“Si è abituati a credere che l’educazione sia soprattutto parlare, dire, ordinare o negare. E’ invece addirittura possibile evitare qualsiasi espressione verbale, mantenere il silenzio, senza che la comunicazione si interrompa, poiché i linguaggi sono molti, e quello mimico, affettivo e corporeo sono importantissimi. Non conta se vengono coperti da quel linguaggio rumoroso e confuso che nelle società occidentali ha assunto un peso enorme e dominante. .. Non è immaginabile vivere con i propri figli senza coinvolgimento, senza esercitare un’azione che venga osservata e seguita oppure rifiutata, e non è pensabile impedire o minimizzare una relazione che è già implicita nello stare insieme e nei bisogni che si avvertono, talora in maniera acuta. … Insomma, a me pare che l’educazione non sia evitabile, ma possa soltanto essere attivata in maniera differente e propria per quel figlio e quel padre o quella madre, persino risentendo del luogo in cui quello stare insieme si realizza. Dipende dalla casa e dalle infinite variabili che una condizione affettiva e sociale presumono”
tratto da L’Educazione (IM) possibile, V. Andreoli, Saggi Rizzoli
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