“Dao: concetto basilare del pensiero religioso e filosofico cinese, espressione di una ‘primarietà’ o ‘centralità’ assoluta nell’ambito dell’universo e della realtà. Il valore iniziale della parola è quello di «via», che acquista subito quello di «Via» per eccellenza, cioè la «legge» secondo la quale si attua l’universo; di qui il significato di «ordine» e quindi di «principio assoluto» che il d. ha in tutto il pensiero cinese, sia pure diversamente concepito nei singoli indirizzi. Nello Yinyang jia (la prima delle 6 scuole in cui è sistemato il pensiero cinese) è l’assoluto non manifesto che è alla base del Grande Uno (Tai Yi) da cui hanno origine tutte le cose; questo carattere assolutamente trascendente si conserva nella concezione taoistica (➔ taoismo) che pone il d. al di là delle categorie dell’essere e del non essere, attingibile soltanto dall’intuizione estatica.
Nel confucianesimo il d., pur restando in posizione primaria, diventa suscettibile di avere un nome ed è direttamente all’origine di ogni evento, per cui la norma fondamentale di comportamento è quella di adeguarvisi in ogni circostanza, in quanto è l’archetipo di ogni circostanza: questa concezione si precisa in quella del d. come l’insieme degli archetipi ideali (li) che trascendono il cosmo, a cui danno origine unendosi al qi, la materia primordiale. Per la sua riduzione confuciana nella nominabilità e in posizione di rapporto diretto col mondo, il d. viene ad assumere la collocazione e la funzione che ha il de, la ‘potenza’ del d. dei taoisti, che resta nella trascendenza assoluta e impredicabile.”
tratto: Enciclopedia Treccani
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