Per gli alchimisti la “vera” conoscenza ha origine quando l’individuo è in grado di creare un legame sensoriale con le cose percepite, per cui, come sottolineato da Jung, gli oggetti hanno valore in quanto producono sensazioni e vengono accolti pienamente nella coscienza indipendentemente dal giudizio razionale o dal suo contrario. Lo sviluppo della funzione cognitiva è una prerogativa della psiche materna che riconosce nel figlio l’insufficienza biologica del corpo umano che “si rivela da un’assenza totale di autonomia all’atto della nascita, quasi si trattasse di un parto prematuro con conseguente ritardo dello sviluppo, dove l’autonomia è raggiunta per acquisizione e apprendimento e non come risposta di una disposizione istintuale alla sollecitudine dell’ambiente” Il processo di autonomia cognitiva evolve dal momento in cui i “progenitori” acquisiscono padronanza della “natura sensoriale” indicando un nome per tutte le creature viventi; se si diventa abili a nominare le sensazioni recepite dal corpo, associandole alle immagini che le hanno provocate, diventa possibile procedere allo stesso modo verso forme più sofisticate di riconoscimento delle relazioni simboliche che il corpo instaura con le immagini archetipali che emergono dall’inconscio, negli stati di sogno o di meditazione (Adamo dormiente). Michelangelo descrive l’origine dei processi cognitivi come un naturale processo di esplorazione del mondo inconscio che ha origine dalla curiosità e dalla necessità di dare significato, valore e intenzione alle sensazioni, alle emozioni e ai sentimenti, anche a costo di disobbedire alle leggi, alla razionalità conforme agli scopi sociali, agli ordini provenienti dalla ragione (Dio Padre) che solitamente inibisce ogni forma di intuizione che emerge dalla percezione dell’anima. Michelangelo intuisce che Eva, la funzione cognitiva primaria esercitata dall’anima sul “corpo pulsionale” (Adamo) obbligato ad obbedire al “Dio dei limiti” per non cadere vittima egli stesso dei suoi stessi istinti, emerge dalla “costola” in quanto consapevolezza del respiro in cui sono celate le forze misteriose delle emozioni che, attivate dal flusso di energia psichica nelle ghiandole endocrine, si traducono spesso in lacrime, preghiere, suppliche, ma anche in desiderio di godere del corpo, del cibo e della vita nei suoi aspetti materiali, carnali e sensoriali. Con Eva ha origine quella prima forma di autosufficienza emotiva che ci rende relativamente liberi nel decidere di godere dei sensi e dei piaceri della vita, di acquisire il diritto di essere noi stessi e virtualmente dotati di autonomia espressiva e autoderminazione (Venere vestita). Se si evolve nell’intelligenza cinestetica che origina dalle emozioni corporee diventa possibile sperimentare il fenomeno di “far parlare” l’anima, di pronunciare le parole del “cuore”, senza alcuna forma di riflessione premeditata.”
tratto da: “http://martabreuning2.wordpress.com/
RSS feed for comments on this post. / TrackBack URI