La città santa di Konya, in Turchia, è teatro di un rito che affonda le sue radici nel mistero: il sama estatico dei dervisci mevlevi, la confraternita sufi fondata da Gialal-ud-Din Rumi(Maulana Rumi) nel XIII secolo. Mentre il flauto e i tamburi cominciano a suonare, essi depongono la sopravveste nera, simbolo del basso, oscuro mondo in cui l’anima è prigioniera e, candidi come aironi migranti verso una patria lontana, cominciano a ruotare senza posa sul perno di un piede. La mano destra, aperta verso il cielo, è la coppa del cuore che accoglie la grazia divina. La sinistra, aperta verso terra, è la sorgente di vita che comunica il divino influsso al mondo corruttibile di noi poveri mortali. L’alto copricapo a cilindro, nero o marrone, è la pietra tombale che l’Iniziato pone sulle sue passioni terrene.Il cerchio dell’ampia gonna che, roteando, si schiude come una corolla, è la sfera del cosmo che si avvolge all’infinito intorno al centro dell’universo. Lo scopo della danza (dhikr) è generare uno stato di estasi rituale e accelerare il contatto tra la mente del Sufi e la Mente Cosmica di cui egli si considera parte. L’aspetto musicale ed estatico del sufismo si chiama samà. Il Sufi durante il suo rapimento spirituale, rivolge l’attenzione del suo cuore al Beneamato attraverso movimenti particolari, spesso con una musica speciale e ritmica ripetendo lo zekr. In questo stato di ebbrezza spirituale, il sufi è paragonabile all’innamorato per eccellenza che non ha niente altro nella sua mente fuorché Dio. Con tutte le sue facoltà è attento al Beneamato ed è totalmente distratto per tutto il resto e dimentico di sé. Non tutti i discepoli sono autorizzati ad impegnarsi nel Samà. Soltanto la guida spirituale decide dell’opportunità di tale pratica. Può perciò prescrivere il Samà come un vero e proprio rimedio o talvolta proibirlo. Per quanto si richiamino direttamente a Maometto, le confraternite dei dervisci si svilupparono in epoche successive: al 1165 risale la fondazione della scuola dei “dervisci urlanti” così detta per le invocazioni rivolte a Dio in stato di esaltazione; al XIII secolo quello dei “dervisci rotanti”, fondato dal poeta mistico persiano Rumi, i cui membri cercano l’estasi mistica disponendosi in cerchio e ruotando freneticamente su se stessi.
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Annamaria
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