“E’ conosciuta anche col nome di Ayahuasca, Hoasca o Yage ed è tradizionalmente usata dagli indigeni della foresta amazzonica. Secondo questa cultura l’ayahuasca permette di entrare in contatto con il regno dei morti,ed è tuttora usata in Brasile in rituali religiosi. … La ricetta dell’ ayahuasca rivela una straordinaria conoscenza intuitiva delle piante della foresta amazzonica, ottenuta al di fuori del paradigma scientifico occidentale: è infatti sorprendente come, tra le migliaia di specie vegetali esistenti nella foresta, senza laboratori e senza alcuna conoscenza di biochimica e farmacologia , gli sciamani siano riusciti a formulare l’associazione di Psychotria viridis e Banisteriopsis caapi. …..La psychotria è in effetti ricca di diversi principi, tra cui predomina la N,N –dimetiltriptamina (DMT), vera responsabile dell’effetto allucinogeno. …E’ da notare che la DMT è una sostanza presente naturalmente nel cervello e potrebbe quindi costituire un mediatore fisiologico delle esperienze che avvengono al di fuori dell’uso di droghe, sia in condizioni fisiologiche, come nella meditazione , che nelle NDE e visioni sul letto di morte. … Qui di seguito sarà riportata l’esperienza da noi registrata di un ricercatore che ha provato l’ ayahuasca durante un viaggio in Sudamerica.
“Era il primo pomeriggio. Dopo aver bevuto il primo bicchierino di ayhuasca passata un’ora, non avevo avuto alcuna percezione e quindi ho chiesto di averne ancora un secondo. Poco dopo ho iniziato ad avere alcune visioni interiori di luci e di presenze, che tuttavia apparivano sfumate. Queste luci erano tenui e le presenze erano indistinte….Non riuscivo a riconoscere se erano uomini o donne. Vedevo delle geometrie variabili, molto belle…. Udivo anche delle voci che sentivo provenire da dentro di me, non riuscivo a comprendere se le voci venivano da distorsioni della mia mente o se provenivano da quelle sagome che intravedevo. Queste voci mi dissero che, se volevo conoscere come era la morte, avrei dovuto bere un altro bicchierino di ayhuasca. Quindi ho bevuto un altro bicchiere e ho iniziato in breve tempo a sentire una forte energia a livello del cuore, non saprei descriverla… era come un formicolio, una vibrazione. Ad un certo punto si è presentata un’entità che mi ha detto di essere la mia anima e che appariva essere a tratti come un airone o una cicogna con delle sfumature azzurre. Quando gli ho chiesto lo scopo della sua-mia esistenza, mi ha risposto che era quella di esplorare e mi ha mostrato lui-me assieme ad altre cicogne che volavano assieme, come un’unica grande famiglia. La comunicazione non avveniva a parole, ma a pensieri. Poi mi ha mostrato il Progetto, che era quello di far evolvere l’uomo (la scimmia-umana) e mi ha mostrato il volto di un primate antropomorfo rappresentato sotto la sua ala. Mi ha detto che, come avevo voluto conoscere l’anima , avrei dovuto conoscere anche il male: sono stato quindi circondato da vari tipi di insetti, come millepiedi, mosche e ragni. … Poi sono scomparsi ed è apparso un abisso nero che conteneva due occhi e una specie di ghigno diabolico. In quel momento sentivo che dovevo “amare” anche quell’oscurità; poi la vibrazione a livello del cuore è aumentata e si è trasformata in una croce fiammeggiante, che vedevo della mia coscienza, nella mia mente: era una croce latina. Nel frattempo la sensazione dell’energia che avvertivo al cuore si è trasferita al centro delle sopracciglia e sentivo di avere in quel momento dei movimenti oculari molto rapidi. A questo punto ho iniziato ad avere delle visioni bellissime che non riesco precisamente a descrivere o ricordare, come se fossero dei simboli, forse matematici, ne ero estasiato, anche se non so descriverli e avevo la sensazione che qualche cultura superiore con quei simboli volesse farmi vedere la struttura del tutto. Ho chiesto a questa entità (la mia anima) di farmi vedere cosa c’era al di là di quei codici . A questo punto ho sentito l’energia di cui parlavo uscire dalla sommità del mio capo, ho perso la sensazione di avere un corpo e non mi sentivo più respirare: non vedevo il mio corpo dall’esterno, semplicemente non lo sentivo più. All’inizio ero in uno spazio oscuro ma confortevole, dove di apriva una breccia, dalla quale entrava una luce; questa proveniva da un giardino, che sapevo essere il “giardino dei morti”. Questo giardino era pianeggiante, l’erba aveva un colore verde brillante come se fosse bagnata dalla rugiada e illuminata dalla luce del mattino: Poi ho visto un albero simile ad un melo e una farfalla. I colori erano molto più intensi rispetto a quelli della vita di tutti i giorni, avevo inoltre una carica emotiva molto forte. Tuttavia non volevo entrare nella breccia, perché avevo paura di non ritornare, mentre io volevo tornare dalla persona che amavo. Non so dire per quanto tempo sono rimasto in questo luogo. Avevo comunque perso ogni contatto con la realtà esterna e non avevo coscienza di dove mi trovassi. Poi un’entità, che percepivo come superiore, mi ha fatto comprendere che la persona che amavo non era altri che Lui e che ogni cosa che mi circondava non era altro che Lui. L’entità mi ha fatto quindi vedere delle immagini della mia infanzia: non erano scene particolari, piuttosto scene della vita di tutti i giorni. … Era un misto tra il guardare queste scene dall’esterno e riviverle. Avevo accettato che questa entità fosse il tutto, come se fossi un satellite che ruotava attorno a una specie di buco nero : questa entità inizialmente era una sorta di presenza, poi si è trasformata in un buco nero, attorno al quale ruotavo, e in una stella luminosa. Quando è diventato una stella non avrei mai più voluto allontanarmi da Lui. Definisco l’entità come “Lui” non perché fosse di sesso maschile, ma solo perché ne percepivo un atteggiamento paterno, di guida. Sullo sfondo di questa stella, che era “il tutto”, vedevo un paesaggio fiabesco, con montagne e un castello di pietra bianca. Sentivo una amore profondo nei confronti di questa identità. L’entità mi chiese se volevo sentire la sua solitudine, mi sembrava impossibile che questa entità che aveva tutto il mio amore e che era essa stessa amore potesse sentirsi sola. Io mi sentivo innamorato, ero in piena estasi, ero la più innamorata delle creature. La luce che emanava da questa entità pervadeva il tutto. Era una luce bianca come non ne avevo mai viste nella realtà. Ad un certo punto, per un istante l’entità mi ha fatto “essere Lui”, mi ha dato la sua coscienza, sentivo una moltitudine dentro di Lui e Lui era una moltitudine. Lui era ogni cosa e sapeva ogni cosa: poi mi sono svegliato, ho aperto gli occhi e ho guardato la stanza. … Durante tutta l’esperienza ho provato pace, serenità, calma, gioia intensa.”
Tratto da:”Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica.”, Enrico Facco, edizioni Altravista, nov. 2010, pg.121
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