Il termine ha origine dal latino angelus, a sua volta derivato dal greco ἄγγελος (traslitterazione: ággelos; pronuncia: ánghelos), attestato nel dialetto miceneo nel XIV/XII secolo a.C. come akero, con il significato di inviato, messaggero degli Dei. Il termine “angelo” appare per la prima volta nelle credenze religiose della Civiltà classica. Il termine greco antico ánghelos (messaggero) è riferito al dio Hermes considerato il messaggero degli Dei. Andando più indietro nel tempo, osserviamo che il culto degli angeli fiorì in Egitto e Asia Minore tra il II e III secolo d.C. In questo quadro tale figura veniva evocata dal rito teurgico e considerata come accompagnatore dell’uomo dall’ingresso all’esistenza terrena, quando la sua anima scendeva lungo le varie influenze delle sfere celesti che ne determinavano le caratteristiche personologiche, durante la vita in quanto ne erano guida e protezione, e nel dopo-morte, quando gli angeli divenivano responsabili della sua purificazione, dovendo recidere i vincoli dell’anima del defunto con il mondo della materia.
Andrea Piras[15] evidenzia la stretta connessione tra gli angeli e le anime dei defunti nelle credenze relative all’immortalità delle religioni del mondo classico in quanto, secondo tali credenze, le anime migliori venivano trasformate in angeli. Così se una persona veniva formata attraverso la perfezione spirituale poteva acquisire uno statussimile a quello degli angeli e questo spiegherebbe l’aggiunta del termine “angelo” al nome del defunto nelle iscrizioni funerarie[16].
La cultura religiosa dell’area mesopotamica ha elaborato alcune credenze sugli angeli, qui indicati con il termine sukkal (o sukol), che riverbereranno nei successivi monoteismi[17]. Il ruolo dell’angelo babilonese è quello di messaggero-inviato del dio: il sukkal di Marduk è, ad esempio, Nabu, quello di Anu è Papsukkal mentre quello di Inanna è Mummu.
La cultura religiosa babilonese possiede degli angeli-custodi degli uomini (shedu e lamassu) raffigurati all’ingresso delle case per la protezione degli abitanti, accompagnandoli quando escono dalle stesse.
Altra figura importante è il karibu (o karabu, lett. “colui che prega, invoca”) da cui deriverà il nome giunto nella lingua italiana come “cherubino”[18]. Il karibu viene raffigurato con le mani protese verso il cielo pronto ad intercedere con gli Dei. La sua rappresentazione, in forma antropomorfa o zoomorfa, ma comunque munita di ali è poi declinata nelle iconografie delle religioni abramitiche.
Gli “angeli” ricoprono un ruolo fondamentale nella religione zoroastriana. Lo Zoroastrismo (o Mazdeismo) è la religione fondata dal profeta iranico Zarathuštra presumibilmente tra il X e l’VIII secolo a.C. e che avrà una notevole influenza sull’ Ebraismo e sullo stesso Cristianesimo[21]. Tale fede religiosa presuppone l’esistenza di un unico Dio indicato con il nome di Ahura Mazdā (Colui che crea con il pensiero) sapiente, onnisciente e sommo bene il quale all’origine dei tempi creò due spiriti superiori (mainyu) più una serie di spiriti secondari. Dopo tale creazione, uno dei due spiriti superiori, Angra Mainyu(Spirito del male), si ribellò al Dio unico trascinando con sé una moltitudine di esseri celesti secondari denominati Daēva, l’altro spirito superiore Spenta Mainyu (Spirito santo del bene) unitamente ad altri spiriti secondari indicati come Ameša Spenta restarono invece fedeli ad Ahura Mazdā, avviando un scontro cosmico tra il Bene e il Male di cui la creazione dell’universo materiale e dell’uomo ne rappresenterà l’elemento centrale. All’interno di questo quadro cosmico l’uomo creato dal Dio unico deve scegliere se schierarsi con il Bene o con il Male. Esistono 9 cori di angeli, formati ciascuno da 8 gerarchie. quindi un totale di 72 angeli Serventi che Dio ha predisposto con il compito di istruire e custodire gli uomini. Il termine “angelo” è usato anche per l’ebraico biblico מלאך, mal’akh, sempre con il significato di “inviato”, “messaggero”; anche per אביר, avir (lett. “potente” o anche “uomo forte, valoroso” nel Salmo 78,25); per א*להים, ‘ělōhîm (sost. masch. pl.; lett. “le Divinità” nel Salmo 8,5); e per שִׁנְאָן shin’an (moltitudini) nel Salmo 68,17. Il Giudaismo eredita dalla tradizione mesopotamica alcuni termini come Karibu, reso in ebraico come Kerub (כְּרוּב). Ma nel monoteismo biblico Kerub] non è una divinità a cui essere devoti, quanto piuttosto un sottoposto dell’unico Dio onnipotente indicato come Jhwh.Allo stesso modo sulla nozione dell’ “angelo” biblico si osservano influenze semitiche, cananee e zoroastriane.
Il nome “Gabriele” (גַּבְרִיאֵ*ל, Gaḇrîʼēl) deriva da: geber, “uomo” (גָּ֫בֶר, nella sua accezione di “uomo valoroso”, ovvero “guerriero”) anche gabar (גָּבַר, “essere forte”) e el (אֵ*ל, Dio) quindi “Guerriero di Dio” oppure “Dio mi rende forte”.
Accanto a Gabriele, sempre nel Libro di Daniele si colloca un altro angelo, il suo nome è Michele.
Il nome “Michele” (מִיכָאֵ*ל, Mîkhā’ēl) deriva da: mi (מִי, chi), ki (כִּי, come) e el (אֵ*ל, Dio) quindi “Chi (è) come Dio?”.
Michele si presenta come un “principe” (שָׂר, sar) che tutela il popolo di Israele dagli altri principi malvagi ovvero angeli malvagi che proteggono i popoli di Persia (פָּרָס, paras) e di Grecia (יָוָן, yavan). In un testo “apocalittico”, risalente al V secolo a.C.[33] indicato come il Libro dei Vigilanti (inserito nel primo Libro di Enoch)[34] e successivamente non accolto nei canoni ebraici e cristiani[35] e di cui anche la sola lettura è proibita dall’Halakhah, pena, sostiene Akiva (50-135 d.C.; uno dei più importanti rabbi nella storia dell’Ebraismo talmudico e considerato uno dei “padri del mondo”[36]), «non aver parte nel Mondo futuro» (Talmud, Sanhedrin), alcuni angeli prendono forma umana per accompagnarsi alle donne, cadendo quindi dal loro stato celestiale. Con riferimento ad alcuni angeli, il termine che traduce la parola ebraica E-lohim è anche dèi, termine che esprime il ruolo di essi come “principi celesti”. Anche il versetto gli angeli sono tenuti in vita solamente dallo splendore della Sua presenza (Esodo R. 32. 4): essi ricevono il proprio “cibo celeste” nella rivelazione di Dio nella Shekhinah e, nel momento in cui essa scende per nutrirli, si coprono il volto per non osservare a lungo la sua essenza; si racconta infatti che i due figli di Aronne Nadav ed Abiu morirono per aver osservato a lungo ed in modo troppo profondo l’Essenza di Dio nella rivelazione della Shekhinah.
Il motivo fondamentale dell’angelologia rabbinica non è quello di trovare intermediari tra Dio e il mondo, poiché non vi è bisogno di tali intermediari; essi sono infatti compresi nell’Unità divina inoltre i maestri insegnano che è proibito rivolgersi in preghiera agli angeli. Anche attraverso lodi e cantici il vero scopo di essi è la glorificazione di Dio. Quindi il compito primario degli angeli, per gli Ebrei, è quello di onorare Dio, ma anche di portare messaggi agli uomini dotati del grado dellaprofezia, di apportare benedizioni secondo il volere divino o compiere missioni sul piano della Natura e degli uomini, anche in alcuni episodi o particolari della loro storia; non svolgono, quindi, una funzione di intercessione per gli uomini, ma di presentazione agli uomini della volontà di Dio. Come afferma anche Chaim Luzzatto gli angeli sono preposti ad ogni cosa in Natura come alberi e vento.
Poiché Dio è un “fuoco divoratore”, quando gli angeli sono vicini alla Gloria divina Lo lodano attraverso le “ali” mentre quando ne sono lontani Lo lodano attraverso la “bocca”.
Il numero 72 è un numero simbolico. Secondo lo Zohar, la scala che Giacobbe vide in sogno, era formata da 72 gradini la cui sommità posta sui raggi del sole e della luna, si perdeva nelle dimore celesti. Gesù Cristo avrebbe scelto, oltre ai 12 apostoli, 72 discepoli. Ogni angelo porta in sé un attributo divino, una sorta di inno che egli canta incessantemente e con il quale testimonia la grandezza divina. Ciascuno di questi attributi è un dono che egli porta al suo protetto. Il nome di ogni Angelo è formato da tre lettere ebraiche, più la terminazione IAH, AEL, IEL che sono nomi divini attribuiti a diverse schiere di angeli.
Ogni Angelo di Luce, domina per 5 giorni dell’anno. Ciascun Angelo (da 1 a 71) occupa cinque gradi dell’arco dello zodiaco celeste. Per facilitare i calcoli, visto che i gradi sono 360 ed i giorni 365 (cioè 72X5=360) si è fatta un’eccezione per l’Angelo 72. Questa creatura di nome Mumiah, domina durante un periodo di transizione tra i Pesci e l’Ariete, cioè tra l’oscurità della fine dell’inverno e la luce dell’Equinozio di primavera. Lui soltanto domina per 10 giorni. Attenzione, non si tratta dell’Angelo Custode personale, per conoscere il suo nome occorre aspettare che lui stesso lo suggerisca, forse in sogno, forse nel silenzio della meditazione. Gli angeli di questa tabella sono quelli che dominano sulla terra nell’arco di cinque giorni. Come tali sono portatori di protezione, energia, possibilità e doni per tutti gli esseri che nascono nel periodo corrispondente.
Liberamente tratto da Wikipedia e vare fonti angelogiche
RSS feed for comments on this post. / TrackBack URI