Solstizio d’inverno 22 dicembre alle ore 4:19
“Il solstizio d’inverno è da sempre avvolto da una moltitudine di significati simbolici diversi, prevalentemente legati alla condizione del sole che in questo giorno raggiunge la sua “oscurità” massima, per poi letteralmente aumentare la quantità di luce e calore diffusa sulla terra. È proprio il significato di rinascita ad aver popolato le principali leggende dei popoli antichi, che vedevano nel solstizio di dicembre la fine delle tenebre e l’arrivo della luce e che hanno spesso associato la data del 25 dicembre alla nascita di un dio o di una figura mitologica importante: secondo gli egizi, ad esempio, in questo giorno nasceva il dio Horus, mentre per i babilonesi era la festa del dio del sole Shamash. Questa civiltà era anche solita associare a questa data la leggenda di Tammuz, la divinità mesopotamica della vegetazione. Secondi gli antichi greci, invece, il solstizio invernale coincideva con i festeggiamenti in onore di Dioniso, mentre nell’antica Roma all’adorazione di Mitra si associava la festa “Dies Natalis Solis Invicti” – letteralmente il giorno del Natale sole invincibile – che segnava l’inizio di una nuova stagione: da questa tradizione ha avuto poi origine la festa di Capodanno, che cade poco dopo il solstizio invernale. Spostandoci nel Messico precolombiano, invece, nel solstizio d’inverno nascevano il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli. Gli antichi popoli del Nord, infine, celebravano il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya. “
tratto da https://www.greenstyle.it/solstizio-d-inverno-data-significato-esoterico-239490.html
“Saper serbare serenità nel cuore tuttavia esser preoccupati nel pensiero: così si è in grado di determinare salute e sciagura sulla terra e di compire ogni cosa difficile sulla terra.”
tratto da “I Ching Il Libro dei Mutamenti”, a cura di Richard Wilheilm, ed.ADELPHI pg. 377
Jera
Jera è una runa molto dinamica, così tanto che se non avesse la seguente, Eihwaz, per ancorarla, potrebbe dislocarsi totalmente. Così la dodicesima e tredicesima runa si riuniscono per formare il Fylfot tradizionale che i tibetani chiameranno dorje e gli indù svastika. Ha la forma di due rune che si compenetrano e si completano per fornire ancora più creatività a qualcuno o dare maggiore forza a un’azione; essa è la runa per eccellenza del solstizio d’inverno – Natale per i cattolici – d’altronde è chiamata Jul, come la festa del solstizio che si chiama Jule. Jera è la dodicesima runa come sono 12 i mesi dell’anno, e il periodo solstiziale di Jul dura 12 giorni, che in nuce si presume siano presagi di ciò che daranno i 12 mesi a venire: quel periodo è fondamentale per i popoli europei, poiché tutto il simbolismo di Natale e della natività ne deriva.
E’ un periodo di congiunzione fra il mondo dei morti e il nostro, poiché dopo il 1° di novembre, data della Samhain, essi tornano a trovarci: è anche la notte più lunga dell’anno e in quell’occasione il dio Wotan percorre i cieli scortato dalla Caccia selvaggia. E’ un periodo di rinnovamento e rinascita, dove il ciclo sacro ricomincia, favorevole per cominciare cose nuove all’esterno, lanciarsi in nuove imprese o avviare un lavoro interiore: i solstizi sono punti di passaggio e la fase ascendente del Sole durante i primi mesi dell’anno può essere paragonata alla fase ascendente della Luna durante la metà di un mese: è un periodo di espansione di sé e del proprio campo di coscienza, mentre l’abbassamento della luce è più propizio a un lavoro di “immagazzinamento”, di consolidamento delle esperienze e al tempo stesso si tratta di una fase di morte iniziatica, aiutando ad espellere, alla fine dell’anno, tutto ciò che non si vuole più, sbarazzandosi dei demoni e delle malattie, purificando tutto. In magia Jera usata nel senso della corsa del Sole provoca un’accelerazione, mentre, in senso inverso, un rallentamento: è una runa di pace, prosperità e liberazione
Dopo la profonda comprensione che l’intima natura della realtà è il vuoto, ora si può tornare a vivere con una nuova consapevolezza, si può riprendere un nuovo ciclo, attraverso la vita, la morte diventa una amica, una fedele alleata, non c’è niente di più vitale della consapevolezza della morte.
Avendo accettato la morte del nostro corpo possiamo cominciare a intravedere la nostra anima e la sua immortalità, il seme sepolto nella terra germoglierà a primavera e darà frutto in estate.
Jera significa un anno e ci dice non solo che tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine, in un ciclo eterno, e che ogni essere vivente è partecipe di questa ciclicità.
tratto da:https://runelore.it/le-rune-significato/jera.html
Una nuova prospettiva
“Ogni cambiamento accade quando siamo capaci di raggiungere un più elevato punto di osservazione dal quale vedere il mondo con una prospettiva più ampia. Come un pesce che può veder l’acqua per la prima volta quando salta sopra la superficie, ottenere una nuova prospettiva richiede un distaccarci da qualcosa in cui eravamo precedentemente avvolti. …
Quando siamo fusi con il nostro ego, siamo portati a prendere decisioni influenzate da fattori esterni, quali ad esempio ciò che penseranno gli altri, oppure gli obbiettivi che possono esser raggiunti. Nella prospettiva Rosso-Impulsiva una buona decisone è tale se permette di ottenere ciò che voglio. In quella Ambrata-Conformista le decisioni sono orientate al rispetto delle norme sociali: una decisone che esula da ciò che la famiglia, la religione o la classe sociale considera legittimo è fonte di senso di colpa e vergogna. Nel paradigma Arancione-Risultati, il punto di riferimento per la presa di decisioni è rappresentato dall’efficacia e dal successo. Nello stadio Verde-Pluralistico, le scelte vengono influenzate dai criteri di appartenenza e armonia. Nella prospettiva Teal-Evolutiva, il processo decisionale passa da parametri esterni a parametri interni. Si è ora guidati da una domanda di correttezza profonda: questa decisone è giusta? Sono coerente con me stesso? La mia scelta è in linea con la mia chiamata personale? Mi sto mettendo al servizio del mondo? Con meno paure dettate dall’ego, siamo in grado di prendere decisioni che potrebbero sembrare rischiose, dove non è possibile pesare tutti i possibili risultati, ma che risuonano con profonde convinzioni interiori. Sviluppiamo una sensibilità per le situazioni che non ci fanno sentire a nostro agio, che ci impongono di alzare la voce e agire, anche in presenza di opposizione o con probabilità di successo apparentemente basse, in nome di un senso di integrità e autenticità. Riconoscimento, successo, ricchezza e senso di appartenenza sono visti come esperienze gradevoli ma anche come trappole tentatrici dell’ego. In contrasto con i precedenti stadi, qui l’ordine è inverso: non perseguiamo riconoscimento, successo, ricchezza e appartenenza per vivere una buona vita. Aspiriamo a una vita ben vissuta e la conseguenza potrebbe semplicemente essere riconoscimento, successo, ricchezza e amore. … Nel Teal il nostro viaggio verso la correttezza interiore ci spinge a ricercare chi siamo e qual è la nostra missione nella vita. L’obbiettivo principale nella vita non è avere successo o essere amati, ma diventare la più fedele espressione di sé, vivere in modo autentico, onorare le nostre chiamate e i nostri doni alla nascita, essere al servizio dell’umanità e del nostro mondo. Nel Teal, la vita è vista come un viaggio di scoperta personale e collettiva verso la nostra vera natura. E’ una specie di rivoluzione copernicana in un’era in cui si sostiene che possiamo diventare ciò che vogliamo solo se ci crediamo intensamente. Se “diventiamo Teal”, invece di porci degli obbiettivi per la nostra vita, dettandole la direzione che dovrebbe prendere, impariamo a lasciar andare e ad ascoltare la vita che vuole essere vissuta attraverso di noi. …. Molte persone che passano per questo stadio iniziano pratiche come la meditazione, la concentrazione, le arti marziali, lo yoga o semplicemente camminano nella natura per trovare uno spazio di quiete che consenta alla voce interiore dell’anima di esprimere la sua verità e la sua direzione: gli individui che vivono con questa prospettiva e si connettono con un più profondo senso del loro proposito possono diventare meno timorosi nel perseguire la loro chiamata. Con l’ego sotto controllo, non temono il fallimento quanto piuttosto la rinuncia a provare. … ”
tratto da: “Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana.”, di Frederic Laloux, Editore Guerini Next, novembre 2016
67.
L’amore sconfigge tutti i nemici, rende invincibili.
Quando il cielo vuole proteggere qualcuno,
manda forse un esercito?
No, lo protegge con l’amore.
“la Saggezza del Tao” Wayne W. Dyer ed.Corbaccio
infinito divenire
“Come un mare infinito che conosce se stesso, senza sapere di conoscersi, in tanti punti separati in cui si davano conoscente e conosciuto, perché non conoscenza se non c’è un conosciuto, ma senza sapere di sé. Ad un certo punto, da questo mare di conoscenze parcellari, l’energia En-Sof, che è la dinamica stessa dell’infinito divenire, salta su di sé, contempla queste conoscenze e tutte queste conoscenze parcellizzate si riuniscono in un punto, poiché sono tutte uguali, conoscente-conosciuto, proprio perché, essendo appunto tutte uguali, si sintetizzano in un conoscente e in un conosciuto; da qui nasce poi, quando si riseparano l’intero universo, e ha origine il big bang. (En-Sof possiamo per così dire, considerarlo ancora entro quei 10 alla meno 43 secondi da cui è scaturito l’universo9.
Tratto da: “L’ultima mutazione. Biogenesi e oltre”, Fabrizio Raggi ed. Zephyro Edizioni 2016
L’Io e il Noi
“l’Io nel Vangelo, è il vero protagonista. E il suo vero antagonista è un Noi, che sempre gli si contrappone. Il vangelo è veramente la narrazione epica del duello tra queste due diverse dimensioni dell’identità umana: l’Io si impersona in Gesù, e il Noi in vari gruppi, più o meno compatti e forti – I farisei, i giudei, i sommi sacerdoti, i fratelli di Gesù, le guardie del Tempio, i soldati, la folla, gli stessi discepoli. Ed è un duello che si combatte sempre e da sempre nella vita di ogni individuo, e il cui esito è in ogni istante in sospeso. In ogni istante a ognuno tocca scegliere, spiega Gesù: o con l’Io, o con il Noi. Tra l’Io e il Noi non può infatti esservi accordo, e nemmeno comunicazione. …L’Io è, secondo Gesù, un principio di identità umano e divino al tempo stesso: è in ognuno, è la piena coscienza che un uomo può avere di sé, e Dio, dice Gesù, ne è il Padre e la guida in ogni istante, se l’uomo ha il coraggio di accorgersene. Il Noi è invece un prodotto di questo mondo, ed è un altro principio di identità. Gli uomini entrano in un Noi, e diventano il Noi, quando abbandonano l’identità dell’Io: non osano esserla, ne hanno come paura, vertigine, e per paura e per vertigine si fondono nel Noi, per ripararsi in esso. I Noi in cui ci si può fondere sono molti – la nazione, la razza, la Chiesa, la famiglia, l’azienda, il partito – e costituiscono sempre, in ogni epoca, in strutture gerarchiche, in cui i Noi meno autorevoli si volgono e si sottomettono ai Noi di maggior prestigio. E’ una realtà che ciascuno può facilmente verificare nella propria esistenza quotidiana. Altrettanto facilmente ci si può accorgere di come un Noi, grande o piccolo che sia, chi al Noi si adegua e vuol partecipare si senta indosso una maschera di comportamenti che gli impediscono di essere davvero se stesso. Non solo l’Io, infatti, viene escluso dal Noi, come ripete e mostra Gesù nel Vangelo, ma chiunque voglia esser se stesso diventa per il Noi un elemento di disturbo.”
Tratto da: “Il codice segreto del Vangelo”, Igor Sibaldi, ed. PICKWICK ed. PICKWICK
Albrecht Dürer, “Ala sinistra di un blu Roller” (c.1500 o 1512)
. Acquerello e guazzo su pergamena, con biacca. Misure: pollici 7 11/16 × 7 7/8; (incorniciato): 19 3/16 × 19 7/16 × 2 5/8 pollici. Albertina, Vienna