“Ogni cambiamento accade quando siamo capaci di raggiungere un più elevato punto di osservazione dal quale vedere il mondo con una prospettiva più ampia. Come un pesce che può veder l’acqua per la prima volta quando salta sopra la superficie, ottenere una nuova prospettiva richiede un distaccarci da qualcosa in cui eravamo precedentemente avvolti. …
Quando siamo fusi con il nostro ego, siamo portati a prendere decisioni influenzate da fattori esterni, quali ad esempio ciò che penseranno gli altri, oppure gli obbiettivi che possono esser raggiunti. Nella prospettiva Rosso-Impulsiva una buona decisone è tale se permette di ottenere ciò che voglio. In quella Ambrata-Conformista le decisioni sono orientate al rispetto delle norme sociali: una decisone che esula da ciò che la famiglia, la religione o la classe sociale considera legittimo è fonte di senso di colpa e vergogna. Nel paradigma Arancione-Risultati, il punto di riferimento per la presa di decisioni è rappresentato dall’efficacia e dal successo. Nello stadio Verde-Pluralistico, le scelte vengono influenzate dai criteri di appartenenza e armonia. Nella prospettiva Teal-Evolutiva, il processo decisionale passa da parametri esterni a parametri interni. Si è ora guidati da una domanda di correttezza profonda: questa decisone è giusta? Sono coerente con me stesso? La mia scelta è in linea con la mia chiamata personale? Mi sto mettendo al servizio del mondo? Con meno paure dettate dall’ego, siamo in grado di prendere decisioni che potrebbero sembrare rischiose, dove non è possibile pesare tutti i possibili risultati, ma che risuonano con profonde convinzioni interiori. Sviluppiamo una sensibilità per le situazioni che non ci fanno sentire a nostro agio, che ci impongono di alzare la voce e agire, anche in presenza di opposizione o con probabilità di successo apparentemente basse, in nome di un senso di integrità e autenticità. Riconoscimento, successo, ricchezza e senso di appartenenza sono visti come esperienze gradevoli ma anche come trappole tentatrici dell’ego. In contrasto con i precedenti stadi, qui l’ordine è inverso: non perseguiamo riconoscimento, successo, ricchezza e appartenenza per vivere una buona vita. Aspiriamo a una vita ben vissuta e la conseguenza potrebbe semplicemente essere riconoscimento, successo, ricchezza e amore. … Nel Teal il nostro viaggio verso la correttezza interiore ci spinge a ricercare chi siamo e qual è la nostra missione nella vita. L’obbiettivo principale nella vita non è avere successo o essere amati, ma diventare la più fedele espressione di sé, vivere in modo autentico, onorare le nostre chiamate e i nostri doni alla nascita, essere al servizio dell’umanità e del nostro mondo. Nel Teal, la vita è vista come un viaggio di scoperta personale e collettiva verso la nostra vera natura. E’ una specie di rivoluzione copernicana in un’era in cui si sostiene che possiamo diventare ciò che vogliamo solo se ci crediamo intensamente. Se “diventiamo Teal”, invece di porci degli obbiettivi per la nostra vita, dettandole la direzione che dovrebbe prendere, impariamo a lasciar andare e ad ascoltare la vita che vuole essere vissuta attraverso di noi. …. Molte persone che passano per questo stadio iniziano pratiche come la meditazione, la concentrazione, le arti marziali, lo yoga o semplicemente camminano nella natura per trovare uno spazio di quiete che consenta alla voce interiore dell’anima di esprimere la sua verità e la sua direzione: gli individui che vivono con questa prospettiva e si connettono con un più profondo senso del loro proposito possono diventare meno timorosi nel perseguire la loro chiamata. Con l’ego sotto controllo, non temono il fallimento quanto piuttosto la rinuncia a provare. … ”
tratto da: “Reinventare le organizzazioni. Come creare organizzazioni ispirate al prossimo stadio della consapevolezza umana.”, di Frederic Laloux, Editore Guerini Next, novembre 2016
RSS feed for comments on this post. / TrackBack URI