” Ho conosciuto il maligno e scoperto Dio. Ne parlo come della mia scoperta, ma va da sé che non si tratta di niente di nuovo , né di mio appannaggio esclusivo. Ciascuno vive qualcosa di analogo prima o poi. Usiamo solo modi diversi per dirlo. Secondo me, tutte le grandi religioni nascono da singoli individui che si sono ritrovati in contatto con una realtà spirituale e che si sono sforzati in seguito di mantenere vivo quel sapere. Quasi tutto si perde in dogmi, cerimoniali e gerarchie. La religioni sono fatte così. Ma alla fine ha ben poca importanza l’esposizione del concetto se si è afferrata la verità essenziale, e cioè che dentro ognuno di noi ci sono risorse infinite, il potenziale per una condizione dell’essere superiore, un fondo di bontà…Roba del genere l’avevo già sentita, in questa o in altra forma, da un preside particolarmente ispirato o da un parroco stravagante, da una vecchia fiamma di ritorno dall’India, da bambini di Dio californiani o da figli dei fiori fuori di testa. June mi vide agitarmi irrequieto sulla sedia, ma non accennò a fermarsi. -Chiamala Dio, o spirito d’amore, o l’atman o Cristo o legge di natura. Quel che ho visto quel giorno e molti altri giorni da allora, fu l’aureola di luce colorata che circonda il mio corpo. Ma la visione è di secondaria importanza. Ciò che conta è stabilire un legame con il proprio centro interiore, con l’essere che abbiamo in noi, per poi estenderlo e approfondirlo. E portarlo fuori per donarlo agli altri. Il potere terapeutico dell’amore ….Il ricordo di ciò che accadde a quel punto non ha cessato di addolorarmi. Non potei trattenermi, il mio disagio era troppo intenso. Non ce la facevo ad ascoltare oltre. Forse gli anni di solitudine sono stati terreno fertile per il mio scetticismo, la mia difesa contro gli squilli di tromba che richiamano all’amore, alla purificazione, a liberarsi del nocciolo duro del proprio egoismo per vederlo dissolversi nel tiepido latte dell’amore e della carità universali. E’ il genere di discorso che mi fa arrossire. Quando qualcuno parla così sussulto. Non lo capisco, non ci credo. …..”
tratto da: “Cani neri”, Ian Mc Ewan, Tascabili Einaudi, pg.53
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