“Ogni tendenza di pensiero, ogni maestro ha un suo dao, un insegnamento sotto forma di enunciati la cui validità non è di ordine meramente teorico: è una prospettiva che struttura l’esperienza nella sua totalità e nella sua integralità, e che trova in essa la sua validazione. Non è una via tracciata in precedenza, ma la sia traccia man mano che vi si procede. Nel Neiye, come nel Laozi, questa parola viene ad assumere un’ulteriore e speciale accezione: essa evoca la segreta unità del Grande Tutto come realtà dinamica, mutevole, diveniente, in cui il tutto è racchiuso, il latente e il manifesto, l’invisibile e il manifesto, l’invisibile e le infinite forme del visibile. Essa designa l’intera realtà come processualità unitaria. L’eternità che vi inerisce non è quella di un motore immobile, ma si connota, piuttosto, come costanza: la costanza di un processo, l’immutabiltà di un perpetuo divenire. Chiamare tale processualità perenne con il nome della Via, dunque, non è , propriamente, definirla: è evocare attraverso questa parola una realtà che in effetti è inneffabile, che per sua intrinseca natura si sottrae alla presa del linguaggio: Il linguaggio distingue, delimita, differenzia, ed è dunque costitutivamente incapace di accogliere entro di sè e di rappresentare la percezione dell’unità di tutti gli esseri, che trascende ogni limitata parola umana, e che oltrepassa qualsiasi differenziazione, qualsiasi opposizione…. L’intrinseca finitudine del linguaggio non può ospitare l’infinito, ma vi può alludere: può costantemente protendersi in un’inesausta tensione a superare i propri limiti, a misurarsi con l’indicibile, tramite audaci accostamenti dei contrari: E così la Via si configura , al contempo come invisibile e impercettibile forza, all’origine di ogni vita, e come visibile manifestazione di un ordine armonioso, di una norma sovrana che perpetuamente vi presiede; la sua singolare connotazione consiste nell’essere al contempo l’uno e l’altro aspetto. Quest’inesprimibile e misteriosa unità che ospita tutti i contrari non può essere racchiusa nel discorso, ma può esservi additata nella sua natura paradossale. Se da una parte è recondita e misteriosa, d’altra parte essa è dispiegata sotto i nostri occhi nelle visibili manifastazioni dell’universo, nei frutti palesi del suo fertile corso. ”
Tratto da: “Neiye. ll Tao dell’Armonia interiore”, a cura di Amina Crisma, ed. I grandi libri dello spirito. Collana diretta da Vito Mancuso
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