L’uomo veramente buono non si cura della sua bontà,
perciò è buono.
Lo stolto cerca di essere buono,
per questo non lo è.
Il maestro non agisce,
eppure non lascia nulla di incompiuto.
L’uomo comune si dà un gran da fare,
ma non riesce a ultimare tutto.
La virtù più elevata è agire dimenticando se stessi.
La benevolenza più grande è dare senza condizioni.
La giustizia più obbiettiva è guardare con imparzialità.
Quando il Tao è perduto, c’è bontà.
Quando la bontà è perduta, c’è moralità.
Quando la morale è perduta, c’è il rituale.
Il rituale è solo il guscio della vera fede,
l’inizio del caos.
Il grande maestro segue la propria natura
e non le trappole della vita.
Si dice:
“Egli sta con il frutto e non con la buccia”
“Egli sta con il solido e non con il fragile”
“Egli sta con il vero e non con il falso”
tratto da:” La saggezza del Tao”, Wayne W. Dyer, ed. Corbaccio
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