“Mentre l’uomo invecchia, un vuoto sempre più grande si forma fra quelle che erano le intenzioni della sua vita e quanto effettivamente realizzato. Dopo la morte secondo Steiner, l’uomo è in grado di ripercorrere le esperienze della sua vita passata, vagliare l’essenziale e il superficiale per rendersi conto di quali errori ha commesso. Alcuni dei suoi desideri scompariranno, altri si muteranno in risoluzioni decise. Via via che si avvicina il tempo in cui gradualmente si dissocia da un’esistenza puramente spirituale e si volge a guardare verso la sua prossima vita terrena, egli comincia riflettere su come costruire il veicolo giusto per rendere concrete le sue decisioni. Si deve trovare un corpo che gli dia la capacità di comprensione e una personalità da far crescere, per consentirgli di vivere secondo i suoi bisogni e le sue aspettative. Naturalmente è ovvio che non è mai possibile realizzare tutte le proprie intenzioni, poiché ciascuno di noi è collegato con tanti altri essere umani, anch’essi con bisogni e aspettative. Quando un uomo entra in un’esistenza corporea, i suoi poteri si indeboliscono, e esseri più grandi, lavorando attraverso il suo inconscio (La volontà, nella terminologia di Steiner) e quello delle persone che gli sono vicine, entrano in attività affinché avvenga ciò che egli stesso aveva previsto di realizzare al tempo della sua esistenza spirituale. Innumerevoli incidenti accadono al di là del nostro controllo, eppure essi appartengono a uno schema e alla fine hanno un significato. La personalità di un essere umano e ciò che gli viene incontro da ‘fuori’ non sono che due facce della stessa medaglia. Questo è ciò che Steiner intende quando parla di karma: il destino che ho pianificato per me e che può essere realizzato in parte da me stesso nel mio stadio pre-natale e in parte da più elevate potenze spirituali. Questo karma – per essere precisi, questo vecchio karma, come lo chiama Steiner -è in definitiva ’me’ almeno tanto quanto (in effetti di più) lo siano la forma del mio viso e il tono della mia voce. Così imparo a identificarmi con me stesso. Ciò che il pensiero occidentale accetta come fato, …, come ferrea legge del Karma a cui l’uomo deve inchinarsi, dal maestro occidentale e cristiano viene vissuto come ‘me stesso’ sul sentiero dell’auto-realizzazione, un processo impregnato di grazia. Non mi è permesso di dare aiuto e conforto quando in una precedente esistenza sono stato io a colpire e a danneggiare? Non posso io forse sentire che una situazione -divenuta disperatamente ingiusta- e incorreggibile per quanti sforzi si facciano -sia rimediabile in condizioni cambiate, quando ciascuno coinvolto in essa avrà potuto riesaminare l’intricato groviglio di rapporti che aveva portato a un’insostenibile situazione, riuscendo invece a risolverla con l’aiuto di intuizione, comprensione e compassione sovrumane? Così il vecchio karma è qualcosa di tessuto da me e da quelli intorno a me ed è guida e sostegno in questa vita terrena, indicandomi i compiti che mi sono prescritto per il mio futuro.”
Tratto da “Rudolf Steiner”, Rudi Lissau, editrice Novalis 1987, ristampa giornata 2005
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