“Di recente mi è capitato di imbattermi in due paginette stenografate che risalgono alla mia ultima conversazione con June , un mese circa prima della sua morte avvenuta nell’estate del 1987. “Quella mattina, Jeremy, mi sono ritrovata faccia a faccia con il Maligno. Al tempo non me ne ero resa conto, ma percepivo qualcosa nella mia paura : quelle due bestie, (i cani neri), erano il frutto di un’ immaginazione depravata, di uno spirito perverso che nessuna teoria sociale è in grado di spiegare. Il Male di cui sto parlando è qualcosa che ciascuno di noi si porta dentro. Si impadronisce del singolo individuo, nel privato, nella famiglia stessa, e poi sono proprio i bambini a farne di più le spese. E poi, quando vengono a crearsi le condizioni adatte, anche in tempi diversi, si scatena una crudeltà irrefrenabile che va contro la vita e l’ uomo si sorprende della propria immensa capacità di odiare. E’ qualcosa che torna a nascondersi e aspetta. Ma ce l’ abbiamo nel cuore. Stai pensando che sono una svitata, lo vedo, ma non fa niente. Io so che è così. La natura umana, il cuore, lo spirito, l’ anima dell’ uomo, la sua stessa coscienza – chiamala come ti pare – alla fine sono le sole realtà sulle quali ci è dato di lavorare. Devono crescere, espandersi, altrimenti la nostra infelicità non diminuirà mai. In vita mia ho scoperto soltanto questo : che il cambiamento è possibile, realizzabile. Senza una rivoluzione interiore, per quanto lenta, tutti i nostri grandi progetti non hanno alcun senso. Se davvero desideriamo essere in pace gli uni con gli altri, è su noi stessi che dobbiano agire. Non sto dicendo che succederà. E’ molto più probabile il contrario. Dico solo che è la nostra unica speranza. Se dovesse verificarsi, e potrebbero volerci intere generazioni, il bene che ne verrebbe sarebbe in grado di plasmare il mondo in modo imprevedibile, sottraendolo al controllo di qualunque popolo o ideologia….”
tratto da:”Cani neri”, Ian McEwan, Einaudi, pg.163,164,1992
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