“La natura nostra è esigenza di verità e compimento, vale a dire di felicità. Tutto il moto dell’uomo, qualunque cosa faccia è dettato da questa urgenza che lo costituisce. Ma essa, arrivata ai bordi estremi della propria esperienza di vita, non trova ancora ciò che ha cercato, all’estremo confine del suo territorio vissuto, questa nostra urgenza non ha trovato ancora. E l’apparente muro della morte codifica facilmente la realtà di questa osservazione. E’ qui dove scatta la questione, perchè è in forza della sua natura, per non sopprimersi come natura, che a questo punto la nostra ragione, la nostra umanità intuisce la risposta implicata nel proprio dinamismo; risposta che esiste per ciò stesso che questa esigenza esiste. Occorrerebbe decidersi a una irrazionalità totale, a una innaturalità totale, per sopprimere lo slancio con cui la nostra natura intuisce che questo significato ultimo, che questa dipendenza totale ha un termine di riferimento, anche se esso è, usiamo pure la parola drammatica, “disperatamente” al di là, sta al di là, “trans”, è “trascendente”, “assoluto”, cioè non è legato al tempo e allo spazio, né ad alcuna delle misure di ragione, fantasia o immaginazione che noi potremmo usare.”
Tratto da: “Il senso religioso” Luigi Giussani, ed.Jaca Book, 1986
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