“Che cosa s’ intende precisamente per affinità?
….Le nature che incontrandosi si avvincono subito, determinandosi reciprocamente, si chiamano affini: Negli alcali e negli acidi, i quali, benchè opposti e forse appunto perché opposti, si cercano e si legano nel modo più deciso, modificandosi e formando un corpo nuovo, l’affinità è davvero sorprendente ….
…le affinità diventano veramente interessanti quando producono delle separazioni …
…I casi più notevoli e interessanti sono appunto questi, che possono darci rappresentazione reale dell’attrazione, dell’affinità, di questa specie d’incrocio nell’abbandonarsi e congiungersi.”
tratto da:. “Le affinità elettive”,Goethe, BUR,1991 pagg. 109-114
“Lei immagini un A che è intimamente congiunto con un B, tanto che molti espedienti e molte forze non riescono a separarlo; immagini un C che si comporta allo stesso modo rispetto a un D: ora porti in contatto le due coppie: A si getterà su D e C su B, senza che si possa dire quale per primo abbia abbandonato l’altro, quale per primo si sia di nuovo congiunto con l’altro. (BUR, pag. 116)
“Ma a Goethe premeva soprattutto la seconda conseguenza. Scrivendo Le affinità elettive, egli suppose che le inclinazioni e le passioni umane siano rette dalla stessa necessità naturale che produce il fiore della rosa o una combinazione chimica. All’inizio abbiamo una coppia: Eduard e Charlotte.
“Quando entra in contatto col Capitano e con Ottilie, questa coppia si dissolve; e nascono le due nuove coppie, formate da Eduard e da Ottilie ….la formazione delle due coppiesegue il medesimo processo di quello seguito dalle quattro sostanze. Nell’istante in cui Eduard (B) bacia Ottilie (D), il Capitano (C) bacia Charlotte (A), ‘senza che si possa dire quale per primo abbia abbandonato l’altro, quale per primo si sia di nuovo congiunto con l’altro’. Ma c’è di più. La passione che stringe Eduard e Ottilie non è uno slancio del cuore, ma un’attrazione magnetica: una forza fatale e meccanica, come è fatale e meccanica la forza che lega il calcare e l’acido solforico e li trasforma in gesso”.
tratto da: Piero Citati nell’introduzione al romanzo (BUR, 1991, , pag. 32)
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