“Il culto divino degli antichi Parsi era fondato sulla contemplazione della natura. Adorando il Creatore essi si rivolgevano al sole nascente, come al fenomeno piu’ sorprendente e stupendo. La credevano di scorgere il trono di Dio, che gli angeli coronavano di luci scintillanti. Chiunque, anche il piu’ umile, poteva riprodurre ogni giorno la gloria di un culto che esaltava il cuore. Dalla capanna usciva il povero, il guerriero dalla tenda e la piu’ religiosa delle funzioni era compiuta. Al bimbo neonato si impartiva un battesimo di fuoco in quei raggi, e per tutto il giorno, dal principio alla fine della vita, in tutte le sue azioni il Parsi si sentiva accompagnato dal primo degli astri. Luna e stelle illuminavano la notte, altrettanto irragiungibili, ricchezze dell’infinito. Il fuoco invece si pone al loro fianco: illuminando, riscaldando, secondo le sue possibilita’. Recitare le preghiere alla presenza di questo rappresentante di Dio, inchinarsi davanti a cio’ che si avverte come infinito diventa un gradevole dovere di devozione. Nulla e’ piu’ puro di un sereno sorgere del sole, e con altrettanta purezza bisognava anche accendere e conservare i fuochi, se dovevano essere e rimanere santi e simili al sole. ”
Tratto da:”Il divano occidentale orientale”, J.W. Goethe, BUR, pg.554,55
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