Interessante l’analisi della personalità del Re Giorgio VI d’Inghilterra presa in esame dal film: “Il discorso del Re”. La pellicola diretta da Tom Hopper, nelle sale in questi giorni, descrive le difficoltà del re afflitto da una grave balbuzie e il percorso che lo portò alla guarigione. Giorgio VI, Alberto venne sovente descritto come pauroso ed incerto nelle sue azioni. I suoi genitori, il Duca e la Duchessa di York, erano sovente lontani dai loro figli e non potevano crescerli passo dopo passo, così come si richiedeva per le famiglie aristocratiche dell’epoca. Affidato alle cure poco amorose della sua tata, il principe venne forzato a scrivere con la mano destra, anche se era naturalmente mancino. Egli soffrì di cronici problemi di stomaco e di una leggera deformazione alle ginocchia che lo costrinse ad indossare spesso delle steccature correttive. La sua balbuzie manifestatasi fin dall’età di cinque anni, divenne per lui un grave problema, che gli impediva di parlare in pubblico. Viene spontaneo pensare agli effetti disastrosi di relazioni di attaccamento così fortemente compromesse. La mancanza di una figura di attaccamento valida e di cure amorose nella primissima infanzia, la forzatura nel caso della negazione della tendenza mancina del piccolo Albert portarono ad una serie di conseguenze inevitabili. Sentimenti di paura, angoscia, poca fiducia in se stesso si instaurarono pesantemente nella personalità del bambino e ne compromisero una futura formazione armoniosa.
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