Il Neiye (La Coltivazione interiore) è un breve e splendido testo dedicato al tema della coltivazione di sé come pratica psicofisica integrale incentrata sull’energia vitale (qi), e rappresenta una delle più antiche testimonianze delle origini del taoismo (IV secolo a.C.). La sua poetica suggestione e la sua potenza di linguaggio sono paragonabili a quelle del Laozi o Daodejing, il Classico della Via e della Virtù, la fonte taoista più famosa e tradotta in Occidente e nel mondo, ma fino a poco tempo fa esso aveva ricevuto scarsa attenzione, in quanto veniva sostanzialmente percepito come uno dei tanti capitoli della composita opera in cui era stato collocato dai bibliotecari imperiali all’epoca della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.), il Guanzi, che reca il nome di un illustre ministro dell’epoca delle Primavere e Autunni (722-481 a.C.), Guan Zhong. L’involucro in cui il Neiye era racchiuso, come una specie di greve coperchio sepolcrale, impediva un’adeguata percezione della sua straordinaria importanza. La sua riscoperta è uno dei frutti più interessanti delle ricerche sul pensiero della Cina antica che hanno avuto luogo negli ultimi decenni. L’opera si è così riconquistata piena visibilità fra gli specialisti, ma è rimasta peraltro pressoché del tutto ignota al largo pubblico, e in particolare ne mancava finora un’integrale e affidabile traduzione italiana condotta sull’originale cinese.
tratto da:http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2015/11/la-riscoperta-di-unantica-fonte-neiye-il-tao-dellarmonia-interiore/
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