J: Tutto viene registrato. Senza sforzo. Pensiamo di essere noi a udire, vedere, respirare. In realtà tutto questo sta semplicemente succedendo, con facilità e senza sforzo. Esiste un’intelligenza qui che è totalmente al di là della mente. La mente non ha nessuna speranza di poterla afferrare. E’ ciò che fa battere il cuore. Ciò che respira. … E la cosa più difficile da sentirsi dire è che il corpo non ha bisogno di noi. Al corpo non occorre la nostra ricerca o sofferenza o identità. Funziona senza alcuno sforzo senza di noi. Sentire di essere irrilevante, assente, è la cosa più difficile per chi rimane attaccato agli insegnamenti ricevuti e al gioco del diventare qualcuno. Eppure non si tratta di un’assenza fredda, morta distaccata. E’ un’assenza estremamente viva piena. E’ un ‘assenza piena di tutto quello che sta succedendo. In realtà, quell’assenza è presenza perfetta. Per questo parliamo dell’essere presenti, dell’essere nell’adesso . Ma quando sei totalmente presente “tu” non ci sei. Quindi in realtà “tu” non puoi essere presente. Non è qualcosa che puoi fare. La presenza è lì in assenza di “te”.
tratto da Intervista a Jeff Foster, “La meraviglia dell’essere” in “Conversazioni sulla non dualità. Quattordici storie di risveglio. ANTIPODI EDIZIONI 2018, pg. 43
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