“La gioia è un elemento, come l’aria e il fuoco, una vibrazione estremamente sottile ma eternamente presente in ogni cosa e in ogni essere, che ci avvolge e ci penetra, e che abbiamo diritto di captare, per selezione come gli apparecchi radio captano alcune onde invece di altre. Essa non è ideale, mentale, emotiva o poetica: è concreta, è una vibrazione, una corrente che nutre tutte le altre correnti, fisiche, affettive, intellettuali, spirituali, vicine alla fonte unica di ogni realtà. E’ la “corrente” grazie alla quale vivono gli esseri e i mondi. Si tratta di sentirla passare. Non occorre di più: sentir passare la corrente, o più esattamente prendere coscienza del suo passaggio. E’ tutto qui. Dal momento in cui la si è sentita, si è collegati e si può intensificare il flusso in sé in mille modi. Troppo sovente dimentichiamo la gioia, anche se viviamo di essa. Moriremmo all’istante se ne fossimo privati, ma non la riconosciamo quando arriva. Generalmente le resistiamo e le preferiamo il suo esatto contrario: il piacere; preferiamo i nostri limiti ( mentali, fisici, ecc.) al suo essere infinito. Desiderare la gioia non ha non ha nulla a che vedere con la fede: un cristiano non è più capace di desiderarla di un ateo, ma dipende da quanto “dista” un essere umano dal proprio “centro”. La gioia è l’unico contenuto dell’istante presente: per questo motivo, per riuscire a percepirla, è necessario vietarsi di vivere nei ricordi e nei rimpianti, o nei progetti e nelle attese. … Una volta trovato “il segreto dello stato”, si è salvi: Si tratta solo di ritrovarlo il più sovente possibile, padroneggiare il metodo, poi, dopo avere richiamato quello stato, mantenerlo, prima in silenzio, poi con gli occhi aperti e in piena attività. Il procedimento s’innesca come in una pompa: dopo lo slancio dell’avvio, va da sola, e trova il proprio carburante nello spazio. La gioia è anche nel respiro, all’interno del respiro. Questa parte interna del respiro non è astratta, ma concreta: per percepirla occorre sviluppare, tranquillamente e pazientemente, un senso nuovo. Una volta captata , anche se debolmente, a goccia a goccia, la gioia si diffonde e si stabilisce in noi.”
“tratto da: “L’insegnamento di G.I. GurdJieff e le sue origini”, di A.Boella e A. Galli ed: Radici
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