“In America sono increduli:una francese parigina, perfino bella donna, che scrive un libro per raccontare la sua scelta, né religiosa né femminista, di castità. Per gli americani la Francia è Dominique Strauss-Kahn, una continua festa a luci rosse, tradimenti, intrecci disinvolti di corpi e di anime, baci nei caffè con gli sconosciuti, casa tua o casa mia? Invece Sophie Fontanel, giornalista e scrittrice , ha pubblicato qualche tempo fa un romanzo autobiografico “L’Envie” (“L’invidia” o “la voglia”) che è diventato velocemente un bestseller, in inglese verrà pubblicato con il titolo”L’arte di dormire da soli” e ha persino messo in dubbio il cliché dei francesi super erotizzati (portoricani con i golf a collo alto), introducendo il dubbio che questa fama sia dovuta anche a grandiose millanterie.”L’Envie” inizia così : “Per un lungo periodo che non voglio collocare nel tempo, né calcolare in numero di anni, ho vissuto quella che forse è la peggiore insubordinazione della nostra epoca, cioè l’assenza di vita sessuale.” Per rassicurare i maniaci, e i liberarli dall’istinto crocerossino di fare cambiare idea a Sophie Fontanel (tic molto banale: la ragazza dice così perchè non ha ancora conosciuto me), si vuole svelare che questo periodo di castità è già stato interrotto, tra l’altro grazie ad un italiano. E nel frattempo l’autrice è stata sospettata più o meno di tutto di voler propagandare la morale cattolica del secolo scorso, di essere frigida, supponente, bacchettona, di odiare gli uomini. Niente sesso, non ne ho voglia si può dire una sera o due (il mal di testa, la preoccupazione per le sorti del paese, lo sconvolgimento provocato dall’ossessione per le mooncup di di Beppe Grillo) ma scegliere di dire basta, razionalmente, chiudere le porte del desiderio (Fontanel scrive di “lucchetti”), rispondere a un richiamo di tranquillità, è stata una piccola rivoluzione. Una scelta non conforme, per una donna single e corteggiata, disinibita da sempre ma delusa dalle one night stand e dalla banalità, dalla grettezza di rapporti tutti simili, tutti ordinari, un pò deprimenti. Ha scritto che mentre il mondo faceva l’amore per esistere, lei sceglieva la libertà di non farlo per niente per ricominciare ad esistere, in attesa di qualcosa di davvero straordinario, luminoso. Ha usato le parole rivoluzione e insubordinazione e i critici, scrive l’Atlantic, non sapevano come classificarla: reazionaria o progressista?Visionaria o prude? Oppure un nuovo modo francese di essere chic e desiderabile? Mentre molti lettori, anche uomini, l’hanno ringraziata per il senso di sollievo provato nello scoprire che non erano i soli a provare questo vuoto di desiderio. La voglia di coltivare i gerani, di leggere di notte, di non pensare al sesso, di non dover essere sempre pronti per il sesso, di andar in vacanza e essere gli unici non in coppia, le uniche non preoccupate di sedurre o essere sedotte. Di fare sogni erotici, anche, ha scritto Sophie Fontanel, e abbracciare il cuscino. Lei l’ha chiamata: astinenza civile. Cioè la libertà di dire no, quando si pensava che l’unica risposta accettabile, sexy, adulta e corretta fosse: sempre sì.”
tratto da: “Il Foglio” , “Astinenza civile”, di Annalena, articolo del 6 marzo 2013
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