Il “Ricordo di sé” è uno stato di meraviglia, nel quale la mente tace. Ti commuovi perché sei vivo, non perché ti è successo qualcosa di particolare. Finalmente, TI SENTI VIVO. Senti di possedere il corpo interamente. Non è così semplice da spiegare. Sei QUALCOSA DI VIVO, mentre prima, per quanto ti dessi da fare, eri un corpo inerte. Il movimento meccanico, infatti, non è MOVIMENTO VIVO, perché non implica la VERA VOLONTÀ.
Adesso, un piacevole calore ti pervade sempre.
Ecco cosa significa avere un vero io, o meglio, ESSERE UN VERO IO. Quando lo provi, ti diventa subito chiara la frase di Gurdjieff: «l’uomo non possiede un vero io, deve costruirsi un io attraverso lo sforzo cosciente». Ti diventa chiaro anche ciò che dice la Bailey quando parla di Ego con la E maiuscola, e usa questo termine come sinonimo di anima.
Quando il tuo stato di coscienza cambia, gli insegnamenti non sono più in contrasto l’uno con l’altro, ma si compongono magicamente davanti a te come le tessere d’un puzzle. Nel ricordo di te stesso – e solo in quello stato – improvvisamente comprendi che Gesù invita a una “veglia” continua, in attesa dell’arrivo del “padrone” o del “signore”:
«Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, affinché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!» (Mc 13,35).
«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24,42).
Le frasi di Gesù sono interpretabili a varie “ottave”, per cui alcuni significati restano nascosti finché tu non entri in uno stato di coscienza differente.
Allora comprendi anche cosa si intende con l’espressione “apertura del Cuore”, e realizzi che lo “stato emotivo superiore” di Gurdjieff non è altro che il Cuore aperto di cui parla Gesù.
Nel ricordo di te stesso senti di occupare tutto il corpo, non più solo la testa. Inoltre ti muovi a partire dal petto. Quando guidi, per esempio, la coscienza ha il suo centro di comando nel mezzo del petto, e da qui dirige i movimenti delle braccia e delle gambe. La testa diventa la periferia, non più il centro di ciò che sei. A raccontarlo appare strano… eppure è così.
E poi c’è quella rilassante sensazione che in realtà è tutto a posto, che non c’è bisogno di preoccuparsi, che i buoni e i cattivi del pianeta stanno solo giocando a un gioco da tavolo. E infine c’è la certezza che l’espressione da telegiornale “ha perso la vita in un incidente stradale” non ha alcun senso, in quanto senti di essere tu la vita, e quindi ciò che sei non può andare perduto.
tratto da:”Cos’è il ricordo di sé di cui parta Gurdjieff”, Salvatore Brizzi “LaPorta d’oro” 3.08.2023, salvatorebrizzi.com
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