“Ma sapeva il cigno, che il poeta deve farsi ape, succhiare dai fiori della vita tutto il nettare possibile, e trasformarli in dolce miele per gli uomini perduti nel tempo: e anche io ” “Ego apis Matinae more modoque grata carpentis thyma per laborem plurimum cirva nemus uvidique Tiburis ripas operosa parvus carmina fingo.” ; ma io, come è solita fare l’ape quando con fatica immensa sugge il timo a lei gradito nei boschi o presso i freddi ruscelli, con dura fatica compongo i miei versi.Perchè la poesia è un’arte, e a questa arte è necessario dedicare un duraturo travaglio: non basta che alle tue orecchie la musa racconti storie nuove, poi è necessaria la fatica del comporre, mettere insieme le parti in forma perfetta, e imparare le regole della difficile Ποίησις. (poiesis)
tratto da:”Storia della poesia:Le nuove muse:ellenismo e origini della modernità”, Salvatore Lo Bue, ed: Franco Angeli , 2006
brano in latino: “ODI”, IV, vv.27-32,Orazio
RSS feed for comments on this post. / TrackBack URI