(Parigi, 18 novembre 1882 – Tolosa, 28 aprile 1973) è stato un filosofo francese, allievo di Henri Bergson, convertitosi al cattolicesimo. Autore di più di 60 opere, è generalmente considerato come uno dei massimi esponenti del neotomismo nei primi decenni del XX secolo e uno tra i più grandi pensatori cattolici del secolo. Fu anche il filosofo che più di ogni altro avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontandandoli da posizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI lo considerò il proprio ispiratore. A conferma di ciò, alla chiusura del Concilio Vaticano II fu a Maritain, quale rappresentante degli intellettuali, che Paolo VI consegnò simbolicamente il proprio messaggio agli uomini di scienza e del pensiero. Il pensiero di Jacques Maritain è elaborato partendo dalla filosofia di Aristotele e di San Tommaso d’Aquino. Come quella dei suoi due maestri, la visione di Maritain si appoggia anzitutto sulla percezione della realtà, e, poi, sulla comprensione dei principi fondamentali della metafisica. Maritain è un metafisico che difende una concezione della filosofia come scienza – anzi come la regina delle scienze – contro coloro che vorrebbero negare alla filosofia tale statuto. Nel 1910 Maritain completa il suo primo grande contributo alla filosofia contemporanea, un articolo di 28 pagine intitolato Raison et Science contemporaine, ossia Ragione e scienza contemporanea, che apparve nel numero di giugno della Revue de Philosophie. Maritain denunciava la divinizzazione della scienza e la confisca che questa faceva del ruolo della ragione e della filosofia e l’eccesso di importanza che veniva attribuito alle scienze rispetto alle lettere. Nel 1936 Jacques Maritain pubblicò il testo di sei lezioni, tenute nel 1934 presso l’Università di Santander con il titolo Umanesimo integrale (Humanisme intégral), in cui delineava l’ideale storico di una nuovo cristianità e di un nuovo umanesimo, alternativo da una parte al marxismo, al liberalismo e al fascismo, ma dall’altra anche alla vecchia cristianità medioevale. Al contrario delle opere precedenti il termine storico di confronto non è più la Terza Repubblica francese, prototipo della società borghese, bensì l’Unione sovietica e le dittature fasciste.
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