“In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.”
tratto da: Bibbia, Dal primo libro di Samuele (1Sam 1,24-28)
Dall’ebraico “Hannah”, Anna significa “pietà”.Una delle due mogli di Elkana, lo Zufita. Essendo sterile, andata pellegrina al Tempio di Silo, una vallata tra Sichem e Rama, la località dove abitava, Anna implora il Signore di renderla madre, facendo voto di offrigli la sua creatura per per tutti i giorni della sua vita”. Ottenuta la grazia, Anna impone al figlio il nome di Samuele che in ebraico vuol dire “il nome (di Dio) è EI” (Shem-EI). Anna ha atteso lungamente il figlio , in ebraico “shal’al” è come dire “domandare”. La sua nascita ispira ad Anna un cantico di ringraziamento che taluni hanno considerato il prototipo del Magnifìcat. Dopo avere svezzato il figlio, Anna è grata al Signore e fedele al voto fatto. Ritorna a Silo e consegnando il figlioletto nelle mani del sacerdote Eli, dice: “Per questo bambino ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto. Per questo in cambio lo offro in dono al Signore per tutti i giorni della sua vita” (1 Sam 1, 27-28). Così Samuele cresce nel servizio del Signore, che avendo sul ragazzo particolari disegni, lo segue con “voci” e inequivocabili “messaggi”: il figlio della fedele Anna è destinato a essere un grande profeta. E non vi è lettore della Bibbia che non ricordi la descrizione, molto bella, della triplice chiamata divina durante la notte; Samuele la ritiene come suggerimento di Eli, il quale gli ricorda di rispondere, qualora il “fenomeno” si ripetesse per la terza volta: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. Ciò che infatti avviene.
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