” Da Nairobi, con una piccola Ford, andammo a visitare gli Athi Plains, una grande riserva di caccia. Da una bassa collina, che si ergeva in quest’ampia savana ci attendeva una vista incomparabile. Fino all’estremo confine dell’orizzonte vedevamo immense mandrie di animali: gazzelle, antilopi, gru, zebre, facoceri, e così via. Pascolando, volgendo qua e là la testa, le mandrie avanzavano lentamente. Non si udiva suono alcuno, tranne il malinconico grido di un uccello da preda. Era la quiete dell’eterno principio, dello stato del non-essere: perché fino allora nessuno era stato lì per riconoscere che era “quel mondo”. Mi allontanai dai miei amici, fino a non vederli più, e assaporai la sensazione di essere completamente solo. eccomi quindi, primo essere umano a riconoscere che quello era il mondo, e questo grazie a quel riconoscimento, allora soltanto era veramente creato. Fu li che mi divenne straordinariamente chiaro il significato cosmico della coscienza. Quod natura relinquit imperfectum, ars perficit. Ciò che la natura ha lasciato imperfetto, lo compie l’arte dicono gli alchimisti. Soltanto io, l’uomo, con un invisibile atto di creazione, ho dato al mondo il compimento, l’esistenza obbiettiva. ”
tratto da: “Ricordi, sogni, riflessioni”,Carl Gustav Jung, BUR saggi Rizzoli 2016, prima edizione 1961
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