“Già nel 2500 a.C. Platone riflette su quanto poco il pensiero dicotomico, la cosiddetta tecnica, possa davvero educare le sopravviventi generazioni. … Nel Timeo: ” Che due cose sole senza una terza si colleghino bene non è possibile. Ci deve essere tra loro un legame, il demos, che le annodi l’una all’altra, ma il più bel legame è quello che fa per quanto possibile un’unità di sè e di ciò che collega e compiere questo nel modo più bello è il carattere essenziale della proporzione.” Galimberti ne La terra senza il male sottotitolo Jung, dall’inconscio al simbolo, a proposito di questo passaggio dice: “Ogni volta che una contraddizione sbarra la strada all’intelletto questo procedere è costretto a scoprire quel rapporto che trasforma la contraddizione in relazione”. Questo è quanto è riuscito a fare Hamer. E’ riuscito a porre e a trovare il collegamento che apre la strada alla correlazione tra malattia e conflitto. Bisogna avere una mente non dicotomica e in grado di comprendere il senso del tutto per poterne non solo coglierne la grandezza ma ottimizzare quel processo di soluzione. Come vedete sto utilizzando Platone in un testo che parla di diagnostica hameriana, perché a me risulta chiaro come sono stati tanti gli esseri umani, ognuno con il proprio linguaggio, che hanno, in verità non solo investigato, ma molto spesso raggiunto la comprensione su altri piani di quanto poi si sia rivelato vero anche a livello fisico, e cioè che siano stati in grado di capire che tutto è uno, uno è tutto e che le cose si muovono con sincronicità la stessa sincronicità che fa parte essenziale e forse è il cardine fondamentale dell’insegnamento proprio di Jung. ”
tratto da: “Guida alla risoluzione dei conflitti a partire dal metodo Hamer”, M. Pizzi e A. Spreafichi. Macro edizioni 2008, 2020
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