“La relazione con l’altro è un territorio molto delicato perché andiamo incontro alle persone riempiendoci di aspettative. Siamo incapaci di vivere uno stato di libertà anticipata dall’altro. Niente può fare un’altra persona per noi se siamo ancora incapaci di generare una felicità e una gioia che prescindano da qualsiasi relazione. Chi non vuole capire questo passaggio sarà tutta la vita un mendicante d’amore. L’altro non ci darà la felicità che stiamo aspettando da sempre, semplicemente perché la felicità, per natura, nasce da dentro e non da fuori. L’altro non è il carnefice e il responsabile delle nostre sofferenze, perché esso sta solo risvegliando con il suo atteggiamento, qualcosa che è già sepolto al nostro interno e che chiede di essere guarito. Da un punto di vista simbolico, ogni nostro amante è l’incarnazione del nostro desiderio di sentirci uniti, appagati e felici. E dietro questa falsa identificazione si trova, per l’appunto, l’origine delle delusioni affettive. L’errore infatti è quello di pensare che il rapporto felice e soddisfacente con il partner giusto sia la meta e l’ambizione che genererà la nostra felicità e la nostra piena soddisfazione. Niente di più sbagliato. Abbiamo sùbito nel corso dei secoli, un lunghissimo e logorante condizionamento sociale che ci ha convinti che solo l’amore con un’altra persona possa permettere alla nostra anima di sentirsi perfetta, unita e realizzata fisicamente: Questa “tortura psichica” si è sovrapposta all’unica verità: ovvero che l’anima è una scintilla divina e per sua natura è individuale. E’ un frammento perfetto di Dio. L’anima rappresenta già la perfezione e non necessita che la sua completezza dipenda da un’altra anima che, tra l’altro, è anch’essa unica e irripetibile.”
Tratto da: “ALCHIMISTI della nuova generazione. Evolvere nella gioia”, Andrea Zurlini, Anima Edizioni, novembre 2014
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