essere tuo. E l’aspetto paradossale di tutto questo è che, quando avrai sperimentato appieno il genere di conforto spirituale offerto dalla mia remunerazione, l’ultima cosa a preoccuparti sarà il conforto fisico. Perfino il conforto fisico dei membri della tua famiglia non sarà più una preoccupazione per te poiché una volta giunto al livello di una consapevolezza divina ti renderai conto di non essere più responsabile per nessun’altra anima umana, e che, mentre resta lodevole desiderare che ogni anima viva in maniera confortevole, ognuna di esse deve scegliere, e sta scegliendo il proprio destino in questo stesso istante. … Il tuo compito è di renderli indipendenti; di insegnare loro il più in fretta e il più completamente possibile come cavarsela senza di te. Perché non sarai loro di vantaggio fintanto che avranno bisogno di te per sopravvivere, ma li farai davvero felici nel momento in cui si renderanno conto che tu non sei più necessario. Nello stesso modo, il più grande momento di Dio è il momento in cui ti accorgi di non aver bisogno di nessun Dio .”
tardo da “Conversazioni con Dio”, Neale Donald Walsh, ed. Sperling & Kupfer 1998 . Edizione originale “Conversation With God” 1995
Le luci colorate degli alberi di natale
Nel cuore dell’inverno, in notti come questa se non ci fossero le luci colorate degli alberi di natale che ne sarebbe del buio nel quale capita in certi giorni di sprofondare. Invece ci sono le luci colorate e c’è il calore che dobbiamo ricercare sempre costantemente dentro di noi. Ci sono momenti in cui la paura si fa grande, il freddo più freddo, la solitudine aspra e paralizzante. E’ allora che un essere umano può accendere una luce, finché è vivo lo può fare con un atto di volontà determinato. Se non moriamo a noi stessi ma coltiviamo la nostra fiamma quel calore si farà sempre più grande. Ho sperimentato l’abbandono in questi giorni tanto tanto tempo fa, ho digerito quel rifiuto ripartendo da me, dalla mia fiamma che ho costantemente sempre accesa.
ἐπιϕάνεια «manifestazione»
epifania Termine greco (ἐπιϕάνεια, «manifestazione»), usato in senso religioso dai Greci per indicare l’azione di una divinità che palesa la sua presenza attraverso un segno (visione, sogno, miracolo ecc.). Sono ricordate e. di Zeus, di Artemide, di Dioniso, e in particolare, di Asclepio, divinità sanatrice, che si manifestava al paziente, per lo più in sogno.
Nel mondo cristiano il termine è passato a designare la festa, di sicura origine orientale (certo non precedente al 3° sec.), commemorativa delle manifestazioni divine di Gesù Cristo: il battesimo di Gesù nel Giordano, l’adorazione da parte dei Magi e il primo miracolo a Cana.
tratto da:http://www.treccani.it/enciclopedia/epifania/
ali
“Wings”, scultura di Salvatore Savoca. vedi in www.salvatoresavoca.com
Mademoiselle Caroline Rivière
Mademoiselle Caroline Rivière
1806, Jean Auguste Dominique INGRES
Parigi, Museo del Louvre
In primo piano, in un ampio paesaggio attraversato da un corso d’acqua, è una fanciulla abbigliata con una veste di mussola bianca, con profonda scollatura dalla quale s’intravede la sottile camicia di tulle. Un collo di pelliccia bianca scivola lungo la schiena, sorretta dalle braccia coperte dai lunghi guanti. La donna è Carolina, figlia di Philibert Riviére, nata a Villafranche de Rouvegne nel 1793 e ritratta poco prima della prematura morte, avvenuta nel giugno del 1807.
La lacrima
Lady Gaga Video Portraits by Robert Wilson: Mademoiselle Caroline Riviere
Mahoning
“Mahoning”, 1956, Franz Kline, Collection of Whitney Museum of American Art.
POLLOCK
e la Scuola di New York
ROMA, COMPLESSO DEL VITTORIANO – ALA BRASINI
10 ottobre 2018 – 24 febbraio 2019
In mostra al 10 ottobre l’Ala Brasini del Vittoriano a Roma accoglie uno dei nuclei più preziosi della collezione del Whitney Museum di New York: Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e molti altri rappresentati della Scuola di New York
“Non dipingo le cose ma i sentimenti che esse suscitano in me” Franz Kline
Dal 10 ottobre l’Ala Brasini del Vittoriano a Roma accoglie uno dei nuclei più preziosi della collezione del Whitney Museum di New York: Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e molti altri rappresentati della Scuola di New York
Il linguaggio del silenzio
“Amicizia evoca il pensiero di un dialogo ininterrotto, infinito: continua anche quando non ci si vede, non ci si incontra, non ci si parla. Quando ci si rivede con una persona amica, di colpo si cancella il silenzio e si cancella l’assenza: riprende da subito, in tutta spontaneità, il colloquio solo apparentemente perduto ma, in realtà, mai interrotto. Il tempo interiore, quello vissuto nel calore del cuore non si è mai raggelato, non si è mai incrinato, al di là degli intervalli del tempo della clessidra, del tempo dell’orologio. E il linguaggio del silenzio ritorna ad essere il linguaggio della parola: il linguaggio dei volti che si riconoscono negli sguardi e negli occhi, come un fulmine che scocca tra gli amici.”
tratto da: “Elogio della Gentilezza”, di Padre Emilio Fiorenzo Reati
Il centro di quel Paradiso
“Per ora accontentiamoci di quello di Garda, il quale (già voi avete indovinato la mia opinione) è uno de’ più bei laghi che si possano vedere o immaginare. Io, per quanto onore volessi fare alla mia immaginativa, confesso che prima di vederlo non avrei saputo fingerlo tanto bello. Catullo, che era buongustaio ed aveva viaggiato fino in Cilicia, preferiva le rive del Benaco ad ogni altra villeggiatura, e Virgilio ne ha parlato con quel rispetto di cui era debitore al padre del suo umile Mincio. Betteloni e Maffei, due carissimi poeti che tutti conoscete, ne sono perdutamente innamorati, ed io stesso, povero poetucolo che pochi conoscono, ho un posto per lui nel mio cuore proprio muro a muro con quello dell’amante. E come fare altrimenti? Quelle acque così pure, così limpide, così azzurre, così profonde, che nel guardarle mi fanno sempre pensare alla prosa del Leopardi, e agli occhi delle Madonne di Raffaello; que’ labirinti di ulivi, di castagni, di cedri, di giardini; quei paeselli sospesi come colombi sopra una rupe, fra la trasparenza del cielo e quella non meno tersa e lucente delle acque; quelle creste di montagne accavallate tumultuosamente le une sulle altre, come una greggia di montoni spaventati da un lupo, e che sfumano misteriosamente in una gola vaporosa azzurrina, dentro la quale si indovinano le nevi e le ghiacciaie del Tirolo; quegli approdi facili e ospitali; quell’elegante cullarsi e veleggiare delle barche peschereccie; quei porti formicolanti di moto, e di allegria; quella vita, quella serenità, quella libertà che si spira coi polmoni dell’anima in tanta e sì gioconda ampiezza di sponde d’acque e di cielo, tutto mi indurrebbe a dir al Signore quello che gli diceva San Pietro sul Monte Tabor: «Deh Maestro, piantiamo qui se vi piace i nostri padiglioni!….Chi non sa fra gli amorosi del lago di Garda, che il suo vero diadema è quella costiera incantata che cammina, serpeggia, si inerpica, corre e discende fra Salò e Tusculano? Se non avessi imparato dalla storia che il Paradiso terrestre era in Asia fra il Tigri e l’Eufrate, io non esiterei a collocarlo su questa magica riviera bresciana del mio lago; ed Adamo e Eva non dovrebbero aversene a male. Gargnano è, si può dire, il centro di quel Paradiso; e di là scendendo verso Salò è per quasi due miglia un sì vario e continuo prospetto di villaggi, di paesi e di ville, che ben potrebbe vantarsene qualunque più orgogliosa città….”
tratto da : “Novelle”, Ippolito Nievo
Quando i cieli riempiono il cuore
Opere di Doriano Scazzosi galleria delle Visioni, Via Cittadella, 34, 29121 Piacenza Telefono: 339 399 9260 visto ad ArtePadova, di Padova Fiere dal 16 al 19 novembre 2018.
Incessante il nostro divenire
Eccole là
le mie ferite argute
stampate
sulla camicia
da notte,
come un sudario,
Pop,
sindone mattutina
Sono andata ormai
oltre
il mantello epiteliale
e diligentemente,
ogni notte ,
smantello
la parte
superflua
di
me.
Come se
dovessi
decomporre
la materia
mia
un altro me,
in sosta millenaria,
attende
al dazio
degli dei.
Lunga e lenta
è la guarigione
sembra una gestazione.
Solo
che ogni giorno
devi sottrarre,
dimagrire un pò
del tuo dolore,
setacciare
il rimasuglio
inerte,
espellere
la placenta
degli Addii.
Ci vuole il tempo
del disfare
e tenacia
per reggere
le nausee salvifiche.
Poi,
lo spazio
si fa.
lo spazio inerte
e puro.
Così:
trafitto di luce.
Ora è mattina
prendo la medicina
la medicina Buona
quella che mi perdona
la medicina Antica
che cura
la mia vita
la medicina Bianca
che non mi rende stanca.
E la vita riappare,
splendida e
misteriosa.
Ed io mi sento pronta:
sono di nuovo
una Rosa.
tratto da: “Traslochi”, poesie di Paola Pennecchi. ed. SPAZIO TEMPORANEO 2012