“…È stato però l’aver visto gli innumerevoli scheletri di Natzweiler, Dachau, Dora, Harzungen e Bergen Belsen a farmi riflettere sull’onnipotenza e bontà di Dio. È stato lì che mi sono detto – come poi ho trovato scritto in Hans Jonas, il filosofo ebreo che s’interroga sul concetto di Dio dopo Auschwitz – che il male, la bontà assoluta e la somma potenza non possono stare insieme, uno dei due deve cedere: o la somma potenza o la somma bontà. Un cattolico si salverebbe dicendo che Dio ha creato l’uomo libero, quindi responsabile del male che fa. D’accordo, dico io, ma se parto dal presupposto che Dio, come essere divino, vede il futuro e accetta il male che gli uomini faranno – la terra che tremerà e li farà morire a migliaia, le pesti che mieteranno vittime a migliaia, il cancro che ucciderà in tutte le forme in cui potrà manifestarsi – escludo che sia sommamente buono. Non può essere buono un Dio che non rinuncia a creare un mondo simile. E se non può rinunciarvi, non è somma autorità, non è Dio.
Quindi concludo, con Einstein: se Dio è una divinità che del mondo non si interessa o, meglio, che non ha creato il mondo perché non ne aveva la facoltà né ne sentiva il bisogno – come dice Lucrezio o come prima di lui pensavano Eraclito e Parmenide, e più tardi Spinoza – allora egli non ha né intelligenza né volontà. Per citare sant’Agostino: Sine intelligentia creatorem o lumen superrationale. Sono rimasto con Spinoza, con Deus sive natura, con Spinoza spiegato eccellentemente da Giuseppe Renzi, Spinoza onesto e coraggioso che mette gli umani di fronte alla verità, affermando cioè che sono soli e devono trovare la maniera di vivere in società. Sì, ho cominciato a occuparmi anche del nostro destino dopo essere ritornato vivo dai campi. Ho osato mettere in dubbio l’insegnamento ricevuto, che da giovane accettavo come verità indiscussa laddove era invece, scoprii, tutta da discutere. (…) La mia posizione è analoga a quella dell’amico Stéphane Hessel, caro amico purtroppo scomparso. Quando domandarono al grande scrittore Mario Rigoni Stern che cosa fosse per lui la religione, rispose: «Fermarsi in silenzio nel bosco». Era ciò che facevo quando camminavo tra gli alberi sul sentiero che sale verso l’altipiano carsico; ora sono più modesto, e la mattina mi raccolgo davanti all’infinita distesa del mare.”
tratto da:”Il Sole 24 ore” domenica 30 giugno 2013,”Così nel lager diventai ateo”,di Boris Pahor
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